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A chi gioverebbero le elezioni anticipate?

Creato il 25 luglio 2012 da Fabio1983
Se la giornata di venerdì era stata nera, il lunedì seguente è stato nerissimo con lo spread schizzato a 529 punti base per poi raggiungere quota 537 l’indomani. Numeri vertiginosi che tanto hanno ricordato i livelli di novembre 2011, quando Berlusconi fu costretto alle dimissioni da presidente del Consiglio. Abbiamo quindi compreso che, nonostante l’inerzia che caratterizzò gli ultimi scorci di vita del precedente governo, sono diverse le variabili che alterano l’andamento dello spread. Di qui, dunque, le trattative in atto tra i leader politici – stando ai resoconti dei beninformati – al fine di andare al voto anticipatamente nel mese di novembre. Perché – sarebbe stato il ragionamento comune – se neppure il governo tecnico è riuscito a mettere un freno alla crisi, procrastinare l’agonia vorrebbe dire arrivare all’appuntamento del 2013 privi di qualsiasi credibilità, avendo sostenuto un esecutivo che nulla ha potuto se non prendere decisioni impopolari. Da par suo il premier Mario Monti sa bene che tali difficoltà sono figlie di una situazione più grave che investe l’intera eurozona e che non riguarda solo l’Italia (Atene è perennemente in bilico e la Spagna è in subbuglio). Anzi, il professore rivendica di avere fatto il possibile e dalla Russia, dove a inizio settimana ha incontrato Putin, rinviava il dibattito a tempo debito. Così come martedì è stato proposto anche dal segretario del Pdl, Angelino Alfano. Quale exit strategy sarebbe stata concessa tuttavia a Monti? E con quali prospettive per il Paese oltre che per i partiti che compongono la “strana maggioranza”? Difficile a dirsi. In primis perché, come è stato fatto notare da più parti, finché non verrà sciolto il nodo legge elettorale (e i tempi tecnici sono ristretti, troppo ristretti) è quasi impossibile stabilirne le modalità. In secondo luogo perché alcune scadenze (ad esempio l’adozione dello scudo anti-spread stabilita al vertice europeo di fine giugno) nonché i numeri sempre poco lusinghieri (su tasso di disoccupazione, potere d’acquisto e via discorrendo) non rappresentano di certo il miglior viatico per contenere nel frattempo la volatilità dei mercati. Soprattutto in virtù di una campagna elettorale tutta da decifrare, con i programmi da scrivere e le coalizioni ancora da definire. In che modo, poi, i partiti si sarebbero presentati alle urne? Ad essere catastrofici, meglio di quanto possano fare tra un anno, ma pur sempre in apnea e con l’ipotesi non affatto remota di un Monti bis, corroborato stavolta dal supporto della “legittimazione” politica. Ma un Monti parafulmine di un esecutivo à la tedesca (anche se su quest’ultimo aspetto, riferivano i soliti beninformati, le posizioni di Casini e Bersani divergevano, con il secondo che nel caso avrebbe preferito il leader del primo partito a capo del governo anziché l’attuale premier) quanto sarebbe funzionale alla causa dell’Italia?
(continua su T-Mag)

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