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7a Domenica del Tempo Ordinario: Si recarono da lui portando un paralitico

Creato il 14 febbraio 2012 da Ambrogio Ponzi @lucecolore

19 febbraio 2012
7a Domenica del Tempo Ordinario: Si recarono da lui portando un paralitico7a DOMENICA
del TEMPO ORDINARIO anno B (trascrizione delle letture bibliche del
2009 -sempre anno B- 7^ domenica)

Antifona d'Ingresso
Confido, Signore, nella tua misericordia,
Gioisca il mio cuore nella tua salvezza,
canti al Signore che mi ha beneficato.
 Sal 12,6
CollettaDio della libertà e della pace, che nel perdono dei peccati ci doni il segno della creazione nuova, fa' che tutta la nostra vita riconciliata nel tuo amore diventi lode e annunzio della tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

LITURGIA DELLA PAROLA. 
 Prima Lettura 
Per amore di me stesso non ricordo più i tuoi peccati
Is. 43,18-19.21-22.24b-25
Così dice il Signore: 
«Non ricordate più le cose passate, 
non pensate più alle cose antiche! 
Ecco, io faccio una cosa nuova: 
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? 
Aprirò anche nel deserto una strada, 
immetterò fiumi nella steppa.
Il popolo che io ho plasmato per me 
celebrerà le mie lodi. 
Invece tu non mi hai invocato, o Giacobbe; 
anzi ti sei stancato di me, o Israele. 
Tu mi hai dato molestia con i peccati, 
mi hai stancato con le tue iniquità. 
Io, io cancello i tuoi misfatti 
per amore di me stesso, 
e non ricordo più i tuoi peccati». 
Dal libro del profeta Isaia

- Parola di Dio

Salmo Responsoriale Dal Salmo 40
 Rit.Rinnovaci, Signore, col tuo perdono
Beato l'uomo che ha cura del debole:
nel giorno della sventura il Signore lo libera.
Il Signore veglierà su di lui,
lo farà vivere beato sulla terra,
non lo abbandonerà in preda ai nemici. - Rit.
Il Signore lo sosterrà sul letto del dolore;
tu lo assisti quando giace ammalato.
Io ho detto: «Pietà di me, Signore, 
guariscimi: contro di te ho peccato». - Rit.
Per la mia integrità tu mi sostieni 
e mi fai stare alla tua presenza per sempre. 
Sia benedetto il Signore, Dio d'Israele, 
da sempre e per sempre. Amen, amen. - Rit.

Seconda Lettura 2 Cor 1, 18-22
Gesù non fu «sì» e «no», ma in lui vi fu il «sì». 
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai CorinziFratelli, Dio è testimone che la nostra parola verso di voi non è «sì» e «no». Il Figlio di Dio, Gesù Cristo, che abbiamo annunciato tra voi, io, Silvano e Timòteo, non fu «sì» e «no», ma in lui vi fu il «sì». Infatti tutte le promesse di Dio in lui sono «sì». Per questo attraverso di lui sale a Dio il nostro «Amen» per la sua gloria. 
È Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo e ci ha conferito l'unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori.
- Parola di Dio
Canto al Vangelo Lc 4,18
Il Signore mi ha mandato 
a portare ai poveri il lieto annuncio, 
a proclamare ai prigionieri la liberazione. 

Alleluia.

Vangelo Mc 2, 1-12Il Figlio dell'uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra. 
Dal vangelo secondo MarcoGesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone.Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».
Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?».
E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico "Ti sono perdonati i peccati", oppure dire "Àlzati, prendi la tua barella e cammina"? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te - disse al paralitico -: alzati, prendi la tua barella e va' a casa tua».Quello si alzò e subito prese la sua barella e sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».- Parola del Signore
RIFLESSIONE

 
  • Ogni volta sono costretto a ripetere che mi trovo di fronte a qualcosa che mi supera all’infinito, è come un abisso, più cogli degli aspetti, più se aprono altri.

Allora ci accontentiamo di cogliere quello che possiamo e che il Signore ci concede di capire.

  • La prima lettura, la conosciamo bene, ci dice: “ Ecco, io faccio una cosa nuova ”. E’ Dio che parla attraverso il profeta e aggiunge: “non ve ne accorgete? ”.

Una domanda per dire: sii attento all’agire di Dio nella storia, perché Lui è all’opera.Viviamo allora la tensione tra la promessa di un nuovo inizio e la sua caduta apparente o almeno così ci sembra. Se ricordiamo i tempi del concilio, questa parola sembrava vera e soprattutto attuale; sembrava che il mondo dovesse cambiare ed in effetti è cambiato, ma ora molti segnali di una ricaduta in basso sono inquietanti.Lo sguardo del profeta sembra dire qualcosa d’altro.La storia presenta un movimento: c’è un momento di slancio dove la prospettiva ultima e la pienezza sembrano essere a portata di mano, poi di nuovo si scende e speriamo che si risalga.La Parola ci dice che Dio è colui che ricomincia sempre da capo, che reagisce alla stanchezza, al peso della realtà umana e della sua opacità per rilanciare continuamente la promessa e un’esperienza di vita più vera, più umana, più vicina al Regno.L’annuncio di questa prima lettura è questo: anche nei momenti più bui personali, comunitari, nazionali e mondiali non disperiamo, perché il Signore prepara qualcosa di nuovo. Semmai chiediamo la grazia di occhi acuti che nella fede sappiano cogliere la forza di Dio e del suo Spirito.Questa prima lettura ci porta un altro messaggio: chi ci dà slancio? e chi lo rinnova?E per usare le parole di Isaia: chi toglie il peso del peccato nel quale siamo ricaduti?E quindi è molto forte il testo che dice : “Io, io cancello i tuoi misfatti”,non sei tu che pecchi e che puoi redimerti da solo per risalire, ma sono io, attraverso la mia Parola, che opero e ti confermo che tutto questo si compirà.È un messaggio di grande speranza, ma anche di sano realismo, perché dice: di fronte all’oscurità, apri gli occhi alla luce; e di fronte alla luce non esaltarti come se tutto fosse infinito, ma abbi la pazienza dell’umiltà e della fiducia in Dio che opera sempre cose nuove e le ricrea.

  • Il Vangelo ci presenta come esempio la vicenda del paralitico.

Seguirò le parole alla lettera per avere la chiave di lettura della Parola per farne motivo di riflessione e di preghiera.Il racconto inizia con un ritorno di Gesù a Cafarnao. Questo periodo della vita di Gesù ha come centro Cafarnao e non Gerusalemme, la città santa di grande potere e bellezza.Questa cittadina era un po’ ai margini e questo è una conferma di una linea espressa continuamente dal Vangelo.Si recarono da lui portando un paralitico”. Non viene specificato né il giorno né il nome del paralitico, questo perché a Gesù interessa sottolineare non tanto il particolare, ma l’azione di insieme che viene compiuta da un gruppo. I quattro si fanno carico di una persona che non si può muovere e questo è un punto concreto per dire l’importanza che insieme ci si può piegare al singolo che è debole. La parte debole è l’ammalato, i quattro sani sono i forti che si piegano per i deboli. Questo è il Vangelo che anche oggi è validissimo; ci dice quanto sia urgente mettersi davvero accanto ai deboli, a chi è meno, e condividere la loro situazione.L’altra volta vi dicevo che, quando si prende un servizio, occorre fare di tutto perché questo servizio ci coinvolga in modo sano. Questo coinvolgimento non è un’operazione burocratica o organizzativa, ma di cuore; non sentimentale, ma con una partecipazione totale della persona.I quattro si fanno carico del debole e si trovano di fronte ad un intoppo, perché la gente fa ressa intorno a Gesù e loro non possono procedere ed entrare.Non so se questa osservazione sarà pertinente, ma vi chiedo: perché i più attenti non lasciano passare? Perché non si aprono, non lasciano spazio e tengono ferma la loro posizione?Guardiamo un po’ se non fosse vero che noi ci preoccupiamo della nostra sicurezza e non di quella degli altri, ci preoccupiamo del nostro disagio e non di quello altrui.In che cosa consiste l’opera degli altri?'Si fanno carico', portano il peso e questo è rilevante per il fatto che il paralizzato non li aiuta, è immobile. Ricordo che San Paolo dice: “portate gli uni i pesi degli altri”. Portare il peso è proprio di chi crede e di chi è mosso dall’amore per il Signore. Riguardo al peso, a volte sembra che sia un segno negativo, però il peso deriva da qualcosa che mi sta addosso e che io non posso buttare via. Portare il peso vuol dire allora farsi carico delle persone. Se io ho un sasso che mi pesa addosso e lo prendo e lo faccio rotolare me ne libero; se la persona è viva, non la posso buttare e se la butto via, butto via una persona. Questa è una cosa molto più seria.Portare il peso sembra essere odioso, invece vuol dire portare un insuperabile rispetto della persona che ho davanti.I quattro cosa fanno? Operano il congiungimento tra Gesù e il paralitico. La loro mediazione è fondamentale, senza di loro non ci sarebbe stato l’incontro. Loro intercedono, quindi possono essere figura della comunità. Ciascuno di noi è chiamato da questo racconto a farsi intermediario tra il Signore e le persone per portare le persone al Signore.Altra osservazione: i quattro sono silenziosi e così pure il paralitico.Non usano la parola, ma parlano con i fatti e con il loro comportamento; non fanno prediche, non raccontano le loro esperienze, ma assumono quest’uomo e lo portano da Gesù.È tutto qui. Non sempre il cristiano deve parlare con la lingua, certo deve fare anche questo e chi lo può fare lo faccia bene e così pure chi ha il compito di farlo; però il silenzio che si esprime con l’azione può essere molto prezioso ed efficace, non sottovalutiamolo. Le persone silenziose rispettiamole e apprezziamole, perché può essere che non dicano, ma facciano.Nell’incontro con il paralitico, nessuno dice niente e ancora una volta il paralitico tace e i quattro tacciono, però il gesto è così eloquente che il Signore lo coglie come una richiesta e Lui dà la sua risposta in modo sorprendente e strano. Gesù dice: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».Gesù poteva anche inquietarsi oppure qualcuno dei quattro o il paralitico stesso potevano obiettare: io ti sto chiedendo la salute e tu mi dici “ti siano rimessi i peccati”. Il loro silenzio dice che non la pensano così, ma si affidano. Volevano incontrare Gesù, questo è avvenuto ed era sufficiente.Quella frase «Figlio, ti sono perdonati i peccati» è veramente fuori posto?Se guardiamo in profondità, Gesù dà questa risposta anticipando le nostre domande, stabilisce una relazione tra il peccato e il perdono, tra la malattia e la salute, non nel senso che chi è ammalato è anche peccatore, ma nel senso che tra le due esperienze c’è un collegamento e una somiglianza. La malattia del corpo rimanda alla malattia dello spirito e viceversa. La salute del corpo fa pensare alla salute dello spirito. Togliendo ogni meccanismo, tra le due esperienze emerge che c’è qualcosa di inseparabile, nel senso che entrambe toccano l’uomo, il suo vero benessere, la sua verità e la sua vita, perché la malattia non è un bene. L’uomo vede le sue facoltà ridotte e quindi questo è un danno. La fiducia e la fede possono dare un senso nuovo, però di per sé sono qualcosa di diminuito. Il peccato peggio ancora.Allora tra un’esperienza e l’altra c’è un rimando di esperienza umana. Gesù vede tra le due esperienze un collegamento di energia e di potere, potremmo dire liberante: rimettere il peccato è una creazione nuova, opera di Dio. Però quest’opera di Dio non è visibile, è un evento che ci tocca in profondità, ma che non vediamo e non tocchiamo. Quando uno ad esempio si confessa, cosa vede dopo? Se la confessione è stata buona e vera, potrà vedere dei frutti, ma con un ritmo diverso dalle sue attese. Gesù mostra l’invisibile con il visibile e ne fa un segno. La guarigione in questo caso diventa il segno di un altro evento che è appunto il perdono.Cosa è il perdono? Una creazione nuova: l’uomo, che è rimesso in cammino, può di nuovo amare, crescere, servire e operare, essere cioè quello che per sua natura può e deve essere.In questo senso c’è un legame tra l’uno e l’altro, tra il visibile e l’invisibile.Un’ulteriore osservazione: non si tratta di gesti e di eventi istantanei e isolati, ma di eventi che mettono in gioco il tutto della persona.Ad esempio: se uno dice ‘ho bestemmiato’, non può guardare al singolo atto, ma guardando in profondità si accorgerà come tutta una serie di fattori hanno operato in lui in una direzione capace di esprimersi in un gesto concreto. I più efferati delitti di chi conduce un tipo di vita modesta e limitata sembrano essere prodotti da raptus; in realtà c’è tutto un dramma e una trama di eventi che hanno preparato quel gesto.In positivo: una serie di attenzioni permettono allo Spirito di crescere e di giungere ad un’espressione più matura e concreta nel rispetto di ciascun cammino.Dio stesso rispetta il nostro cammino. Il peccato come il perdono sono dei cammini che possono essere positivi o negativi. La confessione non va ridotta ai cinque minuti spesi per vivere il sacramento, ma è importante coltivare il senso della contrizione, cioè l’avere coscienza che si affinano delle luci, dei richiami come anche dei rifiuti, delle resistenze.Tra il peccato e la malattia non c’è causa ed effetto, però c’è una relazione in modo tale che una carenza in un campo può avere un riscontro nell’altro. Una vita di fiducia crea una situazione in cui i richiami possono essere maggiormente valorizzati. Queste cose vanno prese però con rispetto e soprattutto con fedeltà al mistero di Dio che opera in noi.Nella riflessione che segue c’è una curiosa sequenza di sé che dovrebbe aiutarci a cogliere come lo sbocco finale del perdono e della salute sono l’esito di successivi passaggi. Sono implicate le persone, Gesù e le varie relazioni. Anche nei casi di folgorazione, c’è sempre un prima e un dopo, una preparazione inconscia e misteriosa, poi ci saranno delle conseguenze da maturare.Rendiamo omaggio a San Paolo che, per grazia, prima come persecutore ha consumato l’ira, l’odio, i pregiudizi; poi, dopo lo sbocco inatteso della conversione, ha vissuto un mutamento di rotta che ha successivamente elaborato ulteriormente in modo chiaro e forte. Tutto questo è avvenuto per grazia e con la grazia. Per tre anni visse in ritiro per chiarire l’avvenimento che gli era successo. C’è quindi un prima e un dopo.
 RIFLESSIONI
Nel “gioco” misteriosodi avvenimenti e relazioni umane,DIO ci sorprende con il suo PERDONO

  • Se i “quattro”, i forti, non avessero dato attenzione al paralitico, il “debole”….
  • Se il paralitico, il “debole”, avesse rifiutato l’aiuto dei quattro, ritenendolo umiliante…
  • Se l’uno e gli altri non fossero stati d’accordo nella ricerca di Gesù…
  • Se i quattro si fossero arresi di fronte all’impossibilità di entrare nella casa …
  • Se Gesù, tutto preso dalla sua missione e dal suo evidente successo, non avesse dato importanza e valore all’umile drappello del paralitico…
  • Se a Gesù non fosse stato presentato, nella fede, un corpo malato da guarire, non sarebbe echeggiato l’annuncio del PERDONO, guarigione dello spirito…


Gesù è colui che ci donaoggi nella sua chiesail PERDONO di Dio.L’ UOMO, paralizzato dal peccato ,è rimesso in cammino dal perdono.

 


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