
Pieta di Kim Ki Duk
Tre parole per descrivere un piccolo perverso sublime gioco dell’inganno com’ è nelle corde del regista coreano: ironico, fastidioso e tagliente. Tagliente come la lama che il giovane braccio destro di uno strozzino – dai metodi violenti- utilizza contro l’impietosa immagine di una donna sul muro, fastidioso come la sequenza di una donna che aiuta il figlio durante le polluzioni notturne (prima di svelare la propria identità) e ironico come i dialoghi tra il giovane “esattore” e la madre improvvisamente ricomparsa dopo trent’anni. Piacevolmente crudele il regista strappa applausi e risate con una storia estremamente lineare che nonostante i toni a volte macchiettistici regala una gradevolissima storia urbana.


![[Rubrica: Italian Writers Wanted #12]](https://m22.paperblog.com/i/289/2897898/rubrica-italian-writers-wanted-12-L-cIVqIF-175x130.png)


