In merito a queste ultime, devo dire che quella che mi ha colpito di più è stata quella del ben noto e non nuovo a questo tipo di “sparate” Beppe Grillo. Il comico ha infatti prospettato l’idea di togliere il diritto di voto a tutti coloro che hanno superato i sessant’anni di età, in ragione del fatto che il futuro dovrebbe essere messo nelle mani dei giovani e non di coloro che, anagraficamente, per forza di cose hanno minore interesse e minore propensione al cambiamento. Devo dire sinceramente che, appena appresa la notizia, a stento sono riuscito a trattenere un sorriso, pensando che stavolta il buon Beppe fosse uscito completamente dal seminato. Ascoltando poi, però, il commento di Marco Pannella, che riassunto in poche parole sarebbe “Caro Beppe, in questo modo verrebbero esclusi dal voto circa il 30% degli Italiani… La prossima volta, invece di far tutto di testa tua, sarebbe meglio che ti consultassi con qualcuno prima di sparare a zero..” si è delineato nella mia mente un ragionamento che, per quanto in prima battuta poteva apparire assurdo, volendolo analizzare matematicamente porta ad una conclusione invece piuttosto ovvia, tipo 1+1=2. Se andiamo a considerare quanto avvenuto in Italia negli ultimi quarant’anni, e cioè, a mio avviso, una sorta di continua ed inarrestabile retromarcia su tutti i fronti, mi vien naturale pensare che quanti hanno espresso il loro diritto di voto dagli anni ’70 ad oggi, dando quindi fiducia a questo o quell’altro schieramento avvicendatosi alla guida dell’Italia nei suddetti quarant’anni, abbiano quantomeno commesso una lunga serie di errori di valutazione. Errori dovuti a buona fede, ad incondizionata (ed ingenua) fedeltà a questo o quel partito, a questo o quel leader o anche solo alla ormai consolidata pratica dello scegliere “il male minore”, ma comunque errori. Ora, se si considera l’età in cui si accede al diritto di voto, il risultato matematico è che buona parte di quelli che, per le ragioni elencate poc’anzi, hanno loro malgrado contribuito allo sfacelo a cui assistiamo dando fiducia ad una lunga lista di persone che non la meritava, adesso viaggia proprio sulla sessantina. Prendendo ora spunto da quanto avviene in qualsiasi realtà sociale, lavorativa o quant’altro, e cioè che chi commette un determinato errore reiteratamente, spesso perde la propria funzione od il diritto a tale funzione in quanto giudicato non adatto, competente o meritevole ad esercitarla, la proposta di Grillo non soltanto non appare più assurda, ma anzi basata su un ragionamento semplice e sensato. Perché, allora, si grida allo scandalo o alla farsa? Ma come, non è proprio il nostro stimatissimo cavaliere ad insegnarci che per far andare bene uno stato bisogna vederlo come una grande azienda? E allora perché sarebbe sbagliato adottare proprio una prassi aziendale molto in voga e dallo stesso cavaliere istituzionalizzata come lo “ sbagli? Ti licenzio!” anche in materia elettorale? Beh, nel nostro piccolo, anche noi lanciamo le nostre provocazioni… di Andrea Mariani
In merito a queste ultime, devo dire che quella che mi ha colpito di più è stata quella del ben noto e non nuovo a questo tipo di “sparate” Beppe Grillo. Il comico ha infatti prospettato l’idea di togliere il diritto di voto a tutti coloro che hanno superato i sessant’anni di età, in ragione del fatto che il futuro dovrebbe essere messo nelle mani dei giovani e non di coloro che, anagraficamente, per forza di cose hanno minore interesse e minore propensione al cambiamento. Devo dire sinceramente che, appena appresa la notizia, a stento sono riuscito a trattenere un sorriso, pensando che stavolta il buon Beppe fosse uscito completamente dal seminato. Ascoltando poi, però, il commento di Marco Pannella, che riassunto in poche parole sarebbe “Caro Beppe, in questo modo verrebbero esclusi dal voto circa il 30% degli Italiani… La prossima volta, invece di far tutto di testa tua, sarebbe meglio che ti consultassi con qualcuno prima di sparare a zero..” si è delineato nella mia mente un ragionamento che, per quanto in prima battuta poteva apparire assurdo, volendolo analizzare matematicamente porta ad una conclusione invece piuttosto ovvia, tipo 1+1=2. Se andiamo a considerare quanto avvenuto in Italia negli ultimi quarant’anni, e cioè, a mio avviso, una sorta di continua ed inarrestabile retromarcia su tutti i fronti, mi vien naturale pensare che quanti hanno espresso il loro diritto di voto dagli anni ’70 ad oggi, dando quindi fiducia a questo o quell’altro schieramento avvicendatosi alla guida dell’Italia nei suddetti quarant’anni, abbiano quantomeno commesso una lunga serie di errori di valutazione. Errori dovuti a buona fede, ad incondizionata (ed ingenua) fedeltà a questo o quel partito, a questo o quel leader o anche solo alla ormai consolidata pratica dello scegliere “il male minore”, ma comunque errori. Ora, se si considera l’età in cui si accede al diritto di voto, il risultato matematico è che buona parte di quelli che, per le ragioni elencate poc’anzi, hanno loro malgrado contribuito allo sfacelo a cui assistiamo dando fiducia ad una lunga lista di persone che non la meritava, adesso viaggia proprio sulla sessantina. Prendendo ora spunto da quanto avviene in qualsiasi realtà sociale, lavorativa o quant’altro, e cioè che chi commette un determinato errore reiteratamente, spesso perde la propria funzione od il diritto a tale funzione in quanto giudicato non adatto, competente o meritevole ad esercitarla, la proposta di Grillo non soltanto non appare più assurda, ma anzi basata su un ragionamento semplice e sensato. Perché, allora, si grida allo scandalo o alla farsa? Ma come, non è proprio il nostro stimatissimo cavaliere ad insegnarci che per far andare bene uno stato bisogna vederlo come una grande azienda? E allora perché sarebbe sbagliato adottare proprio una prassi aziendale molto in voga e dallo stesso cavaliere istituzionalizzata come lo “ sbagli? Ti licenzio!” anche in materia elettorale? Beh, nel nostro piccolo, anche noi lanciamo le nostre provocazioni… di Andrea Mariani
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