L'Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, in pratica è una sorta di Agenzia nazionale per l'ambiente) ha realizzato e messo online la prima mappa sul consumo di suolo in Italia.
Si tratta di una cartografia ad altissima risoluzione che ha consentito di tracciare le superfici coperte dell'intera penisola, scendendo nel dettaglio e fornendo tutte le informazioni relative a regioni, province e comuni (l'espressione suolo consumato indica la perdita delle funzioni naturali del suolo, con riferimento ad ogni tipologia di suolo che sia stato artificialmente "coperto", senza entrare nel merito dei possibili e diversi usi del suolo).
Il Rapporto dell'Ispra ( Il consumo di suolo in Italia 2015) segnala che quasi il 20% della fascia costiera italiana - oltre 500 kmq, l'equivalente dell'intera costa sarda - è ormai cementificato. È stato impermeabilizzato il 19,4% di suolo fino a 300 metri di distanza dalla costa e quasi e il 16% compreso tra i 300 e i 1.000 metri.
Spazzati via anche 34.000 ettari all'interno di aree protette, il 9% delle zone a pericolosità idraulica e il 5% delle rive di fiumi e laghi. Il cemento ha invaso persino il 2% delle zone considerate non consumabili (montagne, aree a pendenza elevata, zone umide).
Continua a crescere il consumo di suolo (nonostante qualche sforzo)
A livello nazionale, la percentuale di suolo direttamente impermeabilizzato è stimata a poco meno del 7% (più che raddoppiata rispetto alla valutazione per il 1956), ma la quantità di territorio nazionale che anche indirettamente ne subisce gli impatti (in alcuni casi minimi, in altri devastanti) è molto superiore, pari a circa la metà dell'intero territorio nazionale.
Nella classifica delle regioni "più consumate", si confermano al primo posto Lombardia (10,4%) e Veneto (9,5%), seguite da Campania (8,3%), Emilia Romagna (7,3%), Piemonte, Friuli V.G., Lazio e Puglia (tutte intorno al 6,5%).
"Il nostro Paese - afferma nella presentazione del Rapporto il presidente di Ispra, Bernardo De Bernardinis - ha un livello di consumo di suolo tra i più alti in Europa, nonostante le peculiarità del territorio italiano, dovute alle caratteristiche orografiche e ambientali, che dovrebbero (o avrebbero dovuto) evitare l'espansione urbana in zone ad elevata fragilità ambientale e territoriale".
È vero che negli ultimi anni sono in crescita iniziative volte alla riduzione del consumo di suolo, tuttavia, sottolinea De Bernardinis, "continua anche l'espansione delle aree artificiali, spesso caratterizzate da processi di estensione e di diffusione urbana, con una evidente frammentazione del paesaggio che spinge i processi di consumo dei suoli agricoli e naturali. Ogni giorno il nostro territorio viene silenziosamente occupato da nuovi quartieri residenziali, spesso a bassa densità, ville, seconde case, alberghi, capannoni industriali, magazzini, centri direzionali e commerciali, spazi espositivi, strade, autostrade, parcheggi, serre, cave, discariche, continuando a trasformare la "campagna" in "città", e la città per come la conosciamo in Italia in un continuum di antropizzazione diffusa e indistinta".
[ Valter Cirillo]
L'articolo è stato pubblicato il 19 maggio 2015 su Ilfuturosostenibile.it