da qui
La chiesa ha un’unica navata e in fondo un’abside con un Battesimo di Gesù che incombe sull’altare. Le colonne tortili fanno giochi di luci e ombre che attirano lo sguardo irresistibilmente, come la colonnina del barbiere che gira, gira, e alla fine ti ipnotizza. Lo stesso effetto si nota nella cupola dell’abside, dove dodici strisce d’oro – gli apostoli, i mesi, le tribù d’Israele? – precipitano verso il coro creando un movimento che si trasmette al resto dello spazio. I banchi sono pieni – o vuoti – per metà: le donne hanno le mani unite in grembo, gli uomini dietro la schiena. Alcuni guardano a destra o a sinistra, in cerca di qualcosa che non sanno. Il prete insegue una formula tra le pagine ingiallite del messale, come se il dolore richiedesse un ricettario, un modulo fisso per esprimersi e non si potesse piangere disperatamente, o sobriamente, o anche per finta, senza l’aiuto di uno schema. La bara giace sul pavimento lucido come fosse un oggetto lasciato lì per caso, che nessuno si sente in dovere di sgombrare. La morte è un accidente che ti coglie di sorpresa, oltre la curva a gomito che avevi imboccato come altre mille volte. Comincia con spreco di energie, immagini e rumori, e finisce in un silenzio interrotto dalle parole di prammatica di un vecchio vestito di viola, che gira pagine e pagine rincorrendo parole che non riuscirà mai a trovare. Brice è in piedi, accanto all’ultimo banco. Osserva le colonne tortili, le strisce d’oro dell’abside. Il cervello gli comincia a vorticare, si aggrappa alla panca in legno e cerca di guardare fisso avanti a sé; la bara, lentamente, si trasforma in inginocchiatoio, due poltroncine in velluto rosso vengono occupate da una donna vestita di bianco e un uomo in nero. Ora il prete è sorridente, non ha bisogno di cercare tra le pagine, una luce accecante precipita dall’abside e si trasmette allo spazio fino a che la chiesa è una nuvola d’oro che gira, gira, il suono dell’organo si confonde con l’odore dell’incenso, gli uomini e le donne non sanno più dove mettere le mani, se applaudire o asciugarsi le lacrime che rigano le guance, e a Brice sembra di comprendere, prima di svenire, che tra la vita e la morte c’è una sottile linea d’oro che gira, gira, in cerca della parola esatta, dell’incontro decisivo, oltre la curva a gomito del tempo.