Casini: “La risposta adeguata alla crisi non è lo sciopero generale”.
Non entra nelle dieci caselle.
(da www.spinoza.it)
Nel frattempo il governo tritziniano si era riunito come al solito di notte, alle solite pendici del solito Sjrin-yang. Si era deciso di licenziare, tirando a sorte, il 30% dei dipendenti pubblici, di abolire i Demi (circoscrizioni che corrispondevano alle Province del lontano pianeta Terra), di mettere in cassa integrazione il 30% dei dipendenti privati maschi e di prepensionare le donne.
- Perché solo le donne?, aveva chiesto un sottosegretario al welfare non molto sveglio.
- Che stiano a casa a pulire il culo a vecchi e bambini. Basta co ‘sti immigrati!
- I sindacati si metteranno sul piede di guerra, disse la ministra delle pari opportunità dandosi il fard.
- Regaleremo pannolini agli aventi diritto, replicò il premier, rubandole di nascosto il fondotinta dalla borsetta.
Il 1° maggio (giorno scelto non a caso dopo la scoperta che sul lontano pianeta Terra, in tempi molto antichi, quel giorno era la festa dei lavoratori) l’Esercito di Liberazione della Gioventù fece scoppiare una bomba nella sede del partito di Centro-Alto.
Fu così che si inaugurò la celebre Guerra di Liberazione della Tritzinia (3099-4014).
Nel giro di pochi mesi, grazie al tam tam sul Silliboy© e sullo Zeronet©, i giovani rivoluzionari da poche decine divennero 700, alla fine dell’anno 1.800 e alla fine del 4000 350.000. Tra loro non mancavano le donne, che evidentemente avevano preferito il kalashnikov ai pannolini.
All’inizio i ribelli compivano solo azioni di guerriglia ed espropri proletari di beni di prima necessità (pane, Rayban, camicie Gucci e così via), ma poi decisero di dare un segnale forte e cominciarono ad ammazzare genitori.
- Dovete mettervi nella zucca che il nemico di classe non sono il nano e la sua corte. I nostri nemici sono le generazioni privilegiate, che si sono mangiate tutto e a noi hanno lasciato solo rifiuti. I ge-ni-to-ri, - diceva Ellandor, il leader dell’ELG.
- Ma ci hanno generati, allevati e mantenuti per anni, balbettava lo sprovveduto di turno.
- Mors tua vita mea. Se la sono voluta, - replicava Ellandor. – Questo, per favore, fucilatemelo.
Le esecuzioni avvenivano di giorno, nelle piazze: rapivano una decina di lavoratori, controllavano i documenti d’identità e, se avevano più di quarant’anni, li mettevano al muro scaricando una raffica di mitra sui nuovi “nemici di classe”.
Dopo i primi 4 morti, Aimirs fece timidamente osservare che anche lui avrebbe compiuto quarant’anni a giugno, così come molti altri compagni di lotta o potenziali fiancheggiatori. Gli fu data ragione, e l’età minima per la condanna a morte elevata a cinquant'anni.
- E i nonni, non li ammazziamo?, chiese un tizio che era stato allevato da un bisnonno manesco e alcolizzato, e non vedeva l’ora di regolare i conti.
- No. Ci servono le loro pensioni: andate e fatevele dare, senza spargimenti di sangue.
[CONTINUA NELLA PROSSIMA PUNTATA]