Mi guardo indietro, è un susseguirsi di immagini, alcune mi fanno sorridere altre sono un pugno nello stomaco.Mi rivedo piccino guardarti al bordo della strada della nostra periferia dove tu, giovane uomo in mezzo a giovani uomini che a ripensarci adesso ai vostri volti sembravate usciti da un film di Pasolini, emergevi con tutta la tua stazza incredibilmente direttamente proporzionale alla tua agilità ed eleganza quando avevi la palla al piede.Mi rivedo bambino quando tu, trasandato con i tuoi capelli lunghi reduce dall'ennesima nottata trascorsa con personaggi che a cavallo fra gli anni settanta e ottanta quella merda che ancora tanto circolava si è portata via, andavi a lavorare in bici come garzone per la bottega di tuo padre che di lì a poco, con la sua morte, non ci sarebbe stata più.Mi rivedo adolescente in una fredda giornata di fine inverno allo stadio in mezzo alla gradinata mentre tu, a torso nudo sotto il bomber pieno di barbera come non mai, non smetti per un solo minuto di sventolare la nostra bandiera a cavalcioni sulla balaustra.Mi rivedo appena diplomato entrare in fabbrica e lì, in catena di montaggio, fare a braccio di ferro con te (perdendo sempre e con molta infamia) fra un pezzo e l'altro, mentre il caporeparto ci urlava dietro che se avevamo tante energie da sprecare ci avrebbe aggiunto altro lavoro.Mi rivedo uomo, poco prima di uscire da quella fabbrica che adesso non c'è più perchè la globalizzazione ha portato quel tipo di produzione da qualche parte in India, sfilare con te in corteo che indossavi quell'improponibile maglia gialla con sopra il faccione del Che (ma dove cazzo l'avevi trovata?) contro il governo Berlusconi nel 1994.Mi rivedo una mattina di inizio gennaio alla fine del secolo scorso, salire sulla mia vecchia Polo e affrontare un viaggio dalla Liguria a qua mettendoci cinque ore all'andata e altrettante al ritorno a causa di una nevicata record che anche i fuoristrada si fermavano in corsia di emergenza per fare tra andata e ritorno 200 km, ma non potevo non essere al tuo fianco in quella chiesa quando c'era da salutare tuo fratello che troppo presto se ne era andato.Mi rivedo accompagnarti in commissariato dopo la volante che era arrivata la sera prima a casa tua a portarti quel maledetto foglio, ma in quel momento non ti serviva un avvocato, bensì uno che stesse con te e non per dirti che avevi sbagliato.Mi rivedo mentre il prete ti si avvicina con l'ostia in mano: tu lo guardi, mi guardi, ci sorridiamo, ti volti nuovamente verso di lui e con la mano gli fai cenno di andare da un altro che con te non era proprio il caso.Mi rivedo il messaggio che mi hai mandato ieri: compagno, hai voglia di venire a bere qualcosa per festeggiare un vecchio di 50 anni? Tu chi sei a 50 anni? Non lo so, so solo che dentro quei 50 anni mi rivedo tante di quelle volte che tu non puoi neanche immaginare...
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Mi guardo indietro, è un susseguirsi di immagini, alcune mi fanno sorridere altre sono un pugno nello stomaco.Mi rivedo piccino guardarti al bordo della strada della nostra periferia dove tu, giovane uomo in mezzo a giovani uomini che a ripensarci adesso ai vostri volti sembravate usciti da un film di Pasolini, emergevi con tutta la tua stazza incredibilmente direttamente proporzionale alla tua agilità ed eleganza quando avevi la palla al piede.Mi rivedo bambino quando tu, trasandato con i tuoi capelli lunghi reduce dall'ennesima nottata trascorsa con personaggi che a cavallo fra gli anni settanta e ottanta quella merda che ancora tanto circolava si è portata via, andavi a lavorare in bici come garzone per la bottega di tuo padre che di lì a poco, con la sua morte, non ci sarebbe stata più.Mi rivedo adolescente in una fredda giornata di fine inverno allo stadio in mezzo alla gradinata mentre tu, a torso nudo sotto il bomber pieno di barbera come non mai, non smetti per un solo minuto di sventolare la nostra bandiera a cavalcioni sulla balaustra.Mi rivedo appena diplomato entrare in fabbrica e lì, in catena di montaggio, fare a braccio di ferro con te (perdendo sempre e con molta infamia) fra un pezzo e l'altro, mentre il caporeparto ci urlava dietro che se avevamo tante energie da sprecare ci avrebbe aggiunto altro lavoro.Mi rivedo uomo, poco prima di uscire da quella fabbrica che adesso non c'è più perchè la globalizzazione ha portato quel tipo di produzione da qualche parte in India, sfilare con te in corteo che indossavi quell'improponibile maglia gialla con sopra il faccione del Che (ma dove cazzo l'avevi trovata?) contro il governo Berlusconi nel 1994.Mi rivedo una mattina di inizio gennaio alla fine del secolo scorso, salire sulla mia vecchia Polo e affrontare un viaggio dalla Liguria a qua mettendoci cinque ore all'andata e altrettante al ritorno a causa di una nevicata record che anche i fuoristrada si fermavano in corsia di emergenza per fare tra andata e ritorno 200 km, ma non potevo non essere al tuo fianco in quella chiesa quando c'era da salutare tuo fratello che troppo presto se ne era andato.Mi rivedo accompagnarti in commissariato dopo la volante che era arrivata la sera prima a casa tua a portarti quel maledetto foglio, ma in quel momento non ti serviva un avvocato, bensì uno che stesse con te e non per dirti che avevi sbagliato.Mi rivedo mentre il prete ti si avvicina con l'ostia in mano: tu lo guardi, mi guardi, ci sorridiamo, ti volti nuovamente verso di lui e con la mano gli fai cenno di andare da un altro che con te non era proprio il caso.Mi rivedo il messaggio che mi hai mandato ieri: compagno, hai voglia di venire a bere qualcosa per festeggiare un vecchio di 50 anni? Tu chi sei a 50 anni? Non lo so, so solo che dentro quei 50 anni mi rivedo tante di quelle volte che tu non puoi neanche immaginare...
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