Magazine Cultura

82. L’unica cosa

Creato il 07 giugno 2012 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su giugno 7, 2012

da qui

E’ appollaiato sul tavolino di colore blu, trasparente, come il resto della stanza. Ti sembra che possa scrutare anche te, oltre i vestiti e il corpo, fino ad afferrarti l’anima: è così che funziona uno scrittore? Non dice una parola, continua a battere sui tasti, come un pianista assorto nella performance della vita. Ti viene in mente un concerto di Rachmaninov, condotto da Ashkenazy già maturo, coi capelli bianchi. Percepisci nettamente le onde sonore che approdano alla camera dal letto sospeso, proprio come il cuore. Che stai cercando? Senti che il ritmo regolare scandito dalle dita può condurti finalmente in porto. E se finora avessi fatto uno sbaglio dopo l’altro? Magari anche Filippo è un bluff per metterti di fronte al fallimento inevitabile, per non smentire l’immagine di eterna sconfitta che ti porti dentro. Perché non si volta, possibile sia tanto preso dal lavoro? E poi, scrivere è un lavoro? Qualcuno ha detto che l’attività del romanziere sia soltanto un hobby, una passione per privilegiati. Forse ha un mestiere e si rifugia qui quando ritorna stanco da un giorno di ferite e nervosismo, per questo si concentra così, dimenticando il resto. Perché ti ha chiesto, allora, se volessi entrare? Sarà l’apparizione improvvisa a suggerirgli un progresso nel racconto? O forse aspettava un’altra donna, un amore perduto che tornasse sui suoi passi, che decidesse di abbracciarlo un’altra volta; e invece ha visto te, che gli hai fatto balenare uno spiraglio, il miraggio di una nuova relazione che potesse smorzare il dolore della perdita, la nostalgia che toglie il respiro e l’appetito. Ti avvicini lentamente: sul tavolo minuscolo, oltre il portatile, c’è una tazza di caffè e un pacchetto di Winston blu da dieci, vuoto. Potresti offrirgli delle sigarette. No, troppo scontato. E se facessi l’offesa, perché non ti ha rivolto la parola? Puoi anche rimanere così, in silenzio, per mostragli che rispetti la sua concentrazione.
- Mi scusi, ma rischiavo di perdere il filo. Quando è arrivata, l’ho collegata a una visita di poco precedente, un uomo che mi ha raccontato la sua storia, forse per sfogo, o per chiedere un consiglio. Vedendola, ho pensato che il pezzo mancante fosse lei. Noi scrittori abbiamo molta fantasia, ogni dettaglio è il pretesto di una svolta. Mi può dire il suo nome?
- Marika.
E’ il nome che aspettava. Ora si domanda se lo scrittore s’ispiri alla realtà o sia la realtà a formarsi da un racconto che lui continua a dipanare battendo sui tasti bianchi e neri, come il pianista in un concerto; si chiede anche se venga prima la trama del mondo, in cui si cerca disperatamente una scintilla di bellezza, o sia il libro a dare un senso altrimenti sepolto sotto la coltre spessa di dolori e di abitudini, le mille cose della vita che nascondono l’unica cosa che conti veramente.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine