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a cosa pensi quando senti un pezzo come questo

Creato il 11 gennaio 2015 da Plus1gmt

C’è un altro bel modo per fare sogni a occhi aperti ascoltando musica ed è quello di immaginarsi sul palco con il gruppo o il cantante in questione a eseguire questo o quel pezzo e non venite a dirmi che non l’avete mai fatto, perché dev’essere un qualcosa degno di uno studio psicanalitico tanto quanto il figurarsi il senso di colpa del mondo, annessi e connessi, al proprio capezzale o in coda dietro alla propria bara. Non c’è davvero nulla di male, sappiatelo, nessuno è ancora in grado di ficcare il naso nella vostra testa quindi sentitevi liberi di lasciarvi andare alle più trasgressive perversioni, come proporre un pezzo famoso di oggi in occasione di quel concertone che si era svolto nell’83 con tutti i gruppi del liceo. Salire sul palco e come in un celebre episodio di Quantum Leap lasciare tutti a bocca aperta suonando una canzone qualsiasi dei Tv On The Radio. Ascoltavo invece uno degli album più acclamati dell’anno testé finito, che l’omonimo dei Run the jewels, in cui ci sono basi che ai tempi d’oro della 4AD – Cocteau Twins, Wolfgang Press e compagnia bella – avrebbero potuto costituire un perfetto tappeto sonoro per un innovativo progetto dark rap. Pensate un po’. Già che ci sei, diranno i lettori più opportunisti, tanto vale tornare indietro nel tempo e anticipare certi successi mondiali degli U2 o dei REM. Converrete con me però che così si perde tutta la poesia, già che uno si fa dei film mentali tanto vale farseli fuori dai circuiti mainstream. E secondo me in questa fase di sublimazione dei desideri più reconditi ci sono passate anche le persone che non direste mai. Non vi dico le cose che ho fatto io, inventandomi i Subsonica quando qui in Italia a malapena c’erano i Decibel, e tutto per fare breccia nell’omologa della mia adolescenza della ragazzina dai capelli rossi di Charlie Brown. E più volte ho trovato mio papà talmente immerso in uno dei concerti d’organo di Bach che secondo me era completamente perso dietro lo strumento antico di qualche cattedrale barocca, intento a fare da apripista a centinaia di fedeli pronti a elevare la propria mente verso Dio.



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