Amman mi ricorda incredibilmente Napoli. Sarà il caos, saranno questi vicoli che si arrampicano in alto a farmi venire in mente certi scorci “dei quartieri”, lo sviluppo della città tra le colline e la parte bassa in un continuo sali e scendi, il contrasto del finito/non finito, i colori, i suoni, l’ammuina per le vie del mercato, il rito del caffè che trovi ad ogni angolo, la gente sorridente, e a tratti anche la lingua mi sembra ricordare certi modi di dire: “ishallà” e “vien’accà” mi suonano entrambi familiari. Forse è anche per questo che quando scendo laggiù mi sento a mio agio. La prima volta osservi, la seconda inizi a capire…e a scoprire cose nuove. Per chi si avvicina a questa terra per la prima volta suggerisco…
1) Una visita alla Citadell, la parte “storica” o meglio, quel che rimane delle rovine di templi romani e moschee. Il sito è piccolo, in un’ora si gira tutto compreso il museo che si trova all’interno. Non sono le rovine in sé ad essere magiche, ma la posizione sopraelevata dalla quale abbracciare con un solo sguardo tutta Amman, compresa “downtown” ed il suo antico teatro romano (ancora attivo), il silenzio rotto solo dal canto del muezzin che richiama alla preghiera, i gatti che ti vengono a scodinzolare vicino supplicando una coccola. Con una giornata di sole è davvero piacevole… 2) Un giro in Rainbow street è doveroso. Meta prediletta della gioventù locale per uscite del giovedì/venerdì sera, è piena di locali/negozi interessanti. In una traversa si trova il books@cafè, di cui ho già parlato, dove sostare è un piacere. 3) In una stradina laterale si trova un gioiellino di artigianato locale, la Jordan River Foundation, ovvero un’associazione a scopo benefico ed umanitario che raccoglie i prodotti realizzati a mano da donne locali. I prodotti spaziano dal tessile alle ceramiche dipinte a mano. Non mancano tappeti, piccoli bijoux e pupazzi per i più piccoli. I “commessi” sono gentilissimi e spiegano per filo e per segno ogni singolo oggetto. Avrei portato via diverse cose colorate…ma erano troppo ingombranti. 4) Darat al Funun – The Khalid Shoman Foundation è un altro luogo incredibile da non farsi scappare. Immaginatevi una schiera di villette antiche circondate da giardinetti…allestite come piccoli musei. Sale espositive dislocate in antiche abitazioni dalle tipiche porte verdi e delle finestre ampie e luminose. Il tutto con una splendida vista sulla città. Le mostre variano costantemente, con alcuni pezzi interessanti e altri decisamente meno, ma l’ambiente è incredibile, i caffè sono deliziosi e la vista spettacolare. Io poi mi sono ipnotizzata sui pavimenti… ;) 5) Non si può andare via da Amman senza aver fatto una “colazione” da Jafra! Loro la chiamano colazione, per me è un pranzo ricco a base di hummus, vari tipi di formaggi, melanzane mignon ripiene ed altre specialità locali accompagnate dal tipico tè alla menta. Il locale è grande e caratteristico situato in downtown. Se il tempo è buono e c’è posto la colazione in terrazza è ancora più bella. Ah, come al solito dentro al locale fumano tutti (cosa alla quale non ero più abituata). 6) Per gli amanti del contemporaneo ancora una galleria “moderna” incastrata tra vecchie case. Il contrasto di questi spazi antichi e pezzi moderni e le grandi terrazze che si affacciano sulla città, rendono il tutto davvero surreale. Luogo anche di happening mondani…;) 7) Street food locale da non farsi scappare. Ho visto produrre una quantità infinita di falafell ad una velocità supersonica in una friggitoria vecchio stile che sono rimasta ipnotizzata. Niente a che vedere con quello che si trova da queste parti. Per cui consiglio di assaggiarle, con il pane al sesamo locale (comprato in un forno del 1920, il più antico della città) e un po’ di hummus…che non ci sta mai male! (stamattina mi scappano rime come se piovesse, pardon…)8) Due passi fuori dalla città, passando da Madaba (la città dei mosaici) fino ad arrampicarsi sul monte Nebo, quello dove (si dice) Mosè abbia ricevuto le tavole da Dio in persona. Nel sito c’è lo zampino italiano (chiesa, papa e via dicendo) per le ristrutturazioni e salvataggio dei mosaici che sono pavimentazione della Chiesa, ma da quassù la vista toglie il fiato. Quando non c’è foschia riesci ad intravedere anche il Mar Morto 9) Il Mar Morto…c’ero già stata due anni fa, ma capitarci a novembre e poter stare a maniche corte con quel venticello caldo che ti solletica mi ha davvero rigenerato. Avrei potuto fare il bagno ma mi era stato detto “fa freddo” e quindi non ho messo il costume in valigia. Anche fuori stagione questa è un’isola felice, anche se un po’ deserta, di caldo e tranquillità. Che se avessi io un posto con 27 gradi fissi tutto l’anno a mezz’ora da casa ci andrei sempre…E mi raccomando…non andate via senza uno scrub con i sali originali del Dead Sea…che vi rimettono al mondo! ;)