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84. Al petto della notte

Creato il 30 luglio 2011 da Fabry2010
84. Al petto della notte

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Vengono qui quando c’è qualcosa d’importante, e ora c’è qualcosa d’importante: gliel’ha detto, vorrei parlarti, e lui l’ha guardata, ci vediamo domani e domani eccolo qui.
La ragazza vola a braccia aperte, circondata da gabbiani.
Vengono qui perché c’è il tramonto, il sole che esplode, un forno acceso o un tuorlo d’uovo, cosa pensi quando vedi questo, Magdalenne?
Due mani piccole in una mano grande, che la vita sia affidarsi?
Penso a un fuoco da cui parte tutto, la macchia gialla che incendia le nuvole, laggiù.
La donna ha occhi neri come laghi avvolti dalla sera, quando gli amanti si nascondono sotto querce complici.
Dove vanno i raggi, quale meta vogliono raggiungere, perché squarciano il cielo come la lama di una spada, Magdalenne?
Le nuvole sono greggi di pecore o batuffoli di ovatta, sono la massa grigia del cervello o la barba incolta di un anziano.
I raggi sono braccia che cingono il mondo, ma perché non si fermano un momento, perché non sanno mai baciare?
Gli amanti si stringono, lui le fa scendere una mano lungo i fianchi.
Il mondo resterebbe senza abbracci se si fermassero a baciare, Magdalenne.
Ballano un tango appassionato, lei aderisce al suo corpo muscoloso, lui avvicina le labbra alle sue labbra.
Eppure le case aspettano la carezza della sera, aprono finestre e porte per lasciare entrare la luce che bussa, bussa, Yehochoua, non posso aprirti?
La farfalla si posa sui petali, ha paura di ferirli.
Non ho mai amato le mura, Magdalenne, le mura che escludono e che chiudono.
Il bambino guarda con stupore, a occhi spalancati, come colto in fallo.
Eppure, Yehochoua, c’è qualcosa che divide, sento il gelo della pietra, gli spuntoni acuti dei merli.
Il papà lo prende in braccio, e lui si lascia andare, si addormenta.
Cos’è una città senza confini, un giardino senza il deserto che lo delimita e descrive, Magdalenne?
Il bambino grida all’improvviso, piange, ha forse paura di qualcosa?
La massa bianca delle case si protende verso il cielo e dimentica la terra, non lo senti, Yeochoua, non te ne accorgi?
La donna sta dietro la finestra, la mano sul petto, le labbra semichiuse.
Vedo la luce che declina: il tramonto vorrebbe fermarsi, non permettere alla notte di dargli il cambio, Magdalenne.
Il mento del bambino si appoggia sulla spalla del papà.
Ma la notte viene, con le sue braccia morbide, col suo grembo accogliente, Yehochoua, non vuoi che ti raggiunga?
Una lacrima è sospesa sulle ciglia, non sa più cadere.
Sono amico della notte, il suo grembo mi conosce da sempre, non riesci a sentirmi, Magdalenne?
Il tango li trascina nella stanza, come il vento del deserto, come il sole che manda l’ultimo bagliore prima di stringersi al petto della notte.



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