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A Marnate, una via per Almirante

Creato il 23 febbraio 2011 da Stiven1986

Sembra uno scherzo ed invece è tutto vero. Da una proposta dell’on. Marco Airaghi è nato un protocollo d’intesa che ha permesso alla giunta comunale di deliberare quanto sopracitato per celebrare degnamente questo “grande statista”.

via Democity.

Marnate, provincia di Varese.



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COMMENTI (6)

Da Edoardo
Inviato il 31 marzo a 14:08
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Si discute per una via a Giorgio Almirante: alcune riflessioni. Si dice che sia il nemico della democrazia. Tutto dipende dai punti di vista: ad esempio si dice che Aldo Moro ha lottato per la democrazia, ma intanto risulta fascista fino all'8 settembre e scrivendo qualcosa sulla razza (come altri fascisti che nel Ventennio erano egualmente scrivani razzisti: Eugenio Scalfari e Giorgio Bocca). E fascisti furono Pietro Ingrao, Giovanni Spadolini, Nilde Iotti, Amintore Fanfani, Giulio Andreotti eccetera. Si dice che Togliatti e Berlinguer lottarono per la democrazia: intanto erano del PCI (partito che prendeva ordini e denaro da Mosca e non credo che il comunismo sia un modello di democrazia con 95 milioni di vittime torturate e massacrate). Almirante da volontario ha combattuto sul fronte africano e poi, per "fedeltà" a un idea (giusta o sbagliata che fosse), aderì (volontario) alla Repubblica Sociale per combattere una guerra già persa e quindi rischiando la morte e poi (latitante) perché i partigiani lo braccavano per fucilarlo. E perché aderì alla Repubblica di Salò? Perché, come tanti ragazzini anche di 15 e 16 anni, non volle consegnare la Patria al capitalismo plutocratico americano e al capitalismo di Stato (sovietico) ancora più feroce. Fu accusato per un bando di amnistia (durante la guerra non in tempo di pace) per alcuni partigiani: dovevano presentarsi, "altrimenti" (ripeto: "altrimenti") sarebbero passati per le armi. La notizia del bando esce quasi 30 anni dopo (nel 1971 dopo un clamoroso successo elettorale del MSI). Almirante non si nasconde, adisce le vie legali, il bando non lo poteva firmare, la firma risulta stampata e non autografa, tre sentenze del tribunale di Reggio Emilia gli sono favorevoli e il Tribunale di Roma lo assolve per firma e documento falso. L'Unità, dopo l'assoluzione, smentisce quello che aveva precedentemente detto. Poi: non risulta che i partigiani fossero verginelli quanto a torture, fucilaziioni con processi sommari. E se tutto dipente dai punti di vista: dov'è la verità? Chi ha combattuto per la causa giusta? Chi è stato un uomo di fede, onore e coraggio?

Da Gianni
Inviato il 28 marzo a 14:03
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Uomo di grandi idee, onore, fedeltà, dignità, coraggio.

Giorgio Almirante: figlio d’arte, figlio del regista di Eleonora Duse. Nato a Salsomaggiore nel 1914, a Torino conseguì la licenza liceale e alla Sapienza di Roma il dottorato in Lettere Classiche. Fu giornalista e redattore capo del quotidiano romano “Il Tevere”. Partecipò alla seconda guerra mondiale sul fronte nord africano come tenente di fanteria e fu decorato con la croce di guerra al valor militare. Dopo l’8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana e fu segretario personale di Fernando Mezzasoma. Ingiustamente accusato di razzismo per un articoletto (parole) scritto da giovane, salvò dai nazisti un'intera famiglia di ebrei nascondendola dove poté: questo è un "fatto". Dall’aprile del 1945 al settembre del 1946 fu latitante per sfuggire alle persecuzioni dei CLN e per vivere fece anche il venditore ambulante. Con alcuni reduci fondò nel 1946 il Movimento Sociale Italiano e ne fu il primo segretario nazionale. Fu eletto deputato nel 1948 e da allora lasciò al Partito il suo guadagno come lasciò quel che ereditava anche personalmente. Al contrario di tanti miserabili (per viscido opportunismo: fascisti e razzisti nel Ventennio e d'incanto rinnegatori appena scoccato l'8 settembre), quel giovane che rifiutò la droga badogliana, che rifiutò la droga partigiana, quel ragazzo coraggiosamente volontario a Salò dove, con il nemico di fronte e il traditore alle spalle, poteva solo morire per fedeltà a un’idea, a una grande idea (non consegnare mai la Patria Italiana al capitalismo plutocratico d’oltreoceano e alla barbarie comunista, a quel materialismo bruto o capitalismo oligarchico di Stato ancor più feroce) seguì una concezione spirituale della vita e la socializzazione delle imprese in economia (cogestione e partecipazione degli operai agli utili).

Da ALFONSO
Inviato il 26 marzo a 22:16
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Una via dedicata a Giorgio Almirante

Mai: una via dedicata a Giorgio Almirante. Invece sì una via a Stalin, a Tito, ai gulag, alle foibe e al comunismo che siede sopra una montagna di ossa umane (95 milioni di vittime torturate e massacrate). Il finimondo per un articoletto di un giovane Almirante: articoletto, parole e non "fatti". Guarda caso: proprio a Salò, Almirante salva un'intera famiglia di ebrei nascondendola ai nazisti: "fatti" e non parole (leggete). Ho detto: a Salò dove giovani volontari di 15 e 16 anni combatterono (per onore, fedeltà e coerenza) una guerra già persa e perciostesso con la morte sul collo per difendere l'Italia dal capitalismo plutocratico americano e dal capitalismo di Stato sovietico ancora più feroce. Leggete piuttosto quel che scrivevano sulla razza Eugenio Scalfaro, Giorgio Bocca, Aldo Moro e altri fino all'8 settembre (ovviamente): perché, appena scoccata quell'ora, tutti scapparono rinnegando come autentici codardi e viscidi opportunisti. Davvero non si capisce cosa voglia dire l’espresione “apologia di Fascismo” che circolava negli anni settanta quando l’invidiato Almirante in tutte le piazze d’Italia comiziava e, con la sua inimitabile classe oratoria, enunciava i principi del Movimento Sociale Italiano e denunciava i crimini del comunismo internazionale (95 milioni di vittime torturate e massacrate) e quelli compiuti in Patria ai militanti missini assassinati o bruciati vivi come i fratelli Mattei. Si dovrebbe quindi parlare anche di “apologia del Comunismo”? E si dovrebbe parlare anche di “apologia del sistema più corrotto e mafioso del dopoguerra o Democrazia Cristiana”? In breve: dovrebbero essere arrestati tutti (nessuno escluso). Un altro cretino luogo comune è quello di chiamare “fascista” ogni persona che “prevarica”, “impone”, “agisce con severità”, un docente che boccia chi non studia, un carabiniere che arresta un delinquente. Insomma: luoghi comuni, cretinate e ignoranza. Ecco il punto: ignoranza storica. Il Fascismo da San Sepolcro a Salò (in una definizione storicamente e scientificamente fondata) è un modello politico italiano che basa la sua dottrina social nazionale su 5 punti cardini: 1) difesa della tradizione e della identità patria contro ogni internazionalismo; 2) anticapitalismo plutocratico di stampo americano o liberista; 3) anticapitalismo oligarchico di Stato o sovietico; 4) socializzazione delle imprese o partecipazione degli operai alla cogestione e all’equa distribuzione degli utili con abolizione del lavoro dipendente o salariato: gli operai sono al tempo stesso padroni responsabilizzati dell’azienda; 5) concezione spirituale della vita contro ogni riduzione materialistica della vita e dell’uomo: a ciò per ovvia consegenza si aggiungono quei valori (onore, fedeltà, coraggio) enunciati negli anni della Repubblica Sociale Italiana cui aderirono anche giovani di 15 o 16 anni in una guerra già persa e perciostesso con la morte in agguato per difendere la Patria dalle ingerenze straniere. La dottrina fascista è riassunta nell’idealismo gentiliano e nei 18 punti del Manifesto di Verona o nel pensiero di Nicola Bombacci (uno dei fondatori del PCI e fucilato a Dongo insieme al Duce gridando: viva il socialismo). Sì: Giovanni Gentile, un grande filosofo del Novecento, Ministro della Pubblica Istruzione, innocuo e docile professore universitario, fondatore della Treccani, vigliaccamente assassinato da canaglie rosse in quel di Firenze. E questo non è nostalgismo: è nostalgia di grandi ideali in una società sempre più serva del potere mercantile della grande finanza dove tutto (umanità compresa) è mercificato. Cioè: dove tutto, in nome del profitto, è proteso nell'abisso della malattia fisica e morale.

Da Enzo Saldutti
Inviato il 22 marzo a 10:03
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Il finimondo per un articoletto, il pelo nell'uovo per demolire Giorgio Almirante

L'unico modo per denigrare Almirante è quello di chiamarlo "razzista" per un articoletto: "parole" non "fatti". Ovviamente non dicono che Almirante fu un giovane di fede e coraggio, volontario a Salò dove si poteva solo morire per una guerra già perduta in difesa strenua della tradizione patria. Come non dicono che proprio Almirante a Salò salva intere famiglie di ebrei nascondendole dove può. Un articolo come il quale ne furono scritti a gettito quotidiano anche da "fascisti" di comodo che dopo la guerra come per un incanto si ritrovarono rinnennegati e rinnegatori del loro passato in camicia nera. Un articoletto quindi, "parole" ma nessuna realtà. Vediamo ora quel che scrissero i voltagabbana, gli opportunisti, i verginelli. Fanfani Amintore (politico DC, partecipò, quale esaminatore, ai Littoriali e fu autore di testi di economia fascista, scriveva che era necessaria una politica razziale che sancisse la "separazione dei semiti dal gruppo demografico nazionale" poiché "per la potenza e il futuro della nazione gli italiani devono essere razzialmente puri"). Bocca Giorgio (giornalista addetto al CINEGUF di Cuneo, sostiene la propaganda razzista in Italia e sul giornale della Federazione Fascista di Cuneo ”sarà chiara a tutti, anche se ormai i non convinti sono pochi, la necessità ineluttabile di questa guerra, come ribellione dell’Europa ariana al tentativo ebraico di portarla in stato di schiavitù”, a 18 anni ottiene la tessera del PNF (Partito Nazionale Fascista), sottoscrive il Manifesto in difesa della razza italiana e, dopo l'8 settembre 1943, passa alla Resistenza). Scalfari Eugenio (su "Roma Fascista", nel 1942, quattro anni dopo le leggi razziali, inveì contro tutti quelli che non condividevano "il nostro nazionalismo" e la "guerra rivoluzionaria", dichiarò elogio al Duce e al Fascismo dicendo “gli imperi moderni quali noi li concepiamo sono basati sul cardine della razza). Moro Aldo (politico democristiano, partecipa ai Littoriali del 1935, iscrivendosi al corso “Per una rigenerazione fisiologica del nostro popolo” e a Palermo nel 1938 al Convegno Nazionale del PNF scrive su "Civiltà Fascista", dichiara elogi al Duce e dice "la razza è l'elemento biologico il quale, creando particolari affinità, condiziona l'individuazione del settore particolare dell'esperienza sociale come primo elemento discriminativo della particolarità dello Stato"). Mi fermo qui, ma posso citare altri verginelli fascisti prima e antifascisti dopo.

Da Enzo Saldutti
Inviato il 17 marzo a 15:47
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MAI una via ad Almirante? Perché?

La differenza tra Almirante, Bocca, Scalfari e Leonilde Iotti? E’ tutta nell’8 settembre: c’è chi è uomo per dignità e fedeltà e chi è un omuncolo e scappa come una lepre.

Ad Almirante: mai.

Dedichiamo una via a Iotti Leonilde per dignità e fedeltà al Fascismo (e non per viscido opportunismo)

Iotti Leonilde (politico comunista, Presidente della Camera, iscritta al PNF dall’ottobre 1941 e, negli anni della guerra civile, insegnò presso l’ Istituto Tecnico Agrario di Reggio Emilia, partecipò in divisa fascista alle riunioni del Regime con foto e documenti a pag. 63 del libro “Compagno, dove sei?”, suppllemento a “il Borghese” del 2 luglio 1992 n° 27, prima di essere l’amica del “migliore”, al secolo Palmiro Togliatti, era nel 1942 una Giovane Italiana della GIL o “Gioventù Italiana del Littorio” che, come tante altre, passò in quell’anno al PNF o “Partito Nazionale Fascista” presso il Gruppo Rionale Fascista “A. Maramotti” di Reggio Emilia con la tessera n°1105040 come risulta dal certificato rilasciato il 20 marzo del 1943 il XXI dell’Era Fascista e dal n° 206 Dicembre 2000 del periodico indipendente “Nuovo Fronte”, in un documento, recentemente ritrovato dallo storico Roberto Gremmo, dichiara sotto giuramento la propria adesione al PNF, in quanto si tratta di essere assunti in qualità di insegnanti presso l’Istituto tecnico “A.Secchi” di Reggio Emilia, all’epoca della sua adesione la futura comunista aveva ventuno anni, quindi un’ età perfettamente matura per esprimere consapevoli scelte politiche, scelte che presto però cambiarono forse per ulteriori riflessioni ideologiche, esiste oltre al documento ritrovato anche una fotografia che ritrae la stessa Jotti in camicia nera in mezzo a molti gerarchi dell’epoca).

Ad Almirante: mai

Dedichiamo una via al fondatore de “La Repubblica” per coerenza, onore e dignità (e non per viscido opportunismo). Scalfari Eugenio (su “Roma Fascista”, nel 1942, quattro anni dopo le leggi razziali sparava a zero su tutti coloro che non condividevano “il nostro nazionalismo” e la “guerra rivoluzionaria”, dichiarò elogio al Duce e al Fascismo dicendo “gli imperi moderni quali noi li concepiamo sono fondati sul cardine e sulla difesa della razza).

C’è chi a Salò combatte una guerra già persa per fedeltà e onore e soprattutto per difendere (rischiando la pelle) la sua Patria dal capitalismo plutocratico americano e dal capitalismo sovietico di Stato (ancora più barbaro e feroce). C’è chi a Salò salva intere famiglie di ebrei nascondendole all’alleato nazista ed è accusato di razzismo per un articoletto: cioè parole e non fatti.

E c’è chi gira bandiera come il vento dell’oppotunismo consiglia e porta altrove.

Da Enzo
Inviato il 16 marzo a 17:02
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Una via ad Almirante? Mai. Per carità: era fascista e razzista. Prima dell'8 settembre tutti fascisti e razzisti, dopo: tutti santi e verginelli. Per citarli tutti: occorre un libro (leggete quello di Nino Tripodi dal titolo "Italia fascista in piedi". Ecco un verginello che vale per tutti. Scalfari Eugenio (su "Roma Fascista", nel 1942, quattro anni dopo le leggi razziali, sparò a zero contro tutti quelli che non condividevano "il nostro nazionalismo" e la "guerra rivoluzionaria", dichiarò elogio al Duce e al Fascismo dicendo “gli imperi moderni quali noi li concepiamo sono basati sul cardine della razza).