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8 Dicembre: il racconto di oggi è ambientato ad Apecchio città della Birra, una splendida cittadina alle falde del Monte Nerone e anche nella ricetta come ingrediente c’è questa fantastica bevanda dorata…

Da Laghezzi @laghezzi

8 dicembreIl racconto…

Una stella cometa a forma di gnomo

di

Carla Tommasone

www.tommasoneromanzi.it

Babbo Natale era disperato.

Lo gnomo Panzone continuava a starnutire, il naso, già di per sé grosso, era così gonfio e arrossato da dare l’impressione che qualcuno in vena di divertimento gli avesse appiccicato sul viso un pomodoro maturo.

«Oh no, Panzone, che mi combini?» gemette Babbo Natale costernato.

«Mi dispiace davvero molto ma se gnomo Eolo starnutisce nella mia minestra …»

«Sì, sì, va bene», tagliò corto Babbo Natale afflitto. «Il problema adesso è che non ci sono né gnomi né folletti che possano sostituirti e rimpiazzarti. Sono tutti impegnati nelle consegne dei regali e continuano ad arrivare richieste. Guarda qua», continuò Babbo Natale mostrando un foglio di quaderno sulla cui facciata, una mano infantile e insicura aveva tracciato un breve testo.

“Caro Babo Natale,

mi porti un cuciolo?

Lo dessidero tanto e potrebbbe esere lui il mio amico giaccé non o un fratello.

Grazie.

Ti vognio bene,

Ciccio da Apecchio.”

Il naso di gnomo Panzone fremette, la punta a patata si dilatò e lo starnuto fu espulso con una tale violenza che gnomo Panzone fu sbalzato indietro e finì col sedere per terra, mentre a Babbo Natale parve di essere stato investito da un tornado. Sospirò rassegnato.

«Ci sarebbe gnomo Birron», disse gnomo Panzone tamponandosi il nasone.

«Gnomo Birron è lento e indolente», rispose Babbo Natale con un altro sospiro di afflizione.

«Ma se tu ti raccomandassi e precisassi che la consegna è urgente, allora il cucciolo arriverebbe a destinazione in tempo.»

Babbo Natale annuì. Del resto non aveva scelta e poi poteva sempre inviare a gnomo Birron piccoli fulmini che lo avrebbe pungolato e spinto a correre. E magari, non appena Trilly fosse tornata dalla sua consegna, poteva spedirla dietro a gnomo Birron per controllare che lui effettuasse nei tempi la sua consegna.

E così gnomo Birron partì con il suo zaino in spalla, nel cui interno dimorava il cucciolo.

«Perché ti chiamano gnomo Birron?» chiese il cagnetto.

«Perché adoro la birra», rispose lo gnomo camminando spedito.

«Dove stiamo andando?»

«Ad Apecchio città della Birra. Non avrebbero potuto spedirmi in un posto migliore. Dopo averti consegnato a Ciccio, credo proprio che mi concederò in regalo un bel boccale della famosa birra di Apecchio.»

L’intenzione di gnomo Birron era questa, tuttavia il viaggio fu lungo e stancante e il desiderio di pregustare la birra crebbe via via che lo gnomo si avvicinava alla sua destinazione, pertanto non appena giunse ad Apecchio, non resistette oltre e con il pretesto di una sete inarginabile, cominciò a scolarsi un boccale di birra dietro l’altro, anche perché quella birra era davvero troppo buona! E in men che non si dica finì lungo disteso sotto il bancone del birraio, a russare come se un’intera squadra di taglialegna avesse attivato contemporaneamente le motoseghe.

Il cagnetto era avvilito. Ciccio lo stava aspettando e doveva arrivare da lui entro la mezzanotte!

Saltellò intorno a gnomo Birron, gli lappò il viso, ma quello continuò a russare ignaro di tutto.

«Quando lo saprà il Capo lo licenzierà!» sbottò una voce di donna assai irritata.

Il cucciolo si volse e cominciò a saltare cercando di agguantare la lucina svolazzante.

«Chi sei?»

«Trilly.»

«E che fai?»

«Sono venuta a controllare che gnomo Birron ti portasse a destinazione ma a quanto pare dorme come un orso in letargo!»

«Che possiamo fare per svegliarlo?»

«Ho un’idea. Gli infiliamo un imbuto in bocca e gli mandiamo giù tanta acqua da rinvigorirlo. Siamo alle pendici del Monte Nerone ove sorgono sorgenti di acque minerali ricche di fluoro e con quest’acqua in circolo, vedrai come si rianima», spiegò Trilly svolazzando intorno a gnomo Birron.

Infatti, come la munifica acqua cominciò a scorrere nella gola dello gnomo, lui si risvegliò e dopo un altro paio di litri d’acqua fu perfettamente in grado di riprendere il viaggio.

La birra lo aveva tonificato, l’acqua rafforzato, solo che … be’, più di una volta fu costretto a fermarsi e inondare le campagne rendendole simili a risaie.

Ma nonostante le soste forzate riuscì a raggiungere la casa di Ciccio prima che scoccasse la mezzanotte e a consegnare il cucciolo tanto atteso e desiderato.

Era così partecipe della felicità del piccolo Ciccio che avrebbe voluto festeggiare con un altro paio di boccali della famosa e gustosa Birra di Apecchio ma Trilly lo pungolò nel sedere con la punta di un fulmine che lo fece sbalzare in avanti e saettare nel cielo, come una stella cometa.

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La ricetta…

I ravioli ai porcini con porri, pomodorini secchi e birra…

Ingredienti per la pasta: 500 g di farina, 5 uova, sale.

Ingredienti per la farcia: 500 gr. di ricotta, 300 gr. di funghi porcini, 150 gr  di parmigiano grattugiato, 3 uova,  1 ciuffo di prezzemolo, 1 spicchio d’aglio, un pizzico di noce moscata , sale e pepe.

Ingredienti per condire: 1 scalogno, 2 porri, 6 pomodori secchi sott’olio, rosmarino, timo, 1/2 bicchiere di birra chiara possibilmente di Apecchio città della birra, olio extravergine d’oliva.

In una tegame di coccio  faccio trifolare i funghi misti con un po’ d’olio, l’aglio,  il prezzemolo tritati,  sale e pepe e quando sono pronti li lascio raffreddare e li trito nel mixer

In una terrina sbatto le uova con il parmigiano grattugiato, la noce moscata grattugiata ( io abbondo perchè mi fa impazzire ) , il sale e il pepe, aggiungo la ricotta, la lavoro per bene e aggiungo aggiungo i funghi tritati. Amalgamo bene gli ingredienti mescolando con un cucchiaio di legno. Se l’impasto è troppo bagnato, aggiungo altro parmigiano per asciugarlo. Copro e tengo al fresco fino al momento dell’utilizzo.

Impasto la farina, con le uova e il sale, e tiro la pasta fino a ottenere una sfoglia piuttosto sottile.

Con una sacca a poche metto il ripieno a file su metà della sfoglia di pasta, la richiudo con l’altra metà sfoglia e con la rotella taglio i ravioli.

Man mano che sono pronti li adagio su di un vassoio leggermente infarinato, li  copro con un panno e li tango al fresco.

In una padella faccio soffriggere nell’olio lo scalogno e i porri tritati, quando sono rosolati aggiungo i pomodorini tagliati a listarelle, li faccio insaporire poi li bagno con la birra, regolo si sale e pepe e porto a cottura.

In una pentola con abbondante acqua salata lesso  pochi alla volta i ravioli,  li faccio bollire pochi minuti, quindi li scolo con una schiumarola e li metto delicatamente su di un piatto da portata, Li condisco con il sugo preparato e  li servo caldissimi.

Ravioli ai porcini con porri e pomodorini secchi


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