Magazine Cultura

7. Io uccido

Da Fabry2010

7. Io uccido

da qui

Leopoldo ha imparato la lezione, ma non demorde. Ritiene che l’autogrill sia un simbolo privilegiato della società occidentale; forse farebbero più al caso gli immensi centri commerciali con scaloni in marmo e negozi barocchi, ma lì si sente in soggezione e preferisce ripiegare su forme meno impegnative. Si fa coraggio ed entra di nuovo tra la folla in maniche corte e macchie di sudore sparse senza un ordine preciso. Avverte l’ostilità dei corpi, che difendono la posizione nella doppia fila che dalla porta d’ingresso si allunga in direzione della cassa. Fa mente locale: qual è l’obiettivo? Movimentare la trama, ma anche, più in profondità, sperimentare un rapporto umano nel cuore del campo nemico, la terra del consumo a tutti i costi. Accanto a sé, Leopoldo ha un signore distinto con occhiali e camicia grigia a righe blu. Come entrare in contatto? Dietro il cassiere c’è una fila di libri, tra cui uno intitolato Io sono Dio.
- Non le sembra un titolo assurdo, questo di Faletti? prova a buttarla lì.
Il signore non fa una piega, nemmeno si volta, come nulla fosse stato. Leopoldo guarda meglio: nell’orecchio ha qualcosa che somiglia a un apparecchio acustico. Magari è spento: i rumori dell’autogrill sono fastidiosi per chi ha problemi di quel tipo.
Davanti a lui c’è una signora che sembra assorta in pensieri profondi. Leopoldo la studia qualche istante, poi le tocca la spalla e chiede a voce bassa:
- Dica, non le sembra strano un titolo così?
- Senta, sbotta la donna, non sarà mica malato? Fa a tutti la stessa domanda? Che me ne frega dei titoli dei libri?
Leopoldo non fa a tempo a reagire, perché sente una mano che gli batte sulla schiena. Si volta: è un signore anziano con occhiali scuri e spessi.
- Lei ha bisogno di comunicare, vero? Faccia come me, scriva un diario: non dà fastidio, e il risultato è assicurato.
Accanto all’uomo anziano c’è un giovane in canottiera con i peli del torace che traboccano dal colletto largo. Fa uno sbuffo insofferente e biascica con voce impastata, ma ben decifrabile:
- La fate finita? Mo’ ve corco a tutt’e due.
A Leopoldo vengono in mente l’uomo grosso e il pugno che aveva concluso l’esperimento precedente. Si ricorda anche dell’altro libro di Faletti: Io uccido. Guarda il giovane negli occhi e gli risponde:
- Massì, magari al prossimo autogrill mi dice meglio.
Il cassiere getta uno sguardo sulla scena: aveva già pensato di chiamare il direttore.



Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Magazines