Magazine Rugby
Leinster 17 - 10 Leicester Tigers
Partita vera al Lansdowne Road e altrimenti non poteva essere: per tenere a bada le tigri di Leicester occorre dare il massimo, soprattutto quando le bestiole avvertono nell’aria il profumo d’Europa e di partite da dentro o fuori. Sono abituate a vincere, a giocare ad alti livelli, ad azzannare fino all’ultimo. E difatti: a quattro minuti dalla fine Leinster guida 17-3 e si concede l’unico black out difensivo di tutto il match e i Tigers vanno a marcare meta, alzando il livello di adrenalina fino al fischio finale dell’arbitro Pearson. A proposito di arbitri, per quelli che magari non mettono piede spesso allo stadio le polemiche sui loro metri possono sembrare troppo calcistiche, ma anche ai quarti di Heineken Cup si assiste a scene che fanno alzare il sopracciglio.
Ma torniamo ai fatti, torniamo al risultato finale: Leinster batte Leicester 17-10 e merita di accedere alle semifinali perché la squadra celtica svolge al meglio il suo compito sia nel primo che nel secondo tempo, accelerando una volta tornati dagli spogliatoi e venendo graziati dal busto troppo largo di Alesana Tuilagi che schiaccia l’ovale in meta, ma tocca la linea laterale con quella parte del corpo e così il ruggito rimane in gola. Ci sono i segni della battaglia sui volti di Brian O’Driscoll e Jordan Crane, nasi che sgocciolano sangue, lotte nel break down che galvanizzano la terza linea irlandese Kevin McLauglin, uomini di prima linea come Richardt Strauss che porta a casa il titolo di Man of The Match e muovono le gambe in campo aperto tanto da permettersi cambi di direzione e di lasciare sul posto sia Ben Youngs che il Tuilagi già sopra citato.
Partita vera e che, con il senno di poi, già si intuisce come va a finire. Se non altro perché quando mette piede su quel campo è evidente che Toby Flood ha ancora qualche fantasma da scacciare, mentre Jonathan Sexton ha il piede caldo non solo quando si tratta di piazzare, permettendosi un doppio palo e palla poi oltre la traversa, ma anche nello spostamento dell’asse del gioco. L’ordine perentorio da una parte e dell’altra è di andare nella metà campo opposta e poi da lì darci dentro. Sono comunque loro due ad aprire le marcature e a dettare il punteggio per tutto il primo tempo che si chiude sul 9-3: l’irlandese va a segno al 3’, al 15’ (quello del doppio legno) e al 36’, mentre l’inglese una sola volta, per il momentaneo pareggio al 5’.
Al 18’ Leinster va ad un soffio dalla marcatura pesante che avrebbe terribilmente complicato i piani degli ospiti, incapaci di dare continuità al loro piano, soprattutto a quello prestabilito che prevede di esplorare la profondità con i ball carrier come Krane, Tom Croft e Louis Deacon che è però costretto ad abbandonare il gruppo per infortunio dopo 28 minuti, cedendo il posto a Ed Slater – e la rimessa inglese ne risente, cinque perse alla fine su proprio lancio. Strauss si offre splendidamente come sponda nella percussione a due passi dalla linea dei cinque metri, con i trequarti e gli avanti di Dublino che hanno sfondato la linea difensiva avversaria, smista per l’accorrente ala Luke Fitzgerald che giunge con i giri del motore più veloci di quello del tallonatore e l’occasione sfuma quando ormai il pubblico è pronto a festeggiare il bottino pieno.
Scott Hamilton e il solito Crane danno linfa alla replica dei Tigers: l’estremo neozelandese è il guizzo, la terza linea la sostanza nel fare la testa di ponte, il ball carrier come si comanda, rimanendo in piedi sempre quell’istante in più per radunare attorno a sé i compagni. Dall’altra parte c’è un O’Driscoll che sguscia via, evitando i placcaggi scivolando sotto le ascelle del marcatore, mentre Gordon D’Arcy assaggia la virulenza del 19enne Manu Tuilagi: il secondo centro dei Mari del Sud ha la tempra di chi è pronto a crescere rapidamente. Intanto Youngs viene smutandato mentre tenta di calciare via un ovale che danza nella propria area di meta e se conferma le sue abilità nell’uno contro uno, rendendosi partecipe di un pericoloso affondo al 28’ nei 22 irlandesi, non è altrettanto efficace in alcuni momenti nei quali finisce sotto pressione. Devono essere i recentissimi ricordi con la nazionale, per lui come per Flood.
Il secondo tempo non è da meno. Leinster ha sei punti di vantaggio da gestire e il miglior modo per farlo è puntellare subito l’area di attacco, ma non fa i conti con il brio dell’argentino Horacio Agulla che innesca l’azione che ha per protagonista Alesana Tuilagi che corre lungo l’out sinistro, stendendo il povero O’Driscoll a colpi di ginocchia e si tuffa alla bandierina, ma arriva il pronto intervento di McLaughlin che lo sposta quel tanto che basta perché tocchi la linea laterale.
Passato lo spavento, Leinster si rimette in riga, tanto che al 48’ arriva l’affondo con l’estremo Isa Nacewa, lesto a combinare nella ripartenza da un calcio di alleggerimento inglese con il maturo Shane Horgan (c’è un passaggio in avanti nell’incrocio tra i due, ma né l’arbitro né i guardalinee se ne accorgono) e poi aziona la sua falcata, facendo venire il mal di testa ad Hamilton che cade a terra sfiorandolo appena e andando a marcare la prima meta dell’incontro. La trasformazione di Sexton non va a buon fine, ma il risultato ora è di 14-3.
Anthony Allen e Agulla suonano la carica in qualità di trequarti per Leicester: bravo l’argentino, che affronta faccia a faccia anche lo spilungone Jamie Heaslip su un proprio calcetto a seguire acchiappato dalla terza linea che poi viene prontamente stesa. Lo scozzese Nathan Hines commette fallo in ruck e concede a Flood l’occasione di smuovere il tabellino, ma non è giornata per il talento all’apertura e la palla finisce fuori. Al 51’ giunge il momento di Martin Castrogiovanni per Dan Cole e il nostro si mette a fare quello che Leicester deve fare per mettere ansia agli avversari: il proprio gioco, straight and hard, hard and straight. Pulisce l’area del break down come si deve, entra subito nel clima.
Leinster tiene il bandolo della matassa, con Sexton che allunga ulteriormente al 73’ (17-3). Heaslip taglia in due le maglie larghe davanti a lui con una galoppata dopo il calcio di ripartenza di Flood, ma i padroni di casa commettono un imperdonabile errore: considerano la tigre ormai al tappeto.
Al contrario, Rob Hawkins, entrato nel frattempo al posto di George Chuter al tallonaggio, fa intendere che la besta non è ancora del tutto domata, chiudendo in meglio dopo un’azione combinata dei fratelli Tuilagi supportati dalla seconda linea Steve Mafi. Da posizione defilata Flood non sgarra e al 76’ è ancora tutto in ballo. Il Leinster è ferito, le tigri annusano l’odore del sangue e guadagnano 20 metri muovendosi in branco dai propri 22, poi altri venti metri e ormai sono negli altri 22, dall’altra parte del campo. Gli irlandesi serrano i ranghi, se dovessero andare ai supplementari ci arriverebbero con il fiato corto per la batosta morale. Si riorganizzano e riportano indietro le bestie feroci, che perdono l’ovale in avanti a ottantesimo già passato.
Finisce qui, con i celtici che attendono in semifinale la vincente tra Biarritz – Tolosa. E con l’Inghilterra che volge lo sguardo a Milton Keynes, dove spera di vedere i Northampton Saints battere l’Ulster per mantenere i propri colori in Heineken.
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