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7. Il cerchio del silenzio

Creato il 19 settembre 2011 da Fabry2010
7. Il cerchio del silenzio

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Che dire del papa appena eletto? Si capì subito l’aria che tirava: a farne le spese fu il movimento che predicava il nuovo, scavava nella fede per trovarne gli agganci con la storia.
La libertà è un boccone amaro da mandare giù, soprattutto quando è unita alla retta intenzione, vero, Ernesto?
Eppure il papa precedente si era sporcato le mani con la società, lui che per primo fu graziato dalla mannaia inesorabile del potere temporale.
Ti hanno epurato, Ernesto, radiato da ogni ufficio, ridotto in un angolo.
Anch’io fui sospettato, per i libri di testo che adottai e la cartolina che ti scrissi; ritrovai la pratica dove annotarono i dettagli di un eventuale cedimento alla sintesi di tutte le eresie.
Si può parlare di persecuzione? Certo, se ne può parlare, Ernesto. Sollevato dagli incarichi, messo al bando dalla societas Dei fino alla scomunica vitando, per cui un credente genuino non avrebbe potuto avvicinarti.
E’ un canalone di alberi e rocce, in cui scorre un torrente rumoroso. In fondo, si vedono figure umane in movimento, un uomo che battezza, con la barba incolta, lo sguardo di chi vede lontano; un canto si alza, non si sa da dove.
Non sarebbe legittimo rinnovare i rapporti tra scienza e fede, restituire credibilità alle idee sulla genesi dell’universo e sull’evoluzione?
Una donna s’inginocchia, coi capelli bianchi, la testa china, l’acqua le scende sopra il capo, scivola lenta sul vestito.
Il dogma può evolversi o è legato per sempre alla forma primitiva? Quali erano, nella comunità, le aspettative originarie, cosa pensava veramente Cristo?
Solleva gli occhi, come illuminata, lo sguardo di chi impara, dopo secoli, a sognare.
La chiesa non dovrebbe essere sempre e comunque dalla parte degli oppressi?
Tocca a una ragazza, la faccia bianca di chi ha scelto di cambiare vita, di lanciarsi in un’avventura misteriosa.
Non sarebbe giusto riflettere su un sistema democratico, sull’elezione dei vescovi da parte del popolo, su un celibato di cui spesso s’ignorano il fine e i motivi?
Passano personaggi dai cappelli alti e lo sguardo altero; l’uomo che battezza grida: razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire all’ira imminente?
Il messaggio è compatibile con un’idea politica che sposi la causa dei più deboli? Non è urgente incidere nella carne della storia, portare speranza nella vita lacerata di ogni ultimo?
Chi sta arrivando adesso, col capo coperto, lo sguardo fisso sul battezzatore?
Fui sempre sospettato per quella cartolina eppure, dopo, è successo quello che è successo, non ti sembra singolare, Ernesto?
Lo vede all’improvviso, si alza, è un momento interminabile: chi farà un cenno, chi parlerà per primo?
Ricordi quando misero all’Indice perfino Fogazzaro per Il Santo? Pensi che sia giusto, Ernesto, impedire di leggere? Non credi che prima o poi si dovrà rompere il cerchio del silenzio?
Apre le labbra, sta per dire qualcosa? Solleva e abbassa gli occhi, sembra che si muova, sorride imbarazzato, anche l’altro ha una luce serena dentro gli occhi; trova il coraggio di parlare: sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?



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