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69. Costi quel che costi

Creato il 25 maggio 2012 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su maggio 25, 2012

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Hai perso l’ennesima occasione. Non so che fare per te: ci metto il carisma di scrittore, ma non basta; un romanzo non può decidere come debbano andare le cose della vita. Ripensaci; nel mondo non esiste solo la violenza. E’ vero, tua madre non ti ha amata; ma ci sono mille madri, a prescindere dal sangue. Non è madre chi si preoccupa per te, chi ti segue con ansia e vorrebbe salvarti dallo sguardo mortale di Medusa? Ti penso ogni giorno e, devo dirtelo? ogni notte. Sono lì, sulla spiaggia, a farti la corte più spietata, anche se so che il crucco mi ha soffiato il posto. Ci sei venuta lo stesso con me, con il costume intero, la tua seconda pelle; provavo a sfilartelo, quasi disperato, chiedendomi perché avessi scelto proprio quello; provavo rabbia, ma eri troppo bella, e la notte troppo scura per non accenderla di noi, troppo silenziosa per non riempirla di gemiti sempre più affannati; la sabbia entrava in bocca e ci scappava un sorriso sul più bello, ma poi ricominciavo, ti cercavo, sentivo le tue labbra nei punti più impensati, era questo il paradiso? O il piacere proveniva da un senso di rivincita sul crucco, che voleva soffiarmi la ragazza? Cosa importa? Riuscivi, in quei momenti, a lasciare da parte la violenza, l’estremismo che ti autorizzava a rapinare banche, a guardare indifferente l’uomo allo sportello piegato in due dal proiettile sparato a bruciapelo. Cosa importa, nella notte in cui ho imparato a sfilarti il costume maledetto, a cercarti dove non credevi, a farmi cercare dove non avrei pensato? Solo questo è capace di far dimenticare? Eppure hai perso l’ennesima occasione: davanti agli occhi grandi di Fofner hai deciso di chiuderti ancora una volta nel silenzio. Stavi per farcela, avevi intuito che con lui l’incantesimo si sarebbe rotto, avresti provato ancora l’ebrezza dell’oblio, di quando mi sentivi come non era mai successo, di quando ti sentivo come non avrei mai immaginato, fino alla notte che fatico a ricordare, tanto era bella, tanto eri bella; e mentre cerco di convincerti, accumulando una riga dopo l’altra, mi convinco sempre più che nemmeno un romanzo può decidere come debbano andare le cose della vita.
Le hai scritto, Amerigo, ma per ora è inutile: dovrebbe avere il tempo, il desiderio di leggere; è un’impresa rischiosa, da affrontare con coraggio, costi quel che costi, da non interrompere per nessun motivo, perchè leggere non ti lascia uguale, ti cambia. Forse per sempre.


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