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82. In una sola notte

Creato il 12 gennaio 2011 da Fabry2010

82. In una sola notte

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Maria è pensierosa: da tempo le sembra che la vita sia fatta di pezzi che si possono prendere e spostare a piacere, perché servono in una situazione, ma anche in quella opposta. L’idea le è venuta dopo l’ultima profezia di Andreas: i tre uomini potevano essere indifferentemente personaggi di un romanzo o sicari di una scuola di scrittura e sono diventati il simbolo di un’operazione che le sembra di compiere ogni giorno, mettendo insieme le esperienze del passato e del presente, confrontando i bordi delle tessere di un mosaico variabile a seconda delle scelte che si fanno: quel bacio si può lasciare sotto un ponte ma potrebbe stare accanto alla piramide del Louvre; il boccale di birra può trovarsi al pub vicino alla parrocchia, ma anche sul bancone del punto di ristoro della Geoffroy Saint Hilaire; i versi di una poesia riusciti male in una strofa di tanti anni fa, se trasferiti in un’ode nuova di zecca possono fare tutto un’altro effetto; gli occhi azzurri del barbone che l’hanno stregata sotto le stelle di Parigi potrebbero trovarsi in una parte qualsiasi di questo mondo pieno di sorprese e quanti uomini diversi potrebbe abbracciare magari senz’accorgersene, magari pensando di lasciarsi possedere dalla profezia che lascia a bocca aperta e abbarbicandosi invece alla sconfitta, alle catene che la legano al passato, che non le lasciano più credere che ci sia un futuro, che le sussurrano l’inutilità di dibattersi nel fango di progetti fatiscenti, la dabbenaggine di illudersi che cambiando le tessere del puzzle possa trovarsi la combinazione giusta, quella che fa volare, moltiplica i talenti, sblocca il trauma che ti ha perseguitato fino a oggi; pensa alle pietre del ponte sulla Senna, alle parole di Andreas che le parlano di storie scritte da millenni nella materia incastrata tra cemento e ferro, come se ogni sentimento, ogni gioia o dolore potesse avere un senso solo se messo al posto giusto, perché esiste un istante in cui le cose devono accadere e se sbagli di un secondo o di un millimetro non funziona più, e tutti i sogni del mondo si realizzano solo se si danno appuntamento a quell’ora e in quella via, come avvenne un giorno per don Faber – lo raccontava sempre – che proprio fuggendo da quel suo dolore, proprio cercando quel prete di nome Mario, sentendo le parole e osservando i gesti a bocca aperta – la marlboro rossa, il sorriso, l’erre arrotata del siciliano trapiantato a Roma – aveva scoperto la tessera giusta di un mosaico che non l’aveva più lasciato, neanche ora che lotta tra la vita e la morte nel reparto di chirurgia del Sant’ Eugenio, dove i pezzi sparsi di un destino in sospeso cercano ancora il loro posto, in una puntata in cui si gioca tutto, con un solo colpo, in una sola notte.



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