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6a Domenica del Tempo Ordinario: La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato

Creato il 08 febbraio 2012 da Ambrogio Ponzi @lucecolore

12 febbraio 2012
6a Domenica del Tempo Ordinario: La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato
6a DOMENICA
del TEMPO ORDINARIO anno B  (trascrizione delle letture bibliche del
2009 -sempre anno B- 6^ domenica)

Antifona d'IngressoSal 30,3-4Sii per me difesa, o Dio, rocca e fortezza che mi salva,
perché tu sei mio baluardo e mio rifugio;
guidami per amore del tuo nome.

Colletta Risanaci, o Padre, dal peccato che ci divide, e dalle discriminazioni che ci avviliscono; aiutaci a scorgere anche nel volto del lebbroso l'immagine del Cristo sanguinante sulla croce, per collaborare all'opera della redenzione e narrare ai fratelli la tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Lv. 13,1-2.45-46Il lebbroso se ne starà solo, abiterà fuori dell'accampamento.

Dal libro del LevìticoIl Signore parlò a Mosè e ad Aronne e disse: «Se qualcuno ha sulla pelle del corpo un tumore o una pustola o macchia bianca che faccia sospettare una piaga di lebbra, quel tale sarà condotto dal sacerdote Aronne o da qualcuno dei sacerdoti, suoi figli.
Il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore, andrà gridando: "Impuro! Impuro!". Sarà impuro finché durerà in lui il male; è impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell'accampamento».
- Parola di Dio
Salmo Responsoriale Dal Salmo 31
Rit. : La tua salvezza, Signore, mi colma di gioia.

Beato l'uomo a cui è tolta la colpa
e coperto il peccato.
Beato l'uomo a cui Dio non imputa il delitto
e nel cui spirito non è inganno. - Rit.
Ti ho fatto conoscere il mio peccato,
non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato. - Rit.
Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!
Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia! - Rit.


Seconda Lettura 1 Cor 10,31 - 11,1Diventate miei imitatori come io lo sono di Cristo.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai CorinziFratelli, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio. Non siate motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio; così come io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, perché giungano alla salvezza.
Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo.
- Parola di Dio
Canto al Vangelo Lc 7,16
Alleluia, alleluia.
Un grande profeta è sorto tra noi,
e Dio ha visitato il suo popolo.

Alleluia.

  • Vangelo Mc. 1, 40-45
La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
Dal vangelo secondo Marco In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!».
E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va', invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
  • Parola del Signore
RIFLESSIONE
Partiamo dal libro del Levitico, cioè dalla prima lettura, perché ci conferma il modo di considerare la lebbra a quell’epoca. Culturalmente, e lo è ancora per certi versi, si vede come viene vissuta la lebbra a tre livelli. C’è il livello fisico e quindi medico, e c’è il fattore sociale, cioè l’emarginazione o il tabù vissuto dalle persone nei confronti del malato di lebbra. E infine c’è il terzo livello che è quello di considerare questa malattia come segno di un peccato, di una mancanza dello Spirito. Questi tre fattori (o livelli) di fatto si abbattevano sulla persona la quale, trovandosi a vivere l’emarginazione fisica, morale e sociale, non poteva recarsi al tempio, non poteva andare ai mercati, non poteva vivere in società. Non è che oggi questa mentalità sia superata, in ogni caso a quel tempo era molto rigida e di fatto influiva sui rapporti e sulle persone in modo drammatico. Nel Levitico c’è una clausola: il guarito doveva presentarsi ai sacerdoti per una verifica del fatto e, per la riammissione in società, doveva fare un’offerta al tempio come ringraziamento.
Passiamo ora al Vangelo. Nel brano, come attore accanto a Gesù, c’è un lebbroso. Il primo guarito fu un indemoniato, poi la suocera di Pietro, ora c’è questo lebbroso che raccoglie in sé tutto il dramma umano di questa situazione. Nella mia esposizione cercherò di dare attenzione prima al lebbroso, poi a Gesù e di conseguenza a noi. Il lebbroso ha qualcosa di singolare. L’evangelista dice: “ venne ”. Da dove viene quest’uomo? Dai luoghi deserti dove lui doveva stare e, infrangendo la legge, viene da Gesù. Quest’uomo ha il coraggio di infrangere un tabù, viene da Gesù e lo supplica in ginocchio. Con le sue parole implora e, con il gesto di stare in ginocchio, sottolinea la fiducia, l’abbandono e l’attesa. Supplicava in ginocchio dicendo: “ se vuoi ”. Cosa significa questo “se vuoi”? Lui si rimette tutto al volere di Gesù, si fida di Lui. Se vuoi, puoi; quindi ha la certezza che Gesù ha il potere di compiere la purificazione. Da dove questa fiducia? Resta un mistero, l’evangelista non ne fa cenno. Può essere che lui avesse avuto notizia delle facoltà taumaturgiche di Gesù, oppure poteva essere la grazia e la forza che gli veniva dal Signore. Da parte sua, fa un gesto complesso e ricco che va oltre il gesto e la parola, è un atto di fede con cui riconosce il potere di Gesù; e da questi ebbe compassione. Il termine greco indica un movimento, una partecipazione intensa, una condivisione della situazione in modo totale. Alcuni codici usano parole molto più dure nel dire la reazione di Gesù di fronte a questa sofferenza e al peso di questa sofferenza. Gesù provò compassione e tese la mano. Gesù esprime la compassione con un gesto che indica un avvicinamento a questa persona. Se il lebbroso è venuto a Gesù, Gesù va verso di lui e lo tocca, facendo un gesto proibito per il rischio di contagio e per l’impurità che portava. Tende la mano, lo tocca e dice forte: «Lo voglio, sii purificato!». Gesù aderisce totalmente alla richiesta di quest’uomo, alla sua forza di fede, è come se Gesù fosse docile a questa fede, incapace di dire di no e pronto a cedere di fronte alla supplica. Questo è un punto molto importante per noi. Come ci accostiamo al Signore? Con quale animo? Con quale atteggiamento? Noi diciamo “tu puoi”? Abbiamo fiducia nel potere di Gesù? Ci fidiamo del suo amore profondo e del fatto che Lui vuole veramente il nostro bene? Dopo l’incontro tra la fede di quest’uomo e la presenza di Gesù e la guarigione, la lebbra scomparve e lui fu purificato. A sorpresa Gesù lo ammonisce severamente. Il verbo letterale sarebbe ancora più duro. Infatti viene detto: “ lo cacciò via subito ”. Perché questo? Questa severità si spiega con quanto segue: Gesù è preoccupato che la notizia dell’avvenimento faccia crescere di più l’attesa del popolo e la sua esaltazione. Temeva che la propria figura risultasse caricata di poteri equivoci, cioè che in Lui ci fosse la capacità di operazioni magiche e non invece la capacità di salvare l’uomo. Di fatto gli dice: «Guarda di non dire niente a nessuno». Gesù si rifà al segreto messianico che significa: la chiave di lettura è la croce e non il miracolo. Il miracolo poteva creare fraintendimento, cioè scambiare l’invito alla conversione come un affidarsi di comodo ad un potere straordinario. Questo sarebbe stato terribile. Anche oggi questo vuol dire non capire Gesù e la sua venuta, la sua predicazione. Il lebbroso è però incontenibile e possiamo capire la sua gioia, il suo bisogno di dire quello che era successo. La voce si diffonde, anche perché il lebbroso era visibile prima così come dopo e quindi la notizia era verificabile. Succede così ciò che Gesù temeva: la gente accorre a Lui, per cui è costretto a fuggire e andare in luoghi deserti. Cosa significa questo luogo deserto? Avete notato come, nella prima lettura, del lebbroso si dice: il lebbroso starà solo, abiterà fuori dall’accampamento. Il lebbroso era quindi solo dove abitava ed era distante dalla vita normale. È allora impressionante il fatto che Gesù, curando e sanando, riammette il lebbroso nella società, lo riammette là dove la gente è: nelle case, nelle strade, nel tempio. La guarigione fa passare il lebbroso dall’estraneità e dalla solitudine alla comunità e alla convivenza. C’è un passaggio da fuori a dentro; e chi lo paga questo passaggio? Lo paga Gesù, perché è Lui che lo guarisce e permette il suo ritorno in comunità. In questo modo Gesù pone le premesse per il secondo passo che lo riguarda, perché il cuore della gente porta Gesù a fuggire in luoghi solitari. Gesù paga la guarigione del lebbroso con una sua emarginazione. La guarigione viene quindi pagata a grande prezzo. Le conseguenze mi hanno fatto pensare a questo fatto, osservazione di per sé generica e discutibile: noi vorremmo fare il bene a piccolo prezzo, non vorremmo pagare niente. Fare il bene è bello. Dovremmo però renderci conto che non c’è bene al mondo che non venga pagato da chi lo fa. Il bene è gratuito, ma questa gratuità viene di fatto a pesare sulla persona che compie questo bene. Il bene non è qualcosa di tranquillo, ma rompe una situazione di durezza dentro e fuori ciascuno di noi. La tentazione del credente, del praticante, cioè di ciascuno di noi, è questa: vivere la chiesa, il Vangelo, i rapporti comunitari a piccolo prezzo, a prezzo di svendita; esserci, ma non totalmente, senza quella vitalità che oggi ci è invece possibile, una vitalità diversa per ciascuno di noi. Ed ognuno è chiamato a mettere in gioco la propria. Gesù accennava proprio a questo. Il compito di Gesù, meglio il mistero di Gesù è dare tutto se stesso in quello che fa. Tutto è atto di amore. Quella di Gesù è una vita di amore che accetta di essere un’offerta di sé totale, sempre.
RIFLESSIONE
I LUOGHI DESERTI
I « luoghi deserti » erano l’ habitat normale che il pregiudizio sociale e religioso riservava ai lebbrosi. Di lì venne il lebbroso, che cercava Gesù.
Una volta guarito, il lebbroso ritornò libero in mezzo alla gente. Al suo posto, in quei luoghi, dovette ritirarsi Gesù. Come sulla croce: ancora Lui, per noi. Il BENE è impagabile, ma Qualcuno paga per tutti.
Per noi oggi: Vuoi essere attento agli altri? Distogli lo sguardo da te stesso. Vuoi trovare il tempo per dedicarti a un servizio? Modifica i tuoi programmi. Sei chiamato a stare vicino ai sofferenti? Metti in conto di soffrire. Sei in crisi con la famiglia o la comunità? Ricordati: non la comunità per te, ma tu per la comunità. Aspiri ad una vita santa? Resta ben ancorato alla realtà. Sogni cose grandi? Metti il massimo impegno per le cose piccole. Avverti il richiamo della preghiera? Fallo subito, non rimandare.
 

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