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91. Aspetta

Creato il 06 marzo 2012 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su marzo 6, 2012

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- Come hai fatto a liberarti dalla scorta?
- Ne so una più del diavolo.
- Non scherzare, amico, lo sai che mi offendo facilmente.
- Mi hai ridotto male.
- Che ne sai? Non stiamo costruendo insieme un futuro tutto rosa?
- Mi sento vuoto.
- Per riempirti di felicità.
- Comincio a dubitarne.
- Sei rimasto il ragazzo capriccioso che tuo padre ha cercato inutilmente di cambiare.
- Prendi le sue difese?
- Mi costringi. Voglio fare di te un capolavoro, ma non me lo permetti.
Che cos’hai, Fausto? Perché ti senti male? Stai perdendo fiducia nei progetti che ti avevano esaltato? E’ un sapore diverso da quello assaggiato nella mansarda con Arturo? Hai paura: in che impresa hai deciso di cacciarti? Quante vittime lasci sulla strada? Ester ha cercato di morire; Dalia si esaurisce nel tentativo di riaverti.
- C’è qualcosa che non va. Mi sembra di distruggere la vita della gente.
- La gente! La priorità è la propria vocazione. Se l’azienda fallisse, qualcuno verrebbe a consolarti? Le donne che t’inseguono continuerebbero a cercarti? Svegliati, gli scrupoli non hanno mai portato al successo o alla grandezza.
Lo guardi negli occhi: quand’è che hai cominciato a dargli retta? Non eri un santo, solo un egoista; ora sei cinico, cattivo.
- Chi sei? Perché hai cercato me?
Per un attimo, lo vedi vacillare. Che abbia un punto debole anche lui?
- Perché, perché: c’è sempre una ragione nelle cose?
Dove hai sentito questa frase? Possibile che nella vita accada sempre qualcosa che abbiamo già vissuto?
- Se permetti, m’interessano i motivi. Che ne verrebbe a te, se sfondassi con la nuova azienda?
Per la prima volta senti di poterlo battere, di liberarti da una specie d’incantesimo.
- Vuoi rovinarti? Non ti fidi più? Proprio adesso che manca così poco?
Ti fai un segno di croce. Gli occhi di Faust si abbassano di scatto. Hai davanti tuo padre, sul letto di morte. Gli chiedevi perdono e volevi perdonarlo pure tu. Lui abbassò gli occhi. Papà, papà! Figlio, l’ho fatto per te. Non volevo che fallissi, come tanti. Papà, non te ne andare! Gli prendesti la testa fra le mani, gli parlasti all’orecchio: papà, papà, non te ne andare, aspetta!
- Addio, Faust, ho capito, finalmente.
- Aspetta, aspetta, dove vai?


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