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A Dangerous Method

Creato il 04 gennaio 2013 da Valentina Orsini @Valent1naOrs1n1
A Dangerous Method
Tra la Zurigo e la splendida Vienna dei primi del Novecento, due grandi analisti, stanno ponendo le basi per la psicoanalisi moderna, tra interpretazioni oniriche e tutto ciò che si possa esprimere in termini di sessualità e nevrosi ad essa ricongiunte. Ad arricchire la tela recondita della mente umana c'è nel film, una sorta di triangolo, a tratti epistolare, tra il giovane psichiatra Carl Gustav Jung (Michael Fassbander), il suo mentore Sigmund Freud (Viggo Mortensen) e la scompensata e nevrotica Sabina Spielrein (Keira Knighgtley).
Fin dai titoli di testa, qualcosa fa pensare che il buon Cronenberg tenti di riportare lo spettatore ai primi minuti di Spider, alla prima inquadratura che vede Ralph Fiennes scendere da un treno, per lasciare il posto (ahinoi), a una giovane donna schizofrenica, portata in carrozza verso l'ospedale psichiatrico di Zurigo. Anche li, le note di Howard Shore rendevano l'idea di un film complesso, tanto quanto lo è la mente umana. Senza tornare troppo su quello che io definisco il "vecchio" Croneneberg, dico (e poi concludo) che Spider rimane uno degli ultimi film visti, che io consideri degni dell'autore.
In A Dangerous Method qualcosa non funziona, non gira l'ingranaggio della mente ostica e complessa del padre del film. L'idea, più che mai coraggiosa di mettere in scena questo intreccio di rapporti, alterati dall'infrangersi dell'etica e della morale di ogni uomo/o donna che si rispetti, richiama l'attenzione di molti, più o meno avvezzi al cinema di Cronenberg. Per una come me, non particolarmente innamorata dell'autore in questione, vedere una Knightley caricare "a tremila" l'espressione di una donna scompensata e nevrotica tanto da risultare una mezza parodia della schizofrenia, permettetemi di dirlo, può già "bastare". 
A Dangerous Method
Poi però subentra il mio amore per il cinema, il mio rispetto profondo per ogni film che mi capiti sott'occhio e nonostante già la visione della Knightley mi avesse turbata e infastidita, sono andata avanti nella visione. La mia mente è tornata in sala quando quella lunga limousine mi costringeva ad ammirare le vicende di un uomo d'affari, anch'egli psicologicamente instabile, alias Pattinson. Cosmopolis, che rimane per me la più grande delusione del 2012, prosegue sulla stessa scia di amarezza e perplessità inaugurata proprio con A Dangerous Method. Non che i precedenti mi avessero entusiasmato più di tanto, forse il Cronenberg che piaceva a me si è fermato con A History of Violence (2005).
A Dangerous Method
Partendo dal soggetto e da una penna già ben consolidata in generi libertini e passionali, quella di Christopher  Hampton, sono diversi i richiami a Le relazioni pericolose del 1988, ma non condivide nulla, al di là del "dangerous" col grande film di Stephen Frears.Quel che viene fuori, dalla sontuosa e illuminata Vienna del Novecento, fotografata da Peter Suschitzky, è un dramma sentimentale che diventa film di costume. La relazione tra il medico e la paziente, una passione nata all'insegna della violazione delle regole, si riflette nell'infanzia della giovane russa, la quale non può fare a meno di vedere il proprio amante con un frustino in mano e obbligare se stessa a guardarsi allo specchio. Così come Cronenberg costringe lo spettatore ad assistere a questo film che, a voler tirare le somme, non lascia davvero nulla, o poco più. Se penso ai due grandi interpreti (Fassbender/Mortensen) chiamati da Cronenberg mi rimane l'amaro in bocca e il rammarico per un capolavoro mancato, e nonostante questo, i due, trovano entrambi il modo di alleviare ogni disillusione.
Cronenberg...se ci sei, batti un colpo!!!

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