Il racconto…
La Regina degli Elfi
di
Carla Tommasone
Jasmine si riteneva proprio una frana.
Come tutti gli Elfi poteva gestire le forze della Natura, quali l’Acqua, il Fuoco, la Terra e l’Aria.
Percepiva tutte le richieste rivolte a lei, i desideri, le preghiere, i sogni dei bimbi che popolavano il mondo e avrebbe voluto fare qualcosa per loro come ogni Natale da quando si era evoluta la terra, però si rendeva conto che quell’anno qualcosa non andava. Aveva un problema e non sapeva come risolverlo.
«Ho sbagliato tutto», confidò alla madre, asciugandosi le lacrime che le solcavano il viso.
«Perché?» chiese la regina.
«Volevo che tutti bimbi assettati del mondo avessero tanta acqua di cui disporre, invece ho creato solo vortici che hanno turbinato violentemente in luoghi sbagliati, creando inondazioni», spiegò Jasmine afflitta.
La madre annuì pensierosa assestandosi sulle gambe il suo figlioletto minore che si divertiva a creare piccole nubi che vorticavano dentro la stanza. Una piccola cascata d’acqua si abbatté su Jasmine.
«Devil smettila con i tuoi esprimenti», lo rimproverò la madre porgendo un telo alla figlia maggiore perché si asciugasse. «E poi?», la sollecitò.
«Poi volevo che avessero il fuoco per scaldarsi, invece tutto quel fuoco si è condensato in coni di montagne che non la smettono più di eruttare», spiegò la ragazza stupefatta. Non capiva come avesse potuto gestire così malamente quegli elementi.
Intanto il piccolo Devil agitò frenetico le mani e piccole saette attraversarono la stanza andando a conficcarsi nei muri con brevi fiammate. Le pareti, infatti, erano chiazzate da larghe bruciature.
«Devil basta con le saette! E dopo?»
«E dopo ho fallito anche con la terra. Volevo che girasse più piano per concedere più tempo ai suoi abitanti, invece ha cominciato a sussultare, a spaccarsi ed aprirsi facendo anche crollare le case! Sono la più miserevole degli Elfi, madre, e non sono degna di succedervi un giorno. Non sono in grado di gestire i miei poteri e ho combinato solo disastri e mi dispiace terribilmente perché io amo il popolo della terra. Sono esseri strani, dominati a volte da sentimenti discutibili, però hanno una capacità d’amore pari alla nostra e quando dimenticano di combattersi l’un l’altro, sanno essere davvero solidali.»
Il piccolo Devil si concentrò sul pavimento di azzurre piastrelle e d’improvviso si udì uno schiocco secco, una manciata di piastrelle schizzò in aria frantumandosi in una miriade di pezzetti iridescenti che piombarono sul suo capo e su quello della madre.
La Regina non si scompose e si sgrullò i capelli argentei, e polvere di stelle si depositò ai suoi piedi.
«Tesoro, non è colpa tua. Ogni Elfo è in grado di intervenire su quegli elementi e tu sai bene che è nel nostro carattere essere anche piuttosto dispettosi e tuo fratello ne è un esempio lampante», dichiarò la regina sgrullando anche i capelli del piccolo che si ritrasse infastidito per quella manovra che lo distoglieva dai suoi propositi. Strinse le labbra a cuore e soffiò. Un piccolo turbine uscì dalla sua bocca e investì in pieno Jasmine, inducendo le sue vesti a gonfiarsi come vele al vento e i capelli d’argento a sollevarsi e vorticare sul suo capo, finendo per attorcigliarsi e comporre una treccia che le restò ritta sulla testa.
Il bimbo rise felice e anche Jasmine abbozzò un sorriso.
«Non crucciarti Jasmine, ci sarà sempre chi ostacolerà i tuoi piani con i suoi dispetti. Tu hai il cuore di una regina e saprai, quando sarà il caso, come evitare interventi esterni.»
«Davvero?» domandò la ragazza rincuorata. Il turbine si era esaurito e la treccia le ricadde pesantemente sulle spalle.
«Certo. Come potresti avere totale controllo sull’acqua per esempio? Pensaci mia cara. Dovresti usare qualcosa di tuo, degno di una regina, per essere la sola ad averne il controllo.»
Jasmine ci pensò, poi comprese. «Potrei usare una mia lacrima», ipotizzò cominciando a capire.
«Esatto. E per il fuoco?»
«Il calore del mio cuore e per la terra il mio corpo e per l’aria il mio respiro proprio come ha fatto Devil», elencò Jasmine eccitata.
«Giusto Jas, perciò concentrati su te stessa e vedrai che nessuno sarà in grado d’inquinare il tuo progetto.»
Il volto di Jasmine si aprì nel sorriso. Il suo dono natalizio per gli abitanti della terra sarebbe stato degno di una vera regina. Concentrò il pensiero su una piccola terra incontaminata, dall’aria salubre e pulita, ricca di corsi d’acqua effervescenti e puri, scaldata dal sole dal mattino al tramonto e istantaneamente dalle profondità di un oceano terrestre, sorse una piccola isola.
Devil batté le mani. «Brava Jas!» urlò condensando il suo pensiero, tuttavia ottenere lo stesso risultato della sorella non era ancora nelle sue capacità, così riuscì solo a produrre un piccolo tsunami.
La madre si alzò. «E’ meglio che conduca tuo fratello a letto o con i suoi esperimenti finirà per distruggere la terra. Comunque brava Jas, è proprio bella quell’isola.»
Jasmine sorrise lanciando uno sguardo verso la terra. Gli umani festeggiavano il Natale nella prima parte del loro mondo e lei era riuscita nel suo intento. Non era male un’isola perfetta come dono natalizio.
La ricetta…
Mezzelune di ceci e gamberi…
Ingredienti per la pasta: 400 gr. di farina 0, 4 uova, sale.
Ingredienti per la farcia: 200 gr. di ceci, 200 gr. di gamberi, 1 scalogno, alloro, rosmarino, olio extravergine d’oliva, sale e pepe.
Ingredienti per condire: 3 pomodori ramati, 1 spicchio d’aglio, rosmarino, olio extravergine d’oliva, sale e pepe.
Sulla spianatoia verso a fontana la farina passata al setaccio, al centro vi metto le uova e aggiungo un pizzico di sale. Lavoro con forza gli ingredienti fino ad ottenere un impasto liscio, consistente ed elastico. Formo un panetto, lo avvolgo in un panno inumidito e lo faccio riposare in frigorifero per circa un’ora.
In una pentola faccio lessare i ceci che ho messo a bagno almeno 12 ore prima e li faccio cuocere per almeno 1 ora, poi li scolo e li passo nel mixer.
In un tegame faccio rosolare nell’olio lo scalogno finemente tritato, aggiungo i gamberi sgusciati e tritati grossolanamente, li faccio insaporire qualche minuto, poi aggiungo la purea di ceci, regolo di sale e pepe, faccio cuocere ancora qualche minuto, poi spengo la fiamma e faccio raffreddare.
Con il mattarello stendo la pasta in una sfoglia sottile e con il tagliapasta liscio taglio dei dischi al centro dei quali metto un po di ripieno, poi li ripiego a metà schiacciandoli bene sui bordi per non fare uscire il ripieno.
In una padella faccio insaporire l’olio con l’aglio e il rosmarino, aggiungo i pomodori spellati tritati grossolanamente e faccio cuocere per alcuni minuti.
Lesso e scolo al dente le mezzelune e le condisco con la salsa preparata.