Pubblicato da fabrizio centofanti su febbraio 16, 2012
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Sì, perché non ci hai pensato prima? E’ l’esito logico di un seme piantato nell’adolescenza, col tuo amico Arturo, la mansarda dei sogni, c’è qualcosa di male? Dimmi: c’è qualcosa di male ad ascoltare i sogni? Hai fatto bene a organizzare tutto, stai già pregustando la vittoria, le folle che acclamano qualcosa in cui credi, finalmente, dopo il successo inutile, amaro, perché la lettura è un fatto commerciale, sei arrivato a odiare gli scrittori, il castello di menzogne costruito a ogni lancio di bestseller, romanzi che non valgono nulla perché inseguono i gusti della gente, mentre cerchi un traguardo che rimanga. Fausto, Fausto, come hai potuto essere così poco intelligente, non avevi capito che saresti diventato il galoppino di gente senza scrupoli, il ruffiano di scribacchini privi di talento? Con quale piacere ti apposti davanti all’edificio mentre la città sprofonda nei suoi incubi e nessuno sospetta che il presidente possa assistere alla distruzione della sua creatura, all’atto iniziale di una rinascita gloriosa. Che nome gli darai? Pensaci bene, che faccia colpo al primo impatto, sarà l’impresa che cambierà la storia, la colonna sonora di un’era inaspettata. Ecco, manca poco, Fawzi avrà innescato il meccanismo programmato per esplodere appena sarà lontano a sufficienza: quanta fatica risparmiata alla mente dei lettori, sempre prostrati di fronte alla macchina della pubblicità. Risorgerai dalle macerie, troverai un amore nuovo, dimenticherai il passato di tristezze e frustrazioni. Vuoi essere felice? Cosa daresti in cambio? Come ti chiami? Quasi come te. Sei sicuro che poi sarei felice? Ho mai mentito? Ed Ester? L’ho proposto anche a lei. Che cosa ha detto? Non dovrai più nasconderti, cancellare i messaggi delle amanti, dall’alto del successo riderai dei lamenti di chi ti vorrebbe incatenato. Non ha detto nulla, ma cosa conta, Ester? E’ la svolta della vita, eliminare alla radice gli ostacoli che ti tarpano le ali. Ti vedi già sul palco, col pubblico in delirio: si chiamerà Per sempre, immagini il marchio sui CD, sui poster sparsi per tutta la regione, col cantante di spalle colpito dalle luci dei fari, altro che stelle, le stelle siete voi. Scrollarsi di dosso la zavorra insopportabile del tempo, vivere un presente eterno, cominciato in questo istante – bravo, Fawzi -, col rumore dei vetri frantumati, dei tavoli che volano per strada, col crepitio di fiamme che riscaldano la notte gelida come una cometa. Ridi, Fausto, in fondo, cosa hai dato in cambio? Non era che un peso. Alzati, risorgi: cos’è questo squillo? No, le sette meno dieci, dannata sveglia! Ma non manca molto, il sogno è soltanto rimandato.