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72. Il nostro posto

Creato il 17 luglio 2011 da Fabry2010
72. Il nostro posto

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Siedono in silenzio, guardando ognuno avanti a sé. Yehochoua vede i tre quadri dei profeti, avvolti come in una nebbia; Myriam scruta l’albero che stende i rami rinsecchiti al di là della finestra; Chochana fissa il vaso di fiori nella nicchia; Matityahou, col suo sorriso fisso, è l’unico che cerca gli occhi del suo dirimpettaio:
- Un bell’impiccio: la morte di Nathane ci costringe a riflettere sull’opportunità di continuare a sfidare tutto e tutti.
- Se la morte dovesse fermarci, sarebbe bastata quella di Yoh’anan.
Nello sguardo di Yehochoua c’è una luce strana: come un tramonto che manda raggi intorno, contrastato da branchi di nuvole olivastre.
Chochana ha la testa reclinata, rivolta verso terra:
- Perché ci vogliono ammazzare?
Sotto il tramonto si stende la città, annunciata dal campanile della chiesa, un dito sollevato contro il cielo.
Myriam ha la faccia tirata per la veglia:
- E’ gente diversa, con ragioni diverse. L’unica certezza è che il messaggio dà fastidio.
La cupola d’oro cerca di competere col sole, ma è un pallido riflesso.
- Nathane è morto pronunciando la parola ringraziare.
Le mura s’illudono di proteggere ogni cosa: la cupola, il sole, i raggi lanciati in mezzo a un cielo che comincia ad appannarsi.
- E’ difficile ringraziare con una pallottola nel cuore.
Tra il cielo e le mura, le case si accucciano in cerca di riposo.
- L’eco del grazie non si perde con l’ultimo respiro, Matityahou.
La mano cerca la mano dell’amata.
- Comincio a chiedermi se ci sia qualcosa, dopo l’ultimo respiro.
Come una nuvola morbida appesa sul tramonto.
- Ricordi, Chochana, come sei scampata alla violenza?
Il desiderio diventa raggio luminoso che penetra il cielo di velluto.
- Ma Nathane e Yoh’anan sono morti.
Tutto parte dall’esplosione gialla del sole.
- Le loro parole, i loro gesti, sono entrati più a fondo nella storia.
Che cambia il colore delle case, delle mura, della moschea di Omar.
- E chi ha vissuto senza incidere su nulla, passando come la scia sull’acqua, la brina sull’erba nelle prime ore del mattino?
E penetra nei vicoli bui, nelle stanze più nascoste.
- La vita è un messaggio di cui prendiamo coscienza a poco a poco, Matityahou. Bisogna attendere che un raggio lo illumini, fosse anche al tramonto, perché possiamo finalmente leggerlo, e consegnarlo a chi sta prendendo il nostro posto.



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