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83. Imbecille

Creato il 13 gennaio 2011 da Fabry2010

83. Imbecille

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Difficilmente Saulo riuscirà a prendere sonno sulla panca del reparto ospedaliero. In mezzo al pavimento brillano ancora i pezzi di vetro esplosi per lo sparo della Smith & Wesson. Di incipit non ne può più: li ha passati in rassegna quasi tutti. Il primo pensiero che si affaccia alla mente riguarda la situazione delle patrie lettere così come gli appaiono dalla sua prospettiva limitata ma, si potrebbe dire, pura. Si sente soffocare dall’aria di conventicola esclusiva in cui le stesse persone parlano sempre delle stesse cose. I libri gli sembrano clonati: romanzi criminali, sessualità deviate, quotidianità meschina invadono pagine del tutto inutili eppure esaltate dal critico di turno, prezzolato o allettato da chissà che ricompense misteriose. Lo scrittore non sorprende più nessuno: rientra in uno standard per essere accolto da un pubblico omologato dal mercato. Il libro è un prodotto di cui si devono conoscere in anticipo sapori, ingredienti e, soprattutto, prezzo. C’è chi dice che gli scrittori siano troppi, che siano più numerosi dei lettori, per cui la concorrenza è ormai spietata: prima di avventurarsi in un romanzo si fanno indagini statistiche per sapere cosa desideri la gente, quale merce abbia migliori possibilità di essere piazzata. La ragione di un simile degrado? Per Saulo l’erosione è nel senso della vita: mancano ideali per credere e lottare, nulla fa attrito, si dice sempre sì, purché funzioni, purché appaia l’articolo sul quotidiano nazionale, purché il guardiano di turno sia d’accordo, ed ecco proliferare le scuole di scrittura, i venditori di fumo che garantiscono la riuscita del prodotto ben confezionato, con i crismi del marketing e le certezze del battage pubblicitario, e Saulo adesso è triste, pensa a chi è convinto che la vita ancora valga, che l’altro esista per essere ascoltato e perfino il lettore abbia una dignità da rispettare, che sia un atto offensivo rovesciargli addosso la plastica di una fantasia imbrigliata nelle regole decise dall’ultima catena di ebook, ipad, iphone: la stanza gli vortica attorno, i pezzi di vetro tornano a volare, sono i biglietti da dieci e venti euro che sostituiscono le pagine, lo scrittore è una cassa automatica con registratore incorporato, partita iva, percentuali da distribuire come sempre ingiustamente, ma tanto cosa importa se tutto il meccanismo è una chiara perversione dell’umano, una negazione dell’intelligenza, la riduzione della vita a un encefalogramma piatto che potrebbe essere l’ultimo approdo di don Faber? No, pensa Saulo, lui ce la farà, perché è uno che continua a credere e lottare, non è giusto che abbandoni il campo, fosse anche questo campo di battaglia che ha visto l’ultimo baluardo del cuore resistere all’assalto della banalità imperante. Gli viene in mente un altro incipit che gli pare appropriato alla circostanze attuali; sono le ultime parole che gli attraversano la mente prima di crollare sulla panca, esausto per l’attesa: Di chi hai paura, imbecille? Della gente che sta a guardare? Dei posteri, per strano caso? Basterebbe una cosa da niente: riuscire a essere te stesso, con tutte le stupidità attinenti, ma autentico, indiscutibile. La sincerità assoluta sarebbe di per se stessa un documento tale! Chi potrebbe muovere obiezioni? Questo è l’uomo, uno dei tanti se volete, ma uno. Per l’eternità gli altri sarebbero costretti a tenerne conto, stupefatti.



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