da qui
Giulio da Padova è andato via deluso. Saulo è rimasto tra gente sconosciuta; in comune c’è solo l’ansia per la sorte di don Faber. Riflette sull’esperienza assurda che gli tocca vivere: un proiettile casuale colpisce l’amico, un punto di riferimento viene meno all’improvviso, la lotta tra la vita e la morte diventa il simbolo di tutta la realtà. Pensa alla sua condizione di scrittore, all’opera che nasce sempre da un’esperienza come questa: dolorosa, drammatica, oppure euforica, attraente, perché senza un’emozione l’idea non decolla, per quanto si organizzi in modo impeccabile il lavoro. Sarebbe facile, adesso, far partire il racconto dall’angoscia dell’attesa che attraversa la gamma dei sentimenti di un amico in pena e tracci la mappa frastagliata della rabbia e la pietà, la ribellione e la preghiera. Ma l’emozione non basta: bisogna decantarla in un’osservazione capace di mettere ordine nei movimenti convulsi che si agitano dentro. Per questo Saulo comincia ad annotare ciò che lo circonda, s’impegna a descrivere nei minimi dettagli: l’uomo sui sessanta dai capelli brizzolati che si guarda in giro sconsolato; l’altro, completamente calvo, che stringe fra le mani una cartella gialla ingombra di fogli; il giovane col soprabito blu, che abbraccia una donna dai capelli ricci; un ragazzo che scrive su un bloc notes con aria concentrata, come cercasse ispirazione. L’ultima immagine lo invita a non accontentarsi di comunicare emozioni e descrizioni: deve esserci uno scatto ulteriore, il colpo d’ala della fantasia, perché tutto possa prendere vita, sorprendere il lettore, tenerlo sul filo del rasoio, per esempio portando in scena un medico in camice bianco, camicia blu e cravatta gialla dal nodo perfetto, il quale, con piglio preoccupato, si avvicina a quelli che potrebbero essere i parenti di don Faber, o i collaboratori più vicini, o semplicemente i suoi migliori amici, e dichiara a voce bassa ma sicura che il quadro clinico è precipitato all’improvviso e non sa se il sacerdote supererà la notte. La gente si agita, una ragazza si alza dalla panca e comincia a piangere e a gridare che no, non è possibile, non è giusto che don Faber se ne vada, mentre gli altri si affannano a calmarla e Saulo sprofonda ancora più nei suoi pensieri.