da qui
Gad ha un’espressione enigmatica, mentre mastica gli gnocchi di patate: inquadra l’angolo bar, moderno come tutto il resto; dal soffitto pendono due lampade enormi e stilizzate; sulla destra, in fondo, c’è una specie di vetrina in cui non riesce a distinguere gli oggetti, di colore scuro. Avigail ha un’aria agitata: i grandi occhiali scuri non riescono a nascondere il nervosismo che irrigidisce i muscoli e la costringe a battere le dita sul tavolo di legno.
- Sei stato tu?
Shaoul ha la barba ispida e i capelli in disordine: alla domanda della donna, fa un movimento quasi impercettibile con gli occhi, in direzione dell’amico.
Divorando il goulash, Yaacov fissa la colonna dalle mattonelle grigie e beige:
- Queste ultime faccende mi hanno dato molto da pensare.
Yoh’anan sfodera la sua faccia seria:
- A che ti riferisci?
Sulla vetrina, il riflesso della lampada sembra una medusa.
- Che ti prende Avigail? Non sei la stessa, ultimamente.
- Neanch’io ti riconosco: una volta, tra noi, non c’erano segreti.
I lampadari a forma di corona irradiano una luce immacolata.
- C’è solo l’imbarazzo della scelta: la bomba in parlamento, il rapimento sventato chissà come.
Le orecchie a sventola di Andreas sono radar che registrano le vibrazioni più sottili:
- Il cerchio si chiude un po’ alla volta: si divertono a giocare come il gatto col topo.
Gad accarezza la bottiglia di Maccabee:
- Sei tu che dovresti darci spiegazioni. Sei cambiata, da quando frequenti il cicisbeo.
- Non mischiamo le cose private e la politica.
Il goulash è un agglomerato di rocce scure nel deserto:
- Sì, ci stanno logorando: e Yehochoua non dice niente, sembra dare tutto per scontato.
Yoh’anan accenna a un debole sorriso:
- Lui non è come noi, ci crede veramente.
Gli occhi di Gad fanno la spola tra il bancone del bar e gli occhiali scuri di Avigail:
- C’è qualcosa di privato, nella nostra vita? Siamo schedati, intercettati, si sa tutto di noi, anche quello che vorremmo nascondere agli amici.
La donna sembra sciogliersi; basta un moto leggero delle labbra per renderla bellissima.
- In ogni caso, dobbiamo condividere i programmi, non agire da soli, soprattutto se si tratta di azioni rilevanti.
Il goulash è una pozzanghera rossa che Yaacov attraversa col cucchiaio:
- Non essere arrogante: noi ci crediamo come lui.
Yoh’anan segue un suo pensiero:
- Mi chiedo, a volte, come si entri nella vita eterna.
Della Maccabee resta solo un quarto:
- Comincio a essere geloso: forse perché sei la donna più bella che conosca?
- Non fare il furbo, cambiare discorso non è una risposta alla domanda.
La colonna a mattoncini, pensa Andreas, è un dolce di pane e miele coi canditi:
- Ho sentito una volta che diceva: vendi tutto, dallo ai poveri e vieni dietro a noi.
- E’ quello che abbiamo fatto, da tre anni a questa parte.
Gad tracanna l’ultimo quarto, tutto in una volta:
- Vuoi saperlo? Sono stato io.
- Sei un bastardo.
Shaoul mette una mano su quella della donna:
- Calmati, Avigail: da qualche tempo ci siamo allontanati. Dobbiamo ripartire con maggiore convinzione. Tira aria di rivolta: il governo reprime ogni traccia di guerriglia, ma la folla è dalla parte di Yehochoua.
Yaacov posa il cucchiaio nel piatto, definitivamente:
- Forse è arrivato il momento di capire cosa intenda, con quel tutto.