Pubblicato da fabrizio centofanti su giugno 11, 2012
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Potrebbe succedere di tutto: uno scrittore ha un certo fascino. Potresti dire che sai già di lei, non c’è bisogno che racconti nulla. Oppure fingere di non sapere niente, di pensare che sia libera. Così non avresti freni, la prenderesti quando meno se l’aspetta, rotolandoti con lei sul letto sospeso, come i vostri sogni. Il romanziere ha bisogno di nuove esperienze per tener viva la tensione, metabolizza sensazioni che tradurrà in parole solo se hanno odore e sapore, per esempio della pelle bianca di Marika, che immagini liscia e solo a tratti interrotta da un neo oppure da un foruncolo prodotto dall’amore per la cioccolata. Ultimamente Futura ti ha lasciato a secco. La memoria degli amplessi sulla spiaggia comincia a dileguarsi, stenti a ricordare la fatica di sfilarle il costume così stretto; forse pensa al tedesco distratto, dimentico dell’appuntamento preso a Disneyland Paris. Ti chiedi se sia un tradimento abbracciare un’altra donna quando la tua non si fa più vedere, insegue altri sogni, muore, magari, durante una rapina in banca al centro, dove l’impiegato riesce a premere il pulsante dell’allarme senza farsi notare, le auto della polizia sopraggiungono a sirene spiegate e una scintilla d’odio si accende negli occhi azzurri e verdi, mentre si domanda che cosa, questa volta, non abbia funzionato, lei così convinta d’essere invincibile, lei, che tiene gli uomini come giocattoli sulla punta delle dita e gli fa sognare che in una notte di luna piena si presenti nella camera d’albergo, forse ferita, sanguinante, con l’aria di sfida di chi non ha paura di morire, perché sua madre non l’ha amata, e la vita è una merda, e non c’è proprio nessuno che colmi un vuoto scavato prima ancora di venire al mondo. Sì, ti aspetti che sia lei a entrare senza far rumore nella stanza aperta, e invece, nello schermo del computer, vedi riflesso un volto incorniciato da capelli castani e ricci che scendono sui fianchi e intuisci che non avrà il coraggio di dire una parola, aspetta che sia tu ad accorgerti di lei, a sbilanciarti, a dare un segno qualunque di piacere o di fastidio, e annoti la sua aria insicura, da passero bagnato dalla pioggia, e non sai più che fare, se essere contento d’incontrare un’altra donna, o temere che Futura arrivi da un momento all’altro, o dire a Marika che Filippo è diviso fra due scelte, o forse tre, di non perdere altro tempo, perché il romanzo si avvia alla conclusione ed è bene ritrovarsi con se stessi, fare i conti col sogno della vita prima che sia troppo tardi e la parola fine ci inabissi, uno dopo l’altro, nell’oblio.