8.17, sabato, soggiorno, nebbia tra le righe

Sabato mattina.
Dalle mie amate tapparelle di legno leggo che è un'altra giornata di nebbia. Non le alzerò fino a che non si sveglieranno G. e M.
Fuori, il rumore del camion della spazzatura; ora silenzio, è passato. Qualche macchina, il tram.
Sto abbozzando i post della settimana, facilitata dalle rubriche, pronta a inserire qualche novità e a cambiare scaletta in corsa o secondo gli umori delle pause pranzo. Mi rilassa pianificare qualcosa di totalmente inutile, è un esercizio mentale nel caos della settimana - la prossima vita il sudoku, chissà.
E' questione di equilibrio, questo esercizio, tra il gioco e l'espormi - non troppo, altrimenti cado. Dopo più di un anno, ho preso qualche misura. A volte mi sono anche buttata. Fino ad ora più pro che contro, con risvolti anche curiosi.
Rifletto sulle persone che conosco, sugli incontri virtuali e reali, non c'è differenza oggi. Tutto si mischia.
Penso, più in generale, alle relazioni tra persone. Tra me e le persone che mi circondano.
Tutto si mischia, tutto è fluido.
Poi è la vita che mette in sintonia, momenti di intimità molto intensa possono essere fuggevoli, ci si afferra e poi ci si slega, poi ci si ritrova e si è di nuovo cambiati e bisogna essere bravi e capaci di ricostruire il non detto, dopo le pause. Che poi spesso è la parte intrigante, la si può anche non esprimere, non sempre va svelata tutta la magia. Abbandonare il giudizio, lasciarsi andare al racconto, godersi quell'attimo in cui ci si è veramente - ma proprio davvero - capiti. Accettando il fatto che ci si può di nuovo perdere. E pure che non si ha voglia - o obbligo - di mettersi in gioco ogni volta.
Tutto questo ha a che fare con la leggerezza, quella bella, quella che è essenza.
Ha a che fare anche con i silenzi, con i cerbiatti.
Mi sento ricca, mi emoziono. Sono fortunata. Diversi cerbiatti, ultimamente.
Ed è bellissimo essere cerbiatto anch'io.
(per tacer del cerbiatto con cui vivo)