Il termine entro cui presentare l’iscrizione come candidato agli Academy Award 2014 nella categoria “Miglior Film in Lingua Straniera”, sezione “Film Italiani” è scaduto Venerdì 13 Settembre. La notte degli Oscar avrà luogo, come la tradizione vuole, a Los Angeles, il prossimo 2 Marzo. L’Anica (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive), che rappresenta l’”Academy of Motion Picture Arts and Sciences” di Los Angeles in Italia, ha reso noto da poco il nome del candidato ufficiale: “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino.
Il film racconta di Jep (Servillo), scrittore e giornalista ormai in crisi, senza più voglia di combinare nulla, semplicemente perché la “bella vita” della capitale lo ha risucchiato in un vortice di ozio in fase acuta, dove non conta chi sei, ma quello che fai e quanti soldi hai in banca. Intorno a lui falsi amici alcolizzati, cocainomani, frustrati, tristi che riempiono tre quarti del film in smisurati salotti vista Colosseo. L’inesorabile Jep-Toni sviscererà l’intero quadretto coatto con soliloqui mono-tono.
Questo è il sunto, ma potrei linkarvi almeno un centinaio di siti dove il sunto da me fatto, è magicamente trasformato in un attraente plot, irresistibile, e vi verrà voglia di correre a vederlo perché chi ha scritto quell’articolo ha avuto una buona padronanza della lingua italiana per saper condirne e pomparne la misera storia.
A concorrere per il titolo di rappresentante italiano al più grande premio del cinema internazionale, erano in sette: “Midway – Tra la Vita e la Morte” di John Real (non lasciatevi ingannare dal nome, è un venticinquenne siciliano, vero nome Giovanni Marzagalli, fin troppo ossessionato da Hollywood, tanto da crearsi un alias statunitense); “Miele” di Valeria Golino; “Razzabastarda” di Alessandro Gassman; “Salvo” di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia; “Viaggio Sola” di Maria Sole Tognazzi; “Viva la Libertà” di Roberto Andò, e infine il prescelto “La Grande Bellezza”.
La giuria dell’Anica, composta da Nicola Borrelli (fondatore e presidente del Lucca Film Festival), Martha Capello (produttrice cinematografica), Liliana Cavani (regista e sceneggiatrice), Tilde Corsi (produttrice cinematografica), Caterina D’Amico (preside della Scuola Nazionale di Cinema), Piera Detassis (giornalista, saggista, critica cinematografica), Andrea Occhipinti (attore e produttore cinematografico) e Giulio Scarpati (sì, proprio lui, quello di “Un Medico in Famiglia”…), ha decretato il film di Sorrentino degno non solo di partecipare alla notte degli Oscar, ma anche di rappresentare il nostro bel paese.
Non ho ben capito con che criterio sia stata composta la giuria dell’Anica, e non voglio credere né insinuare che non siano persone competenti, lungi da me, anche perché gli Oscar credo bene siano sempre stati ben meritati. Viene però spontanea un’unica domanda: perché proprio Sorrentino? Forse hanno scelto il male minore.
Per la mia tenera età (tenera strettamente dal punto di vista di esperienza cinefila) posso solo guardarmi indietro e osservare gli Oscar passati, vinti dagli italiani, e devo ammettere che dei Grandi del Cinema Italiano si sono meritatamente portati a casa un Oscar, tanto per citarne qualcuno, De Sica, Fellini, Petri, Tornatore.
Ora: “La Grande Bellezza” ha pregi e difetti, e questo, concedetemelo, a detta di tutti, mi auguro. Nello specifico, a mio avviso, ha molti più difetti che pregi, e giusto per non dilungarmi troppo, elencherei i pregi perché sono di meno: buona fotografia (ho visto di meglio) e ottima interpretazione di Toni Servillo, al quale, darei personalmente un premio per l’eccellenza delle sue interpretazioni, ma ahimè, questi non sono abbastanza per portarsi a casa un Oscar per un intero film, per quanto mi riguarda non sono abbastanza nemmeno per andare a Los Angeles.
Detto questo, mi rattrista il pensiero che un film del genere possa gareggiare per il più importante premio internazionale, semplicemente perché questo significa che col passare del tempo l’Italia ha smesso di sfoderare bravi registi, e con loro esemplari sceneggiature. Sappiamo che il cinema è soggettivo, ma non riesco proprio a capacitarmi del fatto che la gente giudichi bello e faccia incassare più di 7milioni di euro a un film che non provoca nessun tipo di emozione, non suscita nessun tipo di pensiero, ma ti lascia incollato alla poltrona aspettando e sperando nel momento in cui qualcosa di interessante avverrà, ma sono sicura che la maggior parte delle persone, tra cui ovviamente la giuria dell’Anica e tanti, tantissimi altri, reputino strabiliante nella pellicola i dialoghi (o meglio dire i monologhi di Servillo?), gli effetti speciali (memorabili i fenicotteri rosa stile adesivi, o della giraffa ritagliata e incollata), l’interpretazione della Ferilli, le musiche (sono uscita dalla sala col mal di testa) e tutta la fantastica storia di quest’uomo e della depressione che lo attanaglia.
Si capisce che non è il cinema che garba alla sottoscritta, ma vorrei anche capire perché è degno di qualcuno. Rimango da sola e basita con le mie convinzioni, che mi fanno apprezzare i film che una volta vinsero gli Oscar, e tanto per rinfrescarci la memoria, l’ultimo Oscar vinto da un film italiano risale al 1999 con “La Vita è Bella” di Benigni, oserei dire, un Signor Film, che come tutti i film dovrebbero fare, perché è loro compito, ti lascia qualcosa, ti fa pensare, si insinua silenziosamente nella tua testa e quando meno te lo aspetti ti riaffiora alla memoria con qualche scena indimenticabile, una musica, delle parole, una fotografia, la storia avvincente.
Sono quindi passati ben 15 anni e nessun film italiano ha più vinto un Oscar come “Miglior Film Straniero”, e tremo al pensiero che dopo 15 anni, il silenzio venga rotto dall’Oscar a Sorrentino. A gennaio sapremo quali sono gli altri quattro film che gareggeranno per l’Oscar in questione, nel frattempo accontentiamoci della nomination italiana, anzi accontentatevi, io personalmente non trovo niente di appagante nell’immaginare un Sorrentino in Smoking che corre sul palco a ritirare un Oscar, soprattutto se penso al suo film peggiore, ma razionalmente so che potrà realmente accadere, perché Hollywood adora Mister Sorrentino.
L’unica consolazione se penso a “The Great Beauty”, traduzione per distribuirlo agli amici d’oltre oceano, è Miss Fanny Ardant, in tutto il suo splendore, fascino e seduzione di Donna, in un brevissimo ma intenso cameo dove interpreta se stessa. Ma si accettano scommesse su quanti hanno preferito il cameo di Antonello Venditti!