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7. Variazioni

Creato il 24 gennaio 2011 da Fabry2010

7. Variazioni

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Teodora ama i romanzi: non vede l’ora che arrivi la sera per poter accendere l’abat-jour vicino al letto e cominciare a scorrere le pagine che vorrebbe non finissero mai, perché la fine di un libro è un po’ come la morte, senti un vuoto improvviso e non sai se piangere o cercare di pensare ad altro. Lei, poi, è un tipo affettivo, non riesce a staccarsi più da ciò che ama e si chiede se possa esistere un’opera che rimandi la conclusione all’infinito, per non sottomettersi alla convenzione del finale. L’unico rimedio, pensa, è passare da un volume all’altro senza soluzione di continuità, scegliendo alcuni personaggi e trasferendoli da una parte all’altra: per esempio, un uomo alto e brizzolato che ha sempre una pistola in tasca e dove si presenta ci può scappare il morto. E’ solo un’idea; ci sono mille modi per intrecciare vincoli, prorogabili, forse, anche dopo la scomparsa dell’autore: qualcuno dovrebbe impugnare il testimone e proseguire l’avventura, non arrendersi alla logica che il racconto e la biologia animale parrebbero pretendere. Teodora ha letto su un giornale che si discute ancora se il romanzo possa o meno migliorare il mondo: qualcuno è ispirato da questo fuoco sacro; qualcun altro si fa beffe di teorie che, dice, sono buone per i gonzi. Lei è tra quelli che ci credono, cercando ogni volta tra le pagine il segreto che conduce tutto, che tocca le leve misteriose del volere e dell’agire; la pagina è capace di travolgerla con le sue sorprese, con la suspence di un delitto che sta per spargere il sangue in un viale solitario, di un incidente che è sul punto di sconvolgere una strada di città, riempiendola di urla, di chiamate al cellulare, di ambulanze, di macchine della polizia. Ma il suo sogno inconfessabile resta quello di un romanzo che superi lo scoglio della fine: solo così può migliorare il mondo, strapparlo alla deriva delle forze che svaniscono, allo sfacelo dell’età che avanza, all’ombra minacciosa della morte.



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