da qui
- Cosa attira in questa città di rocce bruciate dall’arsura?
- Un cimitero a cielo aperto, una distesa di tombe senza fine.
- Colline brulle di polvere e sassi.
- Ma le pietre racchiudono la storia.
- Traspirano l’odore dei secoli.
- Ti siedi su una panca e sei subito attorniato dai fantasmi.
I pellegrini contemplano con le giacche in mano, come re magi incerti sulla rotta.
- Ogni palma è testimone di sogni e di tragedie.
Appesa al muro, una teoria di padrenostri si porge nelle lingue dei turisti e degli indigeni.
- E Yehochoua invita a rinnegarsi, invece di esaltare ogni strato della vita, che si somma agli altri come le pagine di un libro.
- Hai una specie di rabbia, Yehouda, non capisco il motivo.
Sia santificato il tuo nome.
- Non si sa dove voglia portarci.
- Forse perché è obbediente a Dio.
Venga il tuo regno.
- E intanto non si muove un dito.
- Mi pare che lui si dia da fare.
Sia fatta la tua volontà.
- E’ mite, remissivo, il bene non si afferma da se stesso.
- Dice che il bene cresce come un seme.
Come in cielo così in terra.
- Pensa che Dio risolva tutto.
- E’ convinto che lo Spirito debba impregnare le fibre della storia.
Dacci oggi il nostro pane soprasostanziale.
- La gente ha bisogno di sopravvivere, sussistere.
- Crede in un pane che sazi i desideri più profondi.
E perdonaci i peccati.
- Primo: riempire la pancia.
- Primo: fare esperienza del perdono.
Come anche noi perdoniamo chi ci ha offeso.
- La fame diventerà violenza.
- La fame vera è di significato.
E non permettere che entriamo nella tentazione.
- Qui si dimentica il riscatto che cerchiamo, Chlomo.
Ma liberaci dal male.
Di quale libertà stiamo parlando?
La fila di preghiere si conclude con un arco, oltre il quale si scorgono un ulivo, una ringhiera grigia e un angolo di cielo.