Pubblicato da fabrizio centofanti su febbraio 17, 2012
da qui
Sono riuniti in uno sgabuzzino angusto, parlano a voce bassa, due uomini dalla pelle scura fumano qualcosa.
- Nulla?
- Nulla.
- Non possiamo arrenderci. Dev’esserci una traccia, un segno qualunque del passaggio dell’attentatore. E’ stato qui, sappiamo che non manca molto.
- Nell’ufficio del capo?
- Rivoltato come un calzino. Lui si è presentato a mezzogiorno, raccomandandoci di finire presto.
- Io ho trovato questo.
Non vuoi vederli. Pensi che le tracce siano altre, da cercare dentro, nel passato di Fausto, l’infanzia infelice, la sfiducia che il padre gli ha instillato giorno dopo giorno. Frughi nelle stanze della tua memoria, nei momenti magici del primo incontro, negli screzi nati quando non te l’aspettavi, gli sfoghi in cui rovesciava la rabbia sul tuo viso pieno di lacrime.
- Cos’è?
Ti convinci che è lì che farebbe saltare tutto volentieri, l’immagine del padre che lo ha costretto a dimostrare sempre qualcosa su se stesso, a rinunciare alle passioni, a inseguire una carriera folgorante, a vendersi l’anima pur di raggiungere obiettivi prestigiosi. Guardi nei cassetti, negli spazi tra i libri, sui tavoli ingombri di fatture, le fratture del suo cuore malato. Ecco, l’hai detto, per la prima volta. Non volevi riconoscerlo nemmeno con te stessa, ma le cose sono andate troppo avanti, il lavoro di anni bruciato in un momento sarebbe un evento di cui Fausto – sei sicura – si pentirebbe amaramente.
- Un biglietto.
Solo adesso ti accorgi del tempo che hai perso: perché non lo hai portato da un luminare della scienza, per trovare la scintilla che ha scatenato il fuoco di fila dei drammi e dei misfatti? Cerchi nell’imbottitura delle sedie antiche, tra le pagine dei libri, i soprammobili tra i quali sei anche tu, donna giovane e bella che voleva mostrare al padre con orgoglio: vedi? Anche questo ho sistemato. No, ci ha creduto, almeno il primo anno, i baci appassionati, le mani che cercavano nella camicetta, oltre il bordo rigido dei jeans. O era sesso e basta? Era solo se stesso che cercava? Chi può rispondere a domande come queste?
- Che c’è scritto?
Devi svegliarlo, da qualche parte deve avere un cuore, ferito, maltrattato, un amore sepolto sotto strati di lacrime e d’insulti, un angolo che spera, che crede nella vita.
- Sarà fatto, si fidi di me. Fawzi.
Da qualche parte dev’esserci la cura.