Pubblicato da fabrizio centofanti su febbraio 28, 2012
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E’ un bel palazzo: hai voluto il migliore, come sempre. Uno schiaffo a tuo padre, con cui non fai mai pace. E’ un secolo che lotti con il peggior nemico, ma non sei più sicuro che sia lui. Guardi i finestroni lucidi e immagini un interno che non c’è: gli studi di registrazione, gli uffici in cui prendere accordi coi cantanti, i depositi di compact disc che formano pile alte quasi fino al cielo. La notte è un panno scuro in cui si accendono diamanti di misure differenti: il sorriso d’argento della luna, le stelle appese come fiocchi di neve che non vuole più cadere. Ti piace il silenzio. Ti chiedi, a volte, se la tua vocazione non sia quella del monaco, un eremita isolato nella grotta ingombra di sterpi ai confini del mondo conosciuto. Non è musica anche quella? Il ritmo di stagioni e pensieri che vanno e vengono col carico di traumi ed emozioni, come se nel fondo di ogni notte ci fossero lampi di coscienza, luci inaspettate.
- Non dorme mai?
- Fawzi! Che ci fai?
- Quello che fa lei.
Ci sono momenti in cui dimentichi i tuoi piani, come fossero di un altro. Hai avuto coraggio ad assoldare un perfetto sconosciuto: la tua vita nelle mani di un estremista islamico! Se lo scoprissero? Se facesse il tuo nome, costretto da torture o allettato da più laute ricompense?
- Voglio vedere quello che non vedrò più.
- Come darle torto? Sono giorni in cui le cose finiscono e cominciano.
- Che vuoi dire?
Ci mancava il filosofo: avevi scelto un uomo che non pensasse troppo, che agisse il tanto che basta e poi sparisse. Hai sempre diffidato delle persone complicate.
- Ieri una donna si è lanciata da un tetto, ma se l’è cavata.
Un’ombra improvvisa cala nel cervello, come se la notte lo ingoiasse in un oblio senza rimedio. Un presagio che qualcosa non andrà come dovrebbe?
- Perché voleva uccidersi?
- Le storie solite: un uomo l’ha delusa, non pensava che a se stesso.
Ora sei la notte: ti senti un cielo vuoto, senza stelle, un buco nero che risucchia l’universo, incapace di specchiarsi in un ordine qualsiasi.
- Esiste qualcuno che si occupa agli altri?
- Allah, sicuramente.
Allah! La facciata della sede è in bugnato fiorentino: l’hai fatto per Dalia, per le manie che la trascinano verso una città dove fa sempre troppo freddo o troppo caldo, nemica della tua vita tiepida, del vomito che ti sale in gola, all’improvviso.