Pubblicato da fabrizio centofanti su febbraio 12, 2012
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Ti avrà chiamato veramente? In fondo lo speri: chi è il cantante che ogni tanto appare sulla scena lasciandola pericolosamente in bilico, facendo balenare novità, squarci nella monotonia del tuo lavoro? Non sarà un appello a scuoterti, Fausto, a prendere in mano la tua vita, perché è vero che sei il presidente ma, alla fine, sei felice? Che ti manca? Prova a pensarci seriamente, no, è la serietà che fuggi: ti pare che la musica ti porti in un mondo che avrebbe potuto – ahimè – essere il tuo, sensazioni che non ha mai provato, immagini che si accavallano e impediscono di rigirarsi in testa pensieri insopportabili, vuoi ridere, basta coi rimpianti del passato, lo senti che ti chiama, non era pazza, Dalia, forse è il fumo che si alza da terra e scende nei polmoni, respira, fatti largo, dove crede di andare? al palco; è fuori di testa? sì, posso permettermelo, una volta nella vita, sei preso da una forza, la forza della musica? Più che l’editore sei tagliato per fare il discografico? E se saltasse in aria la tua sede? L’assicurazione pagherebbe un patrimonio, mica male: ripartire, non subire i compromessi che ti hanno umiliato fino a oggi, scegliere quello che ti piace, acquistando i diritti del cantante che continua a gridare il nome tanto caro, Fausto! Fausto! Ti vedi già sulle riviste patinate, l’uomo che ha portato la musica al centro del mercato, ha risolto il problema dei pirati, ti cercano le stelle del rock, le catene di eventi e di concerti, dove crede di andare? al palco, al palco, i polmoni intasati, ma ti senti libero, stai ricucendo i pezzi della vita, come si potrebbe organizzare? Un fanatico islamico, un’esplosione di quelle che è impossibile scordare, fuori orario, senza vittime innocenti, ricominciare con un’altra architettura, altri colori, un passato da dimenticare, tornare a rifugiarsi nella pineta di corbezzoli e lentisco, quando ti chiedeva se l’amavi e tu dicevi smettila, non ti porto più, vivilo uno straccio di presente, e la baciavi e non le davi retta se piagnucolava ancora, e se qualcuno, e se vengono e ci arrestano, le chiudevi la bocca con la lingua, sbottonavi la camicetta rosa, sentivi la sua pelle morbida che cedeva all’improvviso, il respiro affannoso, dimenticare tutto, e se e se, attento, mi fai male, altro che libri, musica ci vuole, un botto coi fiocchi che poi ne parlano su tv e giornali per un mese, sì, così! e se e se, perché non c’hai pensato prima, chi posso trovare, una persona folle ma fidata, di quelli che pregano in piazza, dove lui tendeva la mascella e spezzava le reni e inchiodava al bagnasciuga, ecco, ti è piaciuto? mi ami? basta, non ti ci porto più.