
Dopo Aimo e Nadia, Peck e il sofisticato giappo Nobu di Giorgio Armani, Massimo Temporiti apre Kitchen, in zona sud di Milano. Un luogo in cui mettere in pratica tutto ciò che ha appreso, anche grazie agli studi professionali e all’esperienza importante in Svizzera.
Siamo stati invitati a provare il suo menu. Veniamo accolti in un ambiente di piccole dimensioni, dalle luci soffuse e dal marcato stile urban – a nostro parere un po’ freddo, in contrasto con quello che troveremo nel piatto. Le ricette e la cucina del ristorante sono infatti molto più vere e accoglienti di quanto ci si potrebbe aspettare stando al di qua della cucina.
Proprio a questo ambiente fondamentale delle nostre case, e in particolare alla Kitchen di Banana Yoshimoto, si ispira la sala decorata da mattonelline bianche. Il gentilissimo personale di sala compensa dando calore.
I piatti, come dicevamo, mostrano l’attenta ricerca delle materie prime, in gran parte derivanti da due orti di proprietà (uno fuori Milano, l’altro in Liguria) e la capacità di mixare e lasciare ben definiti i sapori che caratterizzano le preparazioni, piacevolmente semplici ed efficaci.
In particolare abbiamo assaggiato spaghetti di Gragnagno con burro d’alpeggio alle acciughe con briciole di pane croccante alle erbe, costolette d’agnello panate all’ascolana con carciofi e riduzione di ribes rosso, cheese cake con formaggio fresco e leggerissimo di produzione propria.
A fine pasto scoprirete che è possibile acquistare i sughi a marchio del ristorante, accompagnati da un particolare digestivo, le Pepite di Kitchen, ovvero zollette di zucchero marinate per mesi con aromi come assenzio o pino mugo.
Gli amici con cui eravamo sono stati una compagnia molto divertente, che ci ha permesso di trascorrere una serata piacevole. L’idea però pare forse più quella di un locale per coppie o compagnie composte da quattro persone.
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