Pare che sia così a legger in giro. Io mi fido perché dopo aver visto ‘sto delirio scervellarmi anche sulla sua comprensione mi sembrava decisamente troppo.
Non che abbia un atteggiamento snobistico nei confronti di questa stramberia giapponese perché come avevo letto chissà dove qualunque recensione di un film non riuscirà mai a carpire la vera essenza di un’opera, anche la più infima o indegna. Però, santo cielo, in 964 Pinocchio non si capisce un cazzo! Eccheddiamine, va bene che ci sia un po’ di cyberpunk, va bene che ci sia un po’ di horror, va bene che ci sia un po’ Tsukamoto, tuttavia di tutto il po’ alla fine non resta un bel niente. Perché stare ad elencare le mancanze nei confronti di Tetsuo (la pietra di paragone più facile da usare) non mi va più di tanto, si tratta di altro cinema ben più maturo di un Shozin Fukui qualunque che magari nella sua carriera avrà fatto anche dei capolavori, ma di certo qui è parecchio lontano dalla soglia minima della sufficienza.
Non metto in dubbio la lungimiranza dell’opera pensata e partorita per spaccare gli sche(r)mi canonici, e non riesco nemmeno a gettarci troppo letame sopra perché l’amatorialità di alcuni passaggi fa quasi compassione. Ciononostante il film è d’una povertà di mezzi tale che a fatica si raggiunge la conclusione.
Il sonoro è pessimo, senza un filo collante messo lì per creare confusione, implementato da un’accozzaglia di inquadrature che vorrebbero dare un ritmo forsennato alla narrazione. E infatti ci riescono, mandando però a signorine licenziose la sua decifrabilità. Qualche mente illuminata potrà venire a dirmi che un film del genere non ha bisogno di essere capito. Va bene, va bene, è legittimo pensarla anche così. Io ad un’ora e mezza di inquadrature sbilenche con Pinocchio che rantola correndo per la strada o che viene ricoperto di spazzatura da Himiko che poco prima - o poco dopo - era rotolata gaudente nel proprio vomito per trasformarsi nel finale in una “cosa” indefinibile, io dico un grande ed accorato NO. E che mi crescesse il naso se ho detto delle bugie.