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78. Innocente

Creato il 07 gennaio 2011 da Fabry2010

78. Innocente

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Il dottor Peltre è davanti al letto di Leopoldo col sorriso ineffabile nascosto sotto i baffi. Sta aspettando una risposta sulla storia assurda riferita dal barbone della Senna. La situazione è imbarazzante. Come spiegare che il racconto è veritiero? E’ giusto adottare una soluzione di comodo per l’uomo di scienza che forse non ha letto un romanzo in vita sua? E’ da qui che si potrebbe cominciare.
- Posso chiederle che romanzi ha letto, dottore?
- Il conte di Montecristo è il mio preferito.
- Allora: diciamo che il romanzo è in crisi. Accusato di inattualità, è imprigionato nel Castello d’If. Gli autori che ne hanno fatto la fortuna non si rassegnano al fallimento della loro creatura e cercano di organizzarne l’evasione. Li rappresentiamo nella figura del prigioniero numero 27, Faria, carico d’intelligenza e di cultura, che suggerisce al personaggio tipo, che chiameremo Leopoldo, come uscire dalle secche e ridare vita al genere. La situazione è complessa: ci sono figure antagoniste che vogliono conservare lo stato presente delle cose, per promuovere le loro scuole di scrittura; daremo loro tre nomi: Caderousse, Danglars e Mondego. Arrivano a organizzare un attentato che coinvolge una persona vicina a Leopoldo, don Faber, ricoverato all’ospedale Sant’Eugenio in seguito a una ferita d’arma da fuoco. Si scopre a poco a poco che è don Faber l’anima del libro, colui che vuole garantire la salvezza del romanzo, proteggendolo da chi vorrebbe ridurlo alla misura dei propri interessi personali. E’ lui il conte di Montecristo, che dovrà affrontare traversie d’ogni genere prima di raggiungere il traguardo.
Il dottor Peltre è perplesso: come medico, non crede a una parola del racconto del paziente; ma come lettore di Dumas sente nascere altre domande, che prendono il largo a poco a poco. Com’è possibile semplificare così il suo intreccio preferito? Che fine ha fatto la lettera da cui parte la storia? E come eliminare senza battere ciglio la bella Mercédès, pomo della discordia con Fernand Mondego? Bisognerebbe inserire, in qualche modo, la crisi di coscienza di Gerard De Villefort; da qualche parte si deve segnalare la presenza di un tesoro, altrimenti si perde il senso stesso del racconto e i suoi sviluppi; e il passaggio dalla vendetta alla pietà? E gli avvelenamenti, i processi, i matrimoni saltati all’ultimo momento, i falsi funerali? Man mano che snocciola il rosario di omissioni, il dottore s’infiamma sempre più: il viso tondo è rosso e gonfio e i baffi sembrano drizzarsi e tendersi come pugnali. Preso dal fuoco di fila delle sue obiezioni, ha perso di vista il suo interlocutore; si volta di scatto per fissarlo negli occhi e sfidarlo a duello come Albert. Ma Leopoldo sta dormendo: sogna di grida, di soldati, di un cancello che si apre cigolando, un prigioniero che urla e urla di essere innocente.



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