Alcool, armi, sesso, droga, vita notturna. Ma anche prodezze balistiche, serpentine, dribbling, numeri da fuoriclasse.
Questo ed altro era Faustino Asprilla. In Italia è stato uno dei primi ‘bad boys’, una sorta di incrocio tra Cantona ed Edmundo.
In Serie A ha giocato e segnato soltanto con una maglia, quella del Parma, diventando il simbolo di quella meravigliosa favola calcistica dei primi anni 90. In Inghilterra ha trovato il terreno fertile per rendersi subito un personaggio da prima pagina, facendo le fortune di Tabloid e paparazzi d’oltremanica. Con la maglia della nazionale colombiana ne ha combinate di tutti i colori, sia in ambito calcistico che in ambito extra-sportivo.
Faustino Asprilla nasce a Tuluà (Colombia) il 10 Novembre 1969. Dopo un periodo di apprendistato nel Cucuta Deportivo, approda a 19 anni in uno dei club sudamericani più prestigiosi, l’Atlètico Nacional. E’ qui che Tino inizia a farsi notare dai club europei. Con il Nacional vince da protagonista il campionato nel 1991 guadagnandosi le prime convocazioni in nazionale maggiore. Talento grezzo, giocatore indisciplinato, ma con capacita tecniche indiscutibili. E’ tempo per lui di tentare l’avventura in Serie A. Si parla di un possibile trasferimento a Firenze, ma è il Parma di Tanzi a scommettere sul talentuoso ragazzo colombiano. I gialloblù sono già una splendida realtà del calcio italiano e l’acquisto di Asprilla si configura come l’ennesima scommessa vinta dalla società emiliana in quegli anni. Dopo un periodo di adattamento iniziale, Asprilla ci mette ben poco ad entrare nel cuore dei tifosi e nelle preferenze dell’allenatore Nevio Scala. Parma, provincia felice del calcio italiano, sembra il luogo ideale dove esprimersi al meglio. L’amore tra lui e i tifosi scocca il 21 Marzo 1993, in occasione di Milan-Parma. Gli ‘invincibili’ di Capello sono imbattuti da 58 partite. E’ arrivato il momento di interrompere questa impressionante striscia positiva dei rossoneri. Ci pensa Tino, con una punizione pennellata a regalare al Parma una vittoria storica. Non sarà l’unica perla di quel campionato. Asprilla ci mette poco a conquistare il calcio italiano. Ogni gara al Tardini sembra una festa. Dopo ogni rete festeggia con una spettacolare capriola.
Il suo repertorio è vasto: dribbling ubriacanti, progressione da centometrista, scatti brucianti ma anche bizze e guai fuori dal campo, come ogni genio e sregolatezza che si rispetti Tino non si fa mancare niente. Salta la finale di Coppa delle Coppe dopo essersi ferito una gamba per aver sfondato un vetro di un autobus in seguito ad un alterco con il conducente. Il Parma riuscirà ugualmente a vincere il trofeo anche grazie a lui che aveva contribuito fin lì in maniera decisiva allo storico successo gialloblù (indimenticabile la doppietta all’Atlètico Madrid in semifinale). Parma gli perdona quasi tutto. Si diverte fuori dal campo ma anche dentro. Anche con la nazionale colombiana Asprilla ne combina di cotte e di crude. Ogni ritiro, uno scandalo notturno. I cafeteros mandano in estasi un intera nazione quando surclassano l’Argentina 5-0 a Buenos Aires il 5 Settembre 1993, partita di qualificazioni ai Mondiali di Usa 94. Finte, controfinte, dribbling. E’ il leader di una nazionale che sembra in grado di stupire anche ai mondiali americani. Ma non andrà cosi, la Colombia verrà eliminata al primo turno e la spedizione mondiale passerà alla storia per il tragico omicidio del difensore Escobar. Nel campionato 1993-94 gli emiliani sono seriamente in lizza per lo scudetto.
Lui e Zola, una coppia stellare. Il tricolore non arriva per un soffio, anche a causa del suo rendimento discontinuo, ma la stagione dei ragazzi di Scala resta comunque da incorniciare. La favola del Parma non si arresta nemmeno la stagione successiva. In campionato i gialloblù si piazzano al secondo posto dopo un lungo testa a testa contro la Juventus. Ma in Coppa Uefa Asprilla e compagni si prendono la rivincita, portando a Parma un altro trofeo in bacheca. Un’altra pagina di storia indelebile per quel gruppo ammirato in Italia e in Europa. Dopo 84 presenze, 25 gol e 3 trofei vinti si interrompe temporaneamente la storia tra Asprilla e il Parma.
Per 8 milioni di sterline passa in Premier League, al Newcastle. Le sue capriole e le sue prodezze conquistano anche il calcio inglese, anche se i Tabloid d’oltremanica sembrano interessati più a quello che combina fuori dal rettangolo di gioco. Resterà in Inghilterra esattamente due anni nei quali i Magpies si piazzeranno secondi dietro al Manchester United. Quando è in giornata è inarrestabile. Ne sa qualcosa il Barcellona steso da una sua tripletta nella fase a gironi della Champions League edizione 1997/98. Peccato che la sua vita sregolata prenda il sopravvento. Il declino, prematuro, è dietro l’angolo. Esempio emblematico i mondiali di France ’98. Tino ne fa una delle sue litigando con il c.t. colombiano Hernan Gomez, reo di averlo sostituito nella gara contro la Romania. Viene espulso dal ritiro e la Colombia verrà eliminata al primo turno. Alle soglie dei 30 anni Asprilla torna a Parma. Ma non è più lui. E’ la controfigura di se stesso ma comunque si toglie lo sfizio di partecipare, da comprimario, ad un nuovo successo, la Coppa Uefa 1998-99.
Lasciata definitivamente l’Italia, Tino fa ritorno in Sudamerica. Palmeiras, Fluminense, il ritorno da eroe al Nacional, Universidad de Chile ed Estudiantes le tappe conclusive di una carriera che avrebbe potuto essere molto più luminosa. Se in campo non sfreccia più come un tempo, fuori dal campo continua a far parlare di sè. Nel 2008 viene arrestato (rilasciato successivamente su cauzione) per aver sparato 29 colpi di fucile nei dintorni di una tenuta di sua proprietà in Colombia. Infine, alla sua maniera, si presenta alla sua partita di addio a bordo di una limousine bianca e vestito con un perfetto frac. La giusta conclusione di una carriera spericolata.