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71. Vizio

Creato il 14 febbraio 2012 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su febbraio 14, 2012

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- Devi imparare a suonare la tua musica.
- Mi hai spaventata: per poco non cadevo.
- Non volevi buttarti?
Perché, quando parla, ti senti una bambina? Cosa c’è in quegli occhi? E’ come quando chiedevi perché a qualunque cosa. Provi tenerezza per ciò che ti circonda. No, non vuoi!
- Faccio quello che mi pare. Devi metterti tra i piedi ogni volta che decido qualcosa per mio conto?
Ti viene da sorridere, o da piangere, ti lasceresti andare, lo abbracceresti per guarire dai tuoi mali, dimenticando, per un momento, i tuoi dolori. Ti guarda: come fa a non chiudere mai gli occhi? Teme che un attimo di distrazione potrebbe essere fatale, convincerti a lanciarti, mentre le sirene dei pompieri urlano l’allarme nella piazza ingombra di persone?
- Senti che bell’aria c’è quassù? Lontano dai fumi delle macchine, dalla fretta della gente.
Ti fa impazzire questo suo cambiar discorso. E’ un trucco? Una tecnica per tirarti fuori dai pensieri cupi, dalla voglia di morire? Ricordi l’orsacchiotto che portavi a letto: sembrava che parlasse, che volesse convincerti a dormire.
- Non m’interessa: il fumo, a volte, può servire: ti porta via il dolore. Che ne sai, tu, del dolore?
Hai cominciato dalla pancia della mamma: dicono che stessi per morire, che i medici avessero fatto una specie di miracolo. Non credi ai miracoli: meglio morire, nell’ospedale triste dove una donna sola dava alla luce una figlia non voluta.
- So il dolore di tutti. Non mi piace fuggire. Ascolto. C’è un grido che si alza dalla tua città, sei tentato di tapparti le orecchie, di far finta di nulla.
Perché ti piace quando parla? Riesce sempre a trovare una chiave, una prospettiva sconosciuta. Ma non farti plagiare, ora che sei libera, ora che di Fausto non t’importa nulla.
- Tutte balle. Il dolore degli altri non possiamo provarlo. Fare finta: ecco che possiamo. Un inganno, un’illusione.
Ha un profumo speciale. Dicono che i santi emettano un odore buono. Sarà vero? Stai per piangere, ma devi prendere in mano la tua vita, reagire, finalmente. Chiude gli occhi: a cosa sta pensando?
- Il sole sorge su tutti, come la pioggia. Tutti s’innamorano. Tutti si baciano. Tutti impariamo. Tutti ci stupiamo. Quando le lacrime scendono, non ci chiediamo di chi siano: sono di tutti.
Ecco, ti frega un’altra volta. Non dargli retta: la folla è in attesa, non deluderla. Qualcuno grida, i pompieri hanno steso un telo bianco di almeno dieci metri.
- Le mie mani sono mie. I miei occhi sono miei. Quando mi dispero, è la mia faccia che si tende, le mie sopracciglia che si aggrottano. Tutto avviene per caso, ma il dolore non sbaglia, è metodico e preciso, un cecchino maledetto.
Ti convinci di avere ragione. Quest’uomo ti ha stancata. Buttati, fai vedere che sei capace di un atto coraggioso.
- Puoi sentire l’erba che cresce?
Ti fa impazzire il suo vizio di cambiar discorso, di mettere ogni volta una musica diversa.


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