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A 50 anni dalla legge di nazionalizzazione dell’energia elettrica

Creato il 30 luglio 2012 da Apregesta7 @regesta_ap

A 50 anni dalla legge di nazionalizzazione dell’energia elettricaLunedì 30 luglio 1962. Entra nel vivo il dibattito parlamentare che porterà entro la fine dell’anno all’approvazione definitiva della legge di nazionalizzazione dell’energia elettrica e di istituzione dell’Enel.
Nella precedente seduta, in un assolato sabato romano, erano state affrontate le questioni preliminari avanzate dai molti oppositori della legge. Il progetto di legge predisposto dal governo e sottoscritto dal presidente del Consiglio Amintore Fanfani e dai ministri Emilio Colombo (Industria e commercio), Ugo la Malfa (Bilancio) e Roberto Tremelloni (Tesoro) arriva in aula il 26 luglio, al termine dei lavori della speciale commissione parlamentare costituita un mese prima per l’esame del testo. Ad accompagnarlo, oltre alla relazione di maggioranza predisposta dal democristiano Danilo De Cocci, ben tre relazioni di minoranza: dei deputati Alpino e Trombetta del Partito liberale, dei deputati del Partito democratico Casalinuovo, Covelli e Preziosi e dall’esponente del Movimento sociale Ernesto De Marzio. Tutta la documentazione e la riproduzione digitale dei resoconti di tutte le sedute sono accessibili dal Portale storico della Camera dei deputati, all’indirizzo http://storia.camera.it/documenti/progetti-legge/19620626-3906-istituzione-ente-l-energia-elettrica#nav.
Come scrivono nel loro testo Alpino e Trombetta, si tratta di un “provvedimento di eccezionale portata, forse il più incisivo e sconvolgente di questo dopoguerra”. E quasi l’intera seduta di quel lunedì 30, che si prolunga dalle 16 fino alle 22:35, è occupata dal giovane deputato Raffaele Delfino, al suo primo mandato parlamentare. Nel suo lunghissimo intervento l’esponente del Movimento sociale prefigura le asprezze e le difficoltà del dibattito e sfida i colleghi sul tema “caldo” delle vacanze estive: “nulla vieta alla Camera di continuare i suoi lavori per tutto il mese di agosto, comprese le domeniche (secondo la proposta dell’onorevole Riccardo Lombardi) e compreso magari il Ferragosto”.

L’importanza del provvedimento in discussione non riguarda solo il profondo impatto su uno dei settori trainanti dell’economia nazionale, con quasi 1.300 aziende interessate dalle pratiche di cessione degli impianti, con l’entità degli indennizzi dovuti agli azionisti e l’enorme rebus della riallocazione di questo ingente flusso di denaro. La legge istitutiva dell’Enel segna una tappa fondamentale nell’intera storia dell’Italia repubblicana, capace di produrre conseguenze che durano ancora oggi.
Con la nazionalizzazione dell’energia elettrica non solo viene sancito l’atto di nascita dell’esperienza politica del centrosinistra, punto d’incontro faticosamente raggiunto da Democrazia cristiana e Partito socialista. Quel provvedimento rappresenta allo stesso tempo il punto di partenza di una lunga stagione riformatrice, che si prolunga ben oltre la fine di quella formula politica per tutti gli anni Settanta: scuola media statale (1962), legge urbanistica (1967), Università (1969), Regioni, Statuto dei lavoratori, Referendum e divorzio (1970), obiezione di coscienza (1972), finanziamento ai partiti (1974), nuovo diritto di famiglia (1975), tutela delle acque (1976), parità uomo-donna (1977), servizio sanitario nazionale (1978).

La legge istitutiva dell’Enel segna una tappa fondamentale nell’intera storia dell’Italia repubblicana, capace di produrre conseguenze che durano ancora oggi

Nato come ente pubblico e trasformato, esattamente trent’anni dopo, in società per azioni per essere parzialmente privatizzato, l’Enel rappresenta a tutt’oggi uno dei pochi “campioni” del panorama industriale nazionale, per dimensioni, capitalizzazione di borsa, proiezione all’estero. Un primato orgogliosamente rivendicato: “la più grande azienda elettrica d’Italia e la seconda utility quotata d’Europa per capacità installata” è lo slogan che si legge sul sito enel.it. Un primato che l’Enel condivide con altri due protagonisti dell’impresa pubblica nel dopoguerra: Finmeccanica, costituita nel 1948, ed Eni, istituita nel 1953 per iniziativa del penultimo governo De Gasperi.
Con l’eccezione della Fiat, di cui peraltro si teme un progressivo disimpegno dall’Italia, il listino nazionale è oggi dominato da queste tre aziende nate dal ventre protettivo delle industrie di Stato. Un sintomo certo, non tanto della vitalità del modello “misto”, quanto della debolezza dell’imprenditoria privata nel nostro paese, incapace di assicurare sul medio e lungo periodo le risorse necessarie ad una stabile crescita industriale del paese. Lungi dal rappresentare il sintomo di una patalogia eccezionale, il sostegno diretto del bilancio statale e della collettività ha rappresentato e rappresenta, ben oltre la stagione d’oro dell’industria pubblica, un fattore decisivo nella costruzione dell’apparato produttivo nazionale.
Le vacanze dei deputati, in quell’estate del 1962, vennero poi salvaguardate. La discussione proseguì serrata nei giorni successivi per altre otto sedute, fino al 7 agosto, per riprendere il 5 settembre e giungere all’approvazione del testo in prima lettura nella seduta del 21 di quel mese. Dopo il passaggio al Senato , il disegno di legge ritorna alla Camera per la sua approvazione definitiva nella seduta del 27 novembre e viene successivamente pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del 12 dicembre .
Per ricordare le tappe di questo dibattito abbiamo così pensato di riprendere la narrazione della storia dell’industria elettrica italiana proposta direttamente dalle ex società elettriche attraverso alcuni filmati pubblicati sul web in occasione dei quarant’anni dell’ente sul portale www.enelikon.it: tre puntate dedicate ai materiali audiovisivi provenienti dagli archivi storici di Edison, Sade e Sme, che saranno pubblicate tra agosto e settembre. Quell’innovativo portale verticale, che raccoglie fotografie, filmati e documenti sulla storia dell’industria elettrica nazionale non è stato poi successivamente alimentato di nuovi contenuti. Speriamo che in occasione di questa nuova importante tappa della sua storia l’Enel voglia rendere disponibili nuovi materiali dai suoi ricchissimi archivi.

L’immagine è tratta da un servizio fotografico dell’Archivio storico Luce: “Visita del ministro dei Lavori Pubblici Di Crollalanza agli impianti idroelettrici alpini dell’Orco, di Vobarno, del Ponale, di Mezzocorona, dell’Isarco, di Santa Croce e centrale termoelettrica di Marghera” del 10 agosto 1931


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