- In cinque righe: che cos’è per te la letteratura?
Sai, questa prima domanda mi ha fatto venire immediatamente in mente la poesia di Verlaine, intitolata “Arte poetica”; non che la sappia a memoria, intendiamoci! Ma l’ultimo verso rimane impresso per forza, e non si cancella, per cui sono andato a cercarla e copincollo l’ultima strofa…
“Il tuo verso sia l’avventura buona
sparsa al vento increspato del mattino
che va sfiorando la menta ed il timo…
E tutto il resto è letteratura.”
Intendendo per “letteratura”, snobisticamente, qualcosa di non molto positivo, né perseguibile da parte dell’Artista, il quale dovrebbe tendere alla ricerca della musica nella poesia; tutto il resto, per lui, è lettaratura, cioè discorso, convenzione comunicativa, siamo alle soglie dal dire “spazzatura”, insomma.
La mia idea non è diversissima da questa, anche se non è così snobistica e radicale: cioè, la letteratura è qualcosa che saltuariamente – molto raramente – può assurgere al rango di “Arte”, ma che, allorquando non dovesse elevarsi a tali livelli, se fatta da buoni “artigiani”, potrebbe dare ugualmente un buon nutrimento intellettuale quotidiano ad ogni lettore.
- Esiste un obbiettivo che la letteratura ha avuto sempre e sempre avrà, al di là degli specifici momenti storici?
L’obbiettivo che la letteratura ha sempre avuto – e sempre avrà, immagino –, al di là della qualità artistica, è quello di regalare mondi lontanissimi e talvolta immaginari a generazioni intere di uomini e donne, al di là della propria cultura e del ceto sociale: infatti, per esempio, nelle epoche più antiche – quando non c’era la televisione, e nemmeno il computer – costituì l’unico nutrimento intellettuale di milioni e milioni di persone, se si eccettuano le prediche del sacerdote dal pulpito. Storie, racconti, poesie e poemi, spesso diffusi per via orale da aedi o cantastorie, hanno fatto viaggiare questo pubblico quando non esistevano treni, navi, aerei e nemmeno internet.
- Pensi che vi sia una tipologia più adatta ad esprimere l’essenza propria della letteratura per come tu la intendi?
Come ho detto, per me la letteratura dovrebbe sempre cercare di tendere verso l’Arte, per quanto possibile, dunque la tipologia proposta dovrebbe elevare i propri obbiettivi ed anche quelli dei propri lettori. A questo proposito non vi è, ai miei occhi, una tipologia migliore delle altre, anche se credo che la forma-racconto, soprattutto quello di breve e media lunghezza, possa rispondere, se non altro, alle esigenze attuali cui facevo riferimento poc’anzi: cioè quella della narrazione popolare e della brevità della storia – per una fruizione più immediata. Ma, come si vede, queste caratteristiche appartengono all’ambito della fruizione ed hanno poco a che vedere con la qualità artistica.
- Cos’è oggi la letteratura?
In generale, oggi la letteratura è un calderone, sfruttato spesso dall’industria editoriale, in cui milioni di persone si tuffano a pesce, per rappresentare e manifestare se stessi, a prescindere dalle proprie attività e competenze quotidiane. Anche grazie all’alfabetizzazione di massa e ad un più facile accesso degli alfabetizzati ai mass media, quasi tutti possono introdursi alle “humanae litterae”, come si diceva un tempo. Se ai tempi del Petrarca soltanto gli ecclesiastici e i nobili potevano diventare letterati, oggi tutti – ma proprio tutti! – possono diventare scrittori e poeti. Ed è anche ciò che ci racconta il Web, con un fiorire ormai incontrollabile di siti e blog personali, più o meno letterari.
- Quindi credi siano questi gli scopi, oggi, della maggior parte dei “neoletterati”… Presumo che qualcosa, secondo te, dovrebbe cambiare.
Esatto! Gli scopi di ogni “neoletterato”, per lo più, sono scopi personali: è un modo per manifestare se stesso, certificare la propria presenza nel mondo, lasciare un segno, anche se piccolo, con un libro, nei blog, etc. e che talvolta si traduce in diario o semplice sfogo scrittorio. Ciò che dovrebbe essere invece implica un’evoluzione del “neoletterato” a ciò che dicevo nella prima risposta: un avvicinamento all’Arte, o quantomeno, ad un buon artigianato. Ma questo è possibile solo se si esce dal solipsismo e dall’autocelebrazione, per andare ad incontrare le esigenze del proprio tempo, le corde essenziali della propria società e un conseguente approfondimento e adattamento a queste esigenze degli strumenti tecnici che l’arte scrittoria comporta.
- Se dovessi decidere di pubblicare un libro, cosa ti piacerebbe pubblicare? Romanzo, raccolta di poesie o racconti assortiti? Poema o prosa?
In realtà i miei progetti prevedrebbero sia la prosa che la poesia, comunque la priorità potrei darla al romanzo, ora come ora, forse per un approccio più diretto alla realtà. Di questi tempi, ha un’efficacia maggiore nel proporre temi e spunti di riflessione. Indubbiamente la poesia, essendo ghettizzata da tutti i mass media, ha una diffusione più lenta, oltre che un raggio d’azione meno ampio, per così dire.
- Prosatore e poeta preferito: chi scegli? Hai a disposizione due aggettivi per ognuno per sintetizzare le motivazioni, e due righe per ogni aggettivo per esplicitare meglio cosa intendi.
Prosatore: Fedor Dostoevskij: universale e profondo; universale per la vastità del mondo che ha saputo costruire nelle sue opere, non trascurando nessun aspetto di ogni particolare, rendendo le parole, con la sua Arte inimitabile, più vere del vero; profondo per come ha saputo scandagliare i più segreti meandri della psiche umana nei suoi pregi, vizi, contraddizioni, sogni, utopie, idee, passioni, speranze verso il Bene e cadute rovinose verso il Male.
Poeta: Charles Baudelaire: universale e profondo; universale per gli stessi motivi di Dostoevskij; profondo per gli stessi motivi di Dostoevskij.