Strano pensare come le cose e le abitudini cambino a seconda delle persone che abbiamo intorno e che soprattutto amiamo.
Fino a 15 anni fa, le vacanze di agosto non erano mai un periodo intero, ma spezzato.
Perché il 7 agosto si festeggiava l’onomastico di Gaetano, mio padre, e senza che lui lo avesse preteso, né che noi figlie avessimo programmato qualcosa, era ovvio andare a Napoli o alla vecchia casa al mare ai confini tra Lazio e Campania a salutare il patriarca della famiglia che, fedele alle sue origini napoletane, teneva molto più all’onomastico che al compleanno.
Erano giorni di serenità, in cui tornavo ad essere la bambina di un tempo con la consapevolezza di essere anche cresciuta e di avere tante potenzialità da coltivare, da sviluppare. Lui, il mio babbo, come gli piaceva essere chiamato, riponeva tante speranze in me. Con occhi tristi ma senza dire nulla guardava alle rovine di quello che all’epoca era il mio matrimonio, ma io fingevo di non capire il suo sguardo muto.
Anche lui, qualche anno dopo, si risposò, e neppure questo matrimonio fu felice., purtroppo, in più si ammalò gravemente e ci lasciò.
Per la mia bambina e i nipotini nati dalle mie sorelle aveva parole di sorpresa e sembrava un altro. Lui, che era burbero e asciutto, con loro si faceva dolce e giocoso.
Si tornava a parlare, a chiacchierare dei suoi quadri, dei suoi progetti per la casa, dei vicini del villino al mare che ne combinavano sempre qualcuna. Pochi giorni e poi si ripartiva, magari qualcuna di noi tre sorelle restava ancora nella casa al mare con la propria famiglia.
Ed ogni volta c’erano sorrisi nel lasciarsi, ma era difficile dirsi arrivederci.
Ed in effetti lo è ancora, perchè il 7 di agosto immancabilmente mi ricordo sempre del suo onomastico e soffio al vento un Auguri papà.
Dovunque tu sia, so che sei vicino a me. Perché ancora ho bisogno di te.