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86. Morire qui

Creato il 16 gennaio 2011 da Fabry2010

86. Morire qui

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Saulo viene svegliato una seconda volta: niente di drammatico, una semplice pacca sulla spalla, che però gli fa l’effetto di una cannonata in pieno petto:
- Stanotte è destino, non si dorme.
Giulio da Padova lo fissa con uno sguardo ansioso e stralunato e cerca di vincere il disagio creato dal suo gesto:
- Ci sono grandi notizie, ho appena ricevuto una chiamata dalla Lipp.
- A quest’ora di notte?
- Stavano procedendo allo spoglio delle schede, con l’esercizio chiuso. Mi hanno comunicato in tutta segretezza il vincitore: Leopoldo!
- Incredibile: un romanzo ancora in corso che riesce a vincere un premio letterario.
- Rimanga fra te e me: il libro l’ho concluso io.
- Quindi sai già come finisce questa storia?, chiede Saulo con un velo d’ironia.
- Ho tirato l’acqua al mio mulino, facendo morire in anticipo don Faber; preparo il terreno per il pacchetto proposto poco fa: tumulazione più orazione. E’ un’occasione unica per promuovere la nostra impresa: ti rendi conto? In coincidenza con un prestigioso riconoscimento letterario!
- E se don Faber non morisse?
- Parliamoci chiaro: non ha possibilità di farcela. Poi, la Ricco Barocco ha sguinzagliato i suoi scagnozzi: per un motivo o l’altro, il destino del prete è ormai segnato.
- Pensavo, prima di addormentarmi, che le patrie lettere fossero ridotte male: i tuoi discorsi me ne danno una conferma inoppugnabile.
- Non essere idealista, Saulo: la letteratura ha bisogno di una svolta. Le nostre scuole hanno omologato tutti e tutto, nessuno riesce a scrivere un libro originale, ad aprire strade nuove. Bisogna morire, per risorgere. Morire qui, e ora, per risorgere domani.
- Non pensi che possa esserci una via meno cruenta? Non vorrei che don Faber tirasse le cuoia per accreditare il finale di un romanzo. Noi tutti speriamo che si salvi, a costo di rinunciare al premio.
- La letteratura ha ragioni tutte sue: qualcosa bisogna pur sacrificare. Non ti pare una causa valida la rinascita del romanzo italiano, dato per spacciato da qualunque persona di buon senso?
- Tu hai dato per spacciato un sacerdote.
Giulio da Padova sta per dare una risposta, forse memorabile, ma il medico si affaccia sulla porta. Ha il viso contratto, si morde le labbra come per cercare le parole. D’incanto, la piccola folla è tutta sveglia e si accalca attorno al chirurgo in imbarazzo. Lui apre le labbra, sta per emettere un verdetto decisivo, quello che tiene in sospeso i parenti – amici – fedeli di don Faber da parecchi giorni a questa parte.
- Signori, comincia con tono dimesso e solenne nello stesso tempo.
In quell’istante, un rumore assordante proviene dal fondo del corridoio bianco del reparto. Tutti si voltano di scatto, cercando di capire cosa accada.



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