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84. Quanto manca

Creato il 27 febbraio 2012 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su febbraio 27, 2012

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Amore, amore. Da dove volevi ripartire? La suonata al campanello. Cos’è successo, dopo? Ti sei trovato nel campo degli uomini persi, incorreggibili. Come hai deciso di seguire Marius? Per cercare ispirazione ai tuoi romanzi? Non sai che è la vita il romanzo che si scrive e ogni giorno se ne gira un’altra pagina, sperando sia più bella di quella precedente? Amore, amore: baciami, che c’importa del finale, prima o poi tutto finisce e cosa ne sarà dei corpi, del cuore che sussulta, della birra che aspetta di essere bevuta, come le favole imparate da bambini? Amore, amore, dimentichiamo tutto, perdiamoci nel presente eterno dei mondi paralleli, dove due come noi si abbracciano nello stesso istante, lasciamo che si accostino le labbra, i respiri, le lingue intrecciate ai coriandoli delle galassie, amore, amore, quanta strada abbiamo fatto da quando mi spiavi alla finestra, mentre io scrutavo l’altra, come se vivere fosse guardare dalla parte opposta, e basterebbe voltarsi, ci hai mai pensato? basterebbe voltarsi per trovare qualcosa che potrebbe dirsi – forse – la felicità. Parlano in tedesco: non riesci a staccarti dalla bocca di Gilda, ma ti mettono una mano sulla spalla: per quanto fingerai che siano personaggi persi nei labirinti delle tue trovate di scrittore? Dovevi proprio partire per Berlino, violare le gioiellerie dove brillavano i sogni d’oro e d’argento del tuo amico Marius? Chissà in quale angolo della città starà scarabocchiando  piani e studiando vie di fuga, lui che non lo prende mai nessuno, mentre tu, adesso che hai una donna e stai baciando il tuo destino, ti senti apostrofare in una lingua di cui ignori tutto, amore, amore, quanto manca della notte? Hanno infranto le statue, rovesciato gli idoli, e una voce ripete all’infinito: quanto manca, quanto manca della notte? Era il mondo che cercavi, un altro mondo, in cui il dolore trova un porto di pace, un approdo di labbra e seni che non stanno nella camicetta, da dove volevi ripartire? Dov’è che la scrittura ha preso un verso da cui non può tornare indietro? Ti fanno segni strani, i poliziotti: devi alzarti, seguirli, staccarti dal mondo che avevi conquistato, perché il romanzo ti porta dove vuole, la voce non fa che gridare sentinella, quanto manca? Sentinella, quanto manca della notte?


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