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A Cuore aperto: lettera di un padre ad un figlio

Da Andrea Venturotti

Sono seduto dalla tua parte del mio letto, del nostro letto. Quello stesso letto che, da qualche mese, sembra sempre più piccolo per tutti e tre, ma sempre più grande d’amore: ci pensate sempre tu e la mamma a riempirlo d’affetto. Tu che, notte dopo notte, ti fai spazio tra di noi e dentro di noi. Sembri aver già capito che, nella vita, dei crearti i tuoi spazi e tu, giorno dopo giorno, ci stai riuscendo alla grande. Soprattutto perché hai ridonato vita a quella parte di me che non ricordavo di avere, che avevo smesso di usare. La vita mi aveva portato a non fidarmi più del prossimo, a diventare egoista. Poi sei arrivato tu e con un tuo sorriso mi hai aperto un mondo: senza dire una parola eri già dentro il mio cuore e sapevo che, da lì in poi, ci saresti rimasto per sempre. Fin dalla prima volta che i miei occhi hanno avuto l’onore di vedere i tuoi. Ma non in un posto qualsiasi, bensì in quella parte del cuore dove tengo solo le cose belle. E tu, caro mio figliolo, sei la cosa più bella che mi sia capitata. Sei arrivato nel momento giusto, senza toccare nulla hai rivoluzionato tutto quanto. John Lennon ha detto: “La vita è ciò che ti accade mentre sei intento a fare altri progetti.” Adesso lo posso dire anch’io. Ne sono assolutamente convinto. Sei arrivato, come una manna dal cielo, ad indicarmi la strada. Come un faro nella notte hai illuminato il mio cammino. Costruirmi una famiglia, avere un figlio a cui insegnare dei principi, dei valori importanti come mio padre ha fatto con me. E, a sua volta, il padre di mio padre. Congratularmi quando farai bene e, al contrario, rimproverarti quando sbaglierai.

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Ora ti cullo tra le mie braccia, stavo fumando una sigaretta quando ti ho sentito piangere. Sono corso subito da te, come del resto farò finché ne avrai bisogno. E un giorno, se sarò stato un buon padre, sarai tu a dover correre da me. Ma, per questo, c’è ancora molto tempo. Ora voglio godermi questo momento magico. Con un braccio ti tengo e con l’altro, delicatamente, ti accarezzo la testa. Come ti ho sfiorato hai cessato il pianto. Ora ci guardiamo a vicenda negli occhi, ma vinci tu. Tu e i tuoi occhioni. In quel silenzio ci siamo già detti tutto. Ho visitato luoghi bellissimi, ho provato emozioni fantastiche ma tutto quanto messo insieme non è nulla in confronto con la sensazione che sto provando mentre ti tengo stretto a me. Ora le lacrime cominciano a scendere, non so spiegarti il motivo ma così è. Mi guardi con una faccia buffa finché una lacrima ti bagna il nasino e allora scoppi a ridere. Ed io con te. Insieme a te. Ridiamo di cuore. Ridiamo col cuore. Perché quelle, mio caro figliolo, sono lacrime di gioia. La mia gioia.
E allora penso a quel giorno in cui mi chiamerai papà, e le lacrime, continuano ad aumentare. Poi, crescendo, dovrai affrontare tante prove che la vita ti metterà davanti e tu, con la forza di un uomo, le dovrai superare. Scoprirai il dolore, l’amore e, un giorno, anche la tua gioia. Scoprirai che il mondo non è tutto rose e fiori, perché troverai anche tante spine. Ma, tra tutte quelle spine, troverai anche la tua rosa. E, come ti ho già detto, un giorno sarai tu a doverti occupare di me e della mamma. Sperando che tutto il nostro amore, un domani, sarà contraccambiato. Ma per questo c’è ancora tempo. Ti addormenti tra le mie braccia. Dormi, amore mio. Godiamoci un po’ di meritato riposo.

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Lifestories è una raccolta di racconti che ho deciso di creare per poter esprimere il mio punto di vista su storie che ho visto o di cui ho sentito parlare. Alcune saranno storie mie personali che ho vissuto. Questa, la prima che ho deciso di raccontarvi, l’ho vissuta da vicino. Tempo fa sono andato a trovare un mio caro amico che è diventato padre da 7 mesi. Ad un certo punto, mentre teneva in braccio suo figlio, gli sono scese delle lacrime. Chiaramente di gioia. Ma quella scena lì mi è rimasta davvero in testa, tant’è che ho deciso di raccontare il mio punto vista. Meglio ancora dire ho deciso di dare vita a quelle lacrime, trasformarle in parole. Mi è venuta fuori questa specie di lettera padre/figlio. Spero che vi sia piaciuta e, nelle prossime uscite di questa raccolta di racconti, altre storie di vita vissuta. Per concludere voglio mettere una canzone a cui, il mio caro amico, tiene molto ora che è un neo padre. Si chiama A modo tuo, già famosa per la versione di Elisa, ma questa è la versione del creatore di questa straordinaria canzone: Luciano Ligabue.


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