MILANO. Ho appena finito un pezzo su Abramovich e mi viene voglia di mandargli un sonoro calcio nei palloni. Lui è correo, come molti altri da molto tempo, della trasformazione del calcio in una lavanderia dove si lavano le nefandezze, si mette una bella carrettada di sbiancante di soldi e carriere e via. Direte: da molto tempo, da molti secoli i “circenses” sono strumento del potere: vero, ma in questa epoca dovrebbero subire le proteste dei tifosi e di chi ha a cuore il football. Ok datemi pure dell’idiota, dell’utile idiota, ma non potete negare che, quando capite che le mosse del boss di turno sono orientate a piani ben diversi dal creare un progetto vincente di squadra, vi venga un po’ il nervoso. Se non vi viene, beh, un calcio nei palloni anche a voi. Sono arcistufo che con gli scudetti si vincano le elezioni, sono arcistufo che con gli acquisti pazzi e la collezione di figurine ci si dia una ripulita anche se si è criminali veri e propri. Volete sapere se mi riferisco a qualcuno? Beh, si, ma non lo dico perché se no mi becco una querela. Non si creda che i miei riferimenti vanno all’Italia o all’Inghilterra, anche perché è pieno il mondo di politici padroni di squadre di calcio che fanno e disfano a loro piacimento. I posti dove stare, di conseguenza, sono due. Il primo è alla corte di questi, il secondo è di fronte a questi, con l’idea di criticare questa moda e di riprenderci il gioco più bello del mondo. Voi da che parte state?
Il calcio è il teatro dei sogni, ma spesso i sogni diventano incubi. Svegliatevi.