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73. Un filo

Creato il 29 maggio 2012 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su maggio 29, 2012

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Ci sono giorni in cui ti svegli e non ricordi nulla del passato, la vita è un  sogno svanito con le luci del mattino. Riparti da zero, faticheresti troppo a mettere insieme tutti i pezzi, a ricordare chi ami, chi odi, quali siano le passioni e le allergie che porti addosso da sempre. Oggi è un giorno di questi. Ti alzi dal letto con la stanchezza inalterata della sera prima. Presto manderai giù il tuo Brufen quotidiano, per i pensieri che ti girano in testa, perché uno scrittore non pensa soltanto alla sua vita, ma a quella di tutti, e quando meno se l’aspetta gli si affaccia un’idea, un’immagine, una svolta della storia, e non può permettersi di perderla: se vedi qualcuno estrarre in fretta un taccuino dalla tasca e scrivere di getto, sappi che sta integrando il suo racconto, ha colto un personaggio in una posa interessante, magari te, con la testa appoggiata al finestrino della metro, mentre passi in rassegna la tua vita senza supporre che l’uomo di fronte ti ha letto nei pensieri, ha trovato nel tuo sguardo una risposta al suo problema, ha intravisto il sentimento giusto per il suo protagonista. Come un robot, ti ricongiungi alla comitiva che ti aspetta in strada, sei la guida, non sanno che ti sei perso già da tempo, che l’obiettivo, il senso della vita è in fuga per chissà quale strada di Parigi, certo non questa, Boulevard Henri IV, dove ti fermi, di fronte al negozio di fiori dalla tenda azzurra, per compiacere le signore, che se possono vedere un giglio, un anthurium, una mimosa, sono contente per tutta la giornata, forse perché sognano o ricordano di averlo ricevuto in dono: può bastare un fiore, per essere felici? Ora basta, andiamo. Perché è così scorbutico? Ci sono tante cose da vedere. Cosa legge l’uomo sotto la pensilina metallica del bus? Sei tentato di sbirciare; poi ti viene un’idea, l’annoti sul taccuino estratto in fretta dalla tasca: un libro che parli di ciò che vedi intorno, che raccolga notizie sui passanti, intrecci storie disperse, riunisca i destini in una via, una piazza, magari quella del gatto in pietra, un simbolo perfetto, l’immagine della vita bloccata per un numero infinito di ragioni che tocca allo scrittore analizzare, dipanare, portare alle estreme conseguenze. Forse per questo sei venuto qui, perché solo una città come Parigi può favorire un incrocio dei destini, una città nella città, in cui Futura, Romolo, Veronica, e poi Dante, Filippo, Eleonora, si lancino nell’ultimo tango della vita così come l’hanno vissuta fino a ora, perché tutto cambierà, quando la piazza avrà raccolto i personaggi assegnando a ciascuno la sua sorte, e la nota finale della fisarmonica coinciderà col desiderio appagato o frustrato, con la meta raggiunta o mancata anche stavolta, e solo allora saprai se potrai abbracciare nuovamente la donna dagli occhi verdi e azzurri o se, come un filo che cade dalle mani dal bordo di un pontile, la perderai per sempre.


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