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68,77,2010

Creato il 16 dicembre 2010 da Albix

68Non sono numeri per il lotto(ma chi li vuole giocare, naturalmente, li giochi).

Sono numeri che ricorrono nei dibattiti sui disordini avvenuti a Roma  martedì sera.

Qualcuno sui giornali ha richiamato la rivoluzione culturale del ‘68; altri i motti del 77, tragico preludio al terrorismo degli anni ‘80; altri ancora parlano semplicemente di disordini, inciviltà e violenza gratuita.

La violenza è sempre da condannare. Io ho vissuto il’68; ne ho un bel ricordo, ma ho sempre evitato la VIOLENZA; DEL ‘68 MI PIACEVA IL FERMENTO DELLE IDEE, LA VOGLIA DI CAMBIARE IL MONDO; il desiderio di incidere nella storia.

Nel 77 avevo già ripiegato su posizioni di riflessione; forse proprio quella violenza che si respirava mi ha allontanato dal movimento studentesco; mi sono piegato sui libri a studiare; poi sono partito alla ricerca di me stesso, di un mondo migliore, di una mia dimensione spirituale che non trovavo all’interno di un’istituzione ecclesiale e confessionale che mi sembrava , superata, ipocrita e rituale.

Mi chiedo spesso cosa farei oggi, se fossi un giovane studente.

Penso che andrei a manifestare: a viso aperto e senza armi, come ho fatto alla fine degli anni sessanta e nei primi anni settanta.

Ci andrei perchè mi renderei conto che il mondo sta girando contro i giovani o comunque senza tenere conto dei giovani.

Voglio dire che le prospettive che si profilano per questi giovani di oggi non sono affatto lusinghiere; la società è sempre più ancorata al mito del profitto ed i ricchi sembrano divenire sempre più ricchi, mentre i poveri paiono sempre più abbandonati a se stessi; lo stesso si può dire dei potenti, sempre più protervi e sempre più asserragliati nei loro bunker, sempre più distanti dalla gente e dai loro bisogni.

Noi adulti sembriamo incapaci di trasmettere ai nostri giovani segnali di incoraggiamento, punti di riferimento validi, prospettive di un futuro di benessere, in un mondo dove essi possano agire da protagonisti e non da comparse consumistiche o, peggio ancora, da reietti senza arte nè parte.

Naturalmente il mio ruolo oggi non è di sfilare nei cortei; e infatti non ci vado; cerco di svolgere il mio ruolo di educatore e formatore segnalando i valori in cui ancora si può e si deve credere.

Ma questa è la realtà che io vedo sotto i miei occhi.

68,77,2010
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